Armata russa: aumentano i casi di “fragging”, diserzioni e corruzione

lunedì 29 luglio 2024


Secondo il presidente russo Vladimir Putin e il suo entourage, i russi che combattono in Ucraina sono un esercito di eroi che gode di un sostegno interno quasi unanime. Nessuna di queste affermazioni è ovviamente vera.

Le forze russe in Ucraina devono confrontarsi sempre più spesso con i segnali del degrado che minaccia la coesione delle unità, nonché il comando e il controllo. Sono in aumento i casi di diserzione, di corruzione e di “fragging”. Senza dubbio, l’aumento di quest’ultima problematica tra le forze di occupazione russe assume dimensioni sempre più rilevanti. Il fragging è l’uccisione di ufficiali da parte dei soldati sotto il loro comando. Il personale militare statunitense coniò il termine durante la guerra del Vietnam, quando tali uccisioni venivano spesso commesse o tentate con una granata a frammentazione per far sembrare che l’uccisione fosse accidentale o avvenuta durante un combattimento con il nemico. Il termine fragging ora comprende qualsiasi uccisione deliberata di colleghi militari. Non è un fenomeno del tutto nuovo per i russi. Già se ne registravano casi tra le forze sovietiche in Afghanistan. Tuttavia, oramai si sta ora manifestando con sempre maggior frequenza.

Novaya Gazeta Europe, una testata giornalistica in lingua russa con sede in Lettonia, ha raccolto dati che indicano come nelle unità militari russe in Ucraina si stanno verificando casi di fragging. Il quotidiano ha esaminato i documenti dei tribunali militari nei territori occupati, nel solo periodo da febbraio a ottobre 2023, ed ha identificato più di 135 casi in cui i soldati russi sono stati accusati di aver ucciso altro personale militare russo. Queste cifre sono necessariamente incomplete. Inoltre, non tutti i crimini di questo tipo vengono portati in tribunale o classificati correttamente e i dati non vengono disaggregati. Sebbene questo dato risulti essere assolutamente rilevante è probabilmente solo la punta di un iceberg. Questa situazione, che dovrebbe preoccupare Mosca perché indica interruzioni nel comando e controllo nonché nella coesione delle unità e minaccia la capacità dell’esercito russo di svolgere la sua missione, viene ovviamente sottaciuta perché in aperto contrasto con la narrazione ufficiale del Cremlino. Nell’immediato, l’aumento di questi casi spingerà probabilmente gli ufficiali a evitare di dare ordini che potrebbero portare alla loro morte per mano dei loro stessi soldati.

I russi in patria, nonostante i sondaggi governativi sostengano uno schiacciante sostegno popolare alle forze armate, sono in realtà sempre più scettici nei confronti del Cremlino costretto a raschiare il fondo del barile per rimpolpare i ranghi dell’esercito, concedendo bonus sempre più alti per convincere gli uomini russi in età militare ad arruolarsi. Come se tutto ciò non fosse sufficiente per certificare lo stato di degrado in cui versano le forze armate russe, recentemente c’è stato anche un ulteriore segnale di difficoltà: il regime di Putin è stato costretto a chiedere ai russi di consegnare le proprie armi private per aiutare le forze al fronte. Non è chiaro se la motivazione effettiva di tale richiesta sia realmente quella di riarmare le forze di occupazione o se semplicemente si voglia ridurre il numero di armi in circolazione nel Paese. I russi sono, infatti, sempre più allarmati dai gravi crimini commessi dai veterani della guerra contro l’Ucraina al loro rientro in Russia. Molti di loro sono stati reclutati tra i criminali detenuti nelle carceri russe e graziati per i “servigi resi al paese”. Sempre più russi chiedono che il governo agisca contro di loro, nonostante l’insistenza di Putin sul fatto che questi veterani formeranno la futura élite russa.

