Perché i leader palestinesi non riescono a fare la pace con Israele

mercoledì 17 luglio 2024


L’esponente politico palestinese di spicco Mustafa Barghouti è stato duramente criticato da numerosi palestinesi dopo essere stato ripreso mentre abbracciava un ex ministro degli Esteri israeliano durante un recente incontro-dibattito avvenuto in Italia. Barghouti è stato accusato di aver tradito i palestinesi “promuovendo la normalizzazione” delle relazioni con Israele.

L’ultimo “scandalo” è scoppiato dopo che sui social media è apparso un video in cui Barghouti abbraccia calorosamente l’ex ministro degli Esteri israeliano Shlomo Ben-Ami durante un incontro organizzato in Italia. Ben-Ami, uno storico, è noto per il ruolo avuto nel processo di pace tra Israele e i palestinesi più di due decenni fa. È anche noto per il suo sostegno alla creazione di uno Stato palestinese al fianco di Israele.

I detrattori di Barghouti, tuttavia, non distinguono tra un ebreo israeliano di Destra e uno di Sinistra. Per loro, tutti gli ebrei israeliani, compresi quelli che si dicono favorevoli alla soluzione a due Stati, sono nemici.

Barghouti, leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, viene ora ripagato con la stessa moneta. Da molti anni, è un fermo sostenitore della campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (Bds) contro Israele. Ha anche preso parte alle attività del Bds, affermando: “Siamo ora nelle prime fasi di una campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni rivolta a questo governo israeliano per il suo rifiuto di rispettare il diritto internazionale”.

E per “diritto internazionale” si intendono spesso le risoluzioni delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali che chiedono la creazione di uno Stato palestinese al fianco di Israele. Tale Stato, secondo i sondaggi di opinione pubblica palestinese, sarà controllato da assassini e stupratori del gruppo terroristico Hamas sostenuto dall’Iran.

Barghouti è inoltre presidente della Palestinian Medical Relief Society, un gruppo che ha legami con l’organizzazione terroristica Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), e nel 2019 partecipò in tale veste a una conferenza organizzata dall’Fplp intitolata “Il crimine della normalizzazione [delle relazioni con Israele] e le modalità di confronto”. Tale conferenza venne organizzata in onore dell’11mo anniversario della morte del fondatore del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, George Habash. In quell’occasione Barghouti presentò un paper intitolato “Il ruolo dei partiti e delle fazioni nel promuovere il concetto di boicottaggio”.

Barghouti ha persino giustificato l’attacco condotto da Hamas contro Israele, il 7 ottobre 2023, durante il quale centinaia di israeliani furono uccisi, stuprati, decapitati, mutilati, bruciati vivi, torturati, rapiti e portati nella Striscia di Gaza: “Questa iniziativa (attacco) è (...) una risposta a coloro che pensavano che attraverso la normalizzazione delle relazioni con i Paesi arabi avrebbero potuto liquidare e accantonare la questione palestinese. Sta tornando a farsi sentire nel modo più forte possibile. (...) Dimostra che Israele non è onnipotente e dimostra altresì cosa possono fare i palestinesi quando sono determinati a resistere per la loro libertà...”.

In altre parole, Barghouti afferma di essere felice che l’attacco possa ostacolare i tentativi di raggiungere la pace tra Israele e alcuni Paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita.

Tuttavia, le campagne anti-israeliane di Barghouti e il suo sostegno alle atrocità del 7 ottobre vengono ora ignorati da molti palestinesi, che lo accusano di aver commesso un crimine abbracciando l’ex ministro israeliano. Alcuni palestinesi hanno persino pubblicato un’immagine photoshoppata di Barghