L’America di Vance

giovedì 18 luglio 2024


James David Vance accetto la nomination. E invita l’America a scegliere “una nuova strada”. Quarant’anni da festeggiare ad agosto, vice di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, parla nel corso della convention del Gop (Grand Old Party) a Milwaukee. Nel suo discorso, sostiene che il Paese necessita di un leader che metta l’America “al primo posto”. Inoltre, deve rispondere ai lavoratori, “sindacalizzati e non”. Un leader, insomma, capace di lottare per riportare negli Stati Uniti le fabbriche. “Trump è la persona che realizzerà queste cose”.

C’è poi spazio per il lato personale di Vance. Ossia per la sua storia, che rappresenta un esempio del proverbiale american dream, il sogno americano: background operaio, radici familiari negli Appalachi e a Middletown, nell’Ohio. Ambienti che lo ispirano a scrivere Hillbilly Elegy (besteller negli Usa nel 2016). Un libro dove si snodano educazione povera, una madre tossicodipendente, il sud dell’Ohio, i marine, la Yale Law School, il successo come venture capitalist. Poi indica la madre (in passato alcolista), tra la folla, e ammette: “È sobria da 10 anni”.

Vance punta al cuore degli Usa: “Basta prenderci cura di Wall Street, è finita. Ci impegniamo per i lavoratori”. E accusa Joe Biden, colpevole – a suo dire – di aver reso l’America “più debole e più povera. L’importazione di manodopera straniera è finita. Lotteremo per i cittadini americani, per il loro lavoro e per i loro salari”. In più, segnala che gli alleati degli americani “condivideranno l’onere di garantire la pace nel mondo. Niente più corse gratuite per le nazioni che tradiscono la generosità dei contribuenti americani”.

Per chiudere, non ha parole di miele per la Cina, vuoi per quanto concerne i problemi legati al fentanyl, vuoi per la concorrenza sleale: merci a prezzi stracciati, manodopera a basso costo. Di una cosa, però, è certo: “Noi amiamo questo Paese e siamo uniti per vincere. La persona che riesce veramente a entrare in contatto con i lavoratori di questo Paese è Trump. Le famiglie direbbero, assolutamente, sì: è tempo di tornare alla leadership di Donald Trump”.


di Alessandro Buchwald