Israele-Houthi: il fronte Mediterraneo

giovedì 25 luglio 2024


Il fronte di guerra yemenita di Israele è sistematicamente nutrito dalla tecnologia militare iraniana che mette in condizione gli Houthi, la fazione di confessione sciita della popolazione yemenita, di sferrare attacchi direttamente sul territorio israeliano. Ma chi sono gli Houthi? Ansar Allah, ovvero sostenitori di Allah, è il nome con cui gli Houthi sono noti negli ambienti dove la massa è più suggestionata dal fanatismo religioso e dove l’estremismo ideologico è più radicato. Sono un gruppo di miliziani armati che controlla gran parte dello Yemen, tra cui quel mirabile gioiello urbanistico impregnato di storia e cultura che è Sanaa, e varie aree nordoccidentali vicine al confine con l’Arabia Saudita.

La storia degli Houthi, come movimento antigovernativo, è emersa nei primi anni Novanta, acquisendo la popolarità nel 2014 quando il gruppo si è ribellato al Governo dello Yemen, costringendolo alle dimissioni e innescando una guerra civile e una conseguente crisi umanitaria di proporzioni catastrofiche. Essendo sciita, il gruppo estremista ha tratto sostentamento ideologico e materiale all’ombra della “mezza luna sciita”; quindi Iran, la capitale dello sciismo, ha innescato con il supporto militare iraniano una guerra contro il nemico sunnita, l’Arabia Saudita, sostenitrice della fazione sunnita yemenita. Tuttavia, non sono stati pochi i tentativi che hanno ripetutamente cercato di tenere colloqui di pace, soprattutto per la gravità della situazione umanitaria. Senza ottenere risultati definitivi, in quanto la posta in gioco era, nel suo complesso, quello che i romani definivano “Arabia felix”. Una regressione drammatica, considerando che oggi lo Yemen è forse la regione geografica più infelice del Pianeta. Comunque, lo Yemen, dall’inizio della decennale guerra civile, si sostiene con sistematici finanziamenti internazionali, ma la povertà e la carestia stramazzano la quasi totalità della popolazione. Senza dubbio, la sua collocazione strategica nel Golfo di Aden rende il Paese soggetto a un piratesco sistema economico. Tuttavia, l’élite politica sciita è dotata di una tecnologia militare paragonabile a quella di una nazione sviluppata. 

Infatti, quanto accaduto venerdì scorso a Tel Aviv è la dimostrazione del livello di sviluppo militare in dotazione agli Houthi – nonostante il Paese si annoveri tra i più sottosviluppati della Terra – in quanto un drone lanciato dal gruppo yemenita ha centrato un grattacielo al centro della città. E distante circa cento metri da un edificio dell’ambasciata degli Stati Uniti. L’attacco, che ha causato un morto e una decina di feriti, è stato recepito dalla popolazione israeliana come un ulteriore fattore di fragilità circa la sicurezza, perché è la prima volta che la difesa aerea israeliana non è riuscita ad intercettare un’offensiva aerea diretta al centro di Tel Aviv e che ha causato vittime. Ciononostante, l’esercito israeliano ha affermato che non aver abbattuto il drone è stato un errore umano, infatti il velivolo è stato scambiato per un velivolo amico, quindi non neutralizzato.

Precedenti attacchi erano stati in qualche modo intercettati, anche quelli provenienti dal gruppo libanese Hezbollah lanciati dal nord del Libano. Inoltre il drone, “battezzato” dagli Houthi Jaffa, ha dimostrato che il gruppo sciita ha in dotazione armi di alta efficacia offensiva, visto che il velivolo armato ha percorso una distanza di oltre 1800 chilometri. Analisti militari israeliani hanno identificato il drone tattico come di fabbricazione iraniana, verosimilmente un Samad-3 modificato per aumentarne la gittata; probabilmente è stata ridotta la carica di esplosivo a favore di un più capiente serbatoio per il carburante. Altre valutazioni dei militari israeliani hanno rivelato che il drone ha viaggiato a bassa quota, non provenendo direttamente dallo Yemen, ma sorvolando l’Egitto e arrivando a Tel Aviv dopo una rotazione sul Mar Mediterraneo. Un altro fattore di riflessione, dato che è il primo attacco riuscito degli Houthi nel Mar Mediterraneo. Ricordo che lo scenario Mediterraneo è stato un obiettivo di espansione delle operazioni degli Houthi dopo l’invasione terrestre israeliana – avvenuta a maggio – di Rafah, situata nella Striscia di Gaza Meridionale.

Perché il drone che ha colpito Tel Aviv è stato nominato dagli Houthi Jaffa? La città di Jaffa era un porto commerciale del territorio palestinese, inglobata nel 1948 dal neonato Stato di Israele e inserita nell’area urbana di Tel Aviv dal 1950 (Tel Aviv-Yafo). Il generale Houthi, Yahya Saree, nella sua dichiarazione che annunciava l’attacco, ha voluto chiamare Tel Aviv con quello che ritiene il suo nome palestinese, Jaffa, affermando che la zona non è sicura per gli israeliani ed è una terra “occupata”. Gli Houthi hanno dichiarato che l’operazione Jaffa è riuscita grazie all’utilizzo di un nuovo drone in grado di ingannare i radar, aggiungendo che l’obiettivo era di incutere insicurezza su Tel Aviv, che è sede di basi militari israeliane, di molti uffici governativi e di ambasciate straniere.

La risposta israeliana si è conclamata con un bombardamento aereo nel porto strategico yemenita di Hodeydah, dove sono morte almeno sei persone e decine sono rimaste ferite. Secondo fonti israeliane, l’attacco avrà un impatto sulle forniture di armi iraniane agli Houthi. Ma Hodeidah è anche un porto utilizzato per consegnare gran parte degli aiuti umanitari al disastrato popolo yemenita. Infatti, António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha chiesto a Israele moderazione e di evitare attacchi che potrebbero danneggiare i civili e le infrastrutture cittadine. Anche Stati Uniti e Arabia Saudita hanno preso le distanze dall’attacco israeliano a Hodeydah. Eppure, il leader degli Houthi, Abdel-Malik al-Houthi, ha avvertito Riyadh di non intercettare alcun attacco contro lo Yemen, sostenendo che non consentirà che il suo spazio aereo venga utilizzato per alcuna operazione militare straniera. Intanto, il gruppo armato libanese Hezbollah, impegnato in scontri di confine con Israele fin dall’inizio della guerra di Gaza, ha accolto con favore l’attacco contro Tel Aviv, spiegando che i bombardamenti di Israele al porto yemenita hanno segnato una nuova pericolosa fase nel conflitto.

Una nuova escalation, quindi, nella guerra che vede l’Iran fornire droni in grado di attaccare Israele dal Mediterraneo, nonostante il nuovo presidente Massud Pezeshkian sia spacciato per moderato. Insomma, un probabile nuovo scenario della guerra in Israele, che rivela che il gruppo sciita ha una sua base, le sue ambizioni e i suoi interessi. Probabilmente nel quadro di una moderata autonomia dall’Iran.


di Fabio Marco Fabbri