Anche l’abbandono dei ranghi è un problema crescente. Alcuni media russi indipendenti hanno riferito che il numero delle diserzioni è decuplicato dal 2023 e continua ad aumentare ogni mese anche nell’anno in corso. Molti di questi casi vengono processati in regioni remote dove gli uomini si erano arruolati per ricevere i bonus promessi da Mosca e sfuggire alla povertà. In Buriazia, ad esempio, che notoriamente ha inviato un gran numero di uomini a combattere in Ucraina, le accuse di diserzione in tribunale sono ora triplicate. Questo fenomeno, viene contrastato, con sempre maggior determinazione, dalla polizia militare russa e dal Servizio di sicurezza federale (Fsb).

Indagini indipendenti hanno scoperto che la corruzione all’interno dei ranghi russi è ancora più diffusa. Parte dell’aumento tra il 2021 e oggi è in parte conseguenza del numero crescente di uomini in uniforme. Infatti, alla corruzione endemica legata al settore delle forniture militari, per la quale è stato avviato un tardivo “repulisti” tra i vertici del ministero della difesa russo, se ne aggiunge una forma più diffusa e strisciante. Il quotidiano indipendente Vyorstka riferisce che la corruzione ha assunto nuove forme, con i soldati che pagano i comandanti per usare i loro telefoni cellulari, assumere droghe o addirittura farla franca con gli omicidi. Ancor più frequentemente, la testata riferisce che i soldati russi stanno pagando enormi tangenti per farsi certificare come feriti e poter essere rimandati a casa, o per evitare di essere mandati al fronte.

In estrema sintesi, il fronte interno russo si contraddistingue per tre importanti difficoltà registrate dalle unità che combattono in Ucraina: in primo luogo, i funzionari russi sono costretti a reclutare uomini che in precedenza avrebbero esentato dal servizio e sono costrette a pagare bonus più alti per convincere gli uomini ad arruolarsi. Questo cambiamento nelle procedure di reclutamento sta imponendo ulteriori oneri alle regioni che sono costrette a coprire la maggior parte dei costi aggiuntivi.

In secondo luogo, alcuni funzionari regionali chiedono ora ai russi di consegnare le armi di proprietà privata per aiutare l’esercito in Ucraina. Queste azioni segnalano che l’esercito è molto più disperato di quanto ammetta il Cremlino. Questi funzionari affermano di sperare vivamente che altre regioni copino le loro iniziative.

In terzo luogo, la popolazione russa è sempre più allarmata dai crimini dei veterani di ritorno e dal fatto che i tribunali russi spesso ne lasciano andare alcuni con semplici richiami, nonostante si siano macchiati di delitti gravi. Ciò ha spinto una deputata della Duma di Stato, Nina Ostanina, a dichiarare che tali veterani “rappresentano un pericolo per la società”. Ha anche chiesto nuove leggi draconiane per impedire che questo “cancro” sulla vita russa si trasformi in metastasi. È improbabile che il Cremlino consenta che tali misure legali vengano prese in considerazione. Tuttavia non potrà ignorare ciò che la richiesta di tale misura indica riguardo al vero atteggiamento della popolazione russa.

Questi problemi, sia individualmente che collettivamente, non sono ancora così gravi da poter impedire alle forze russe di continuare a combattere e persino avanzare in Ucraina, considerato l’attuale vantaggio in termini numerici e di armamento a loro disposizione. Sono, tuttavia, segnali che l’immagine che il Cremlino e i suoi media dipingono dell’esercito russo in Ucraina e dei russi in Patria è sempre più in contrasto con la realtà e che Mosca deve affrontare molti più problemi in questa guerra di quanto sia disposta a riconoscere. Allo stesso tempo, questi problemi meritano maggiore attenzione anche da parte dei partner dell’Ucraina, che dovrebbero smettere di accettare supinamente la narrazione offerta da Mosca circa la presunta “imbattibilità” dell’Armata russa.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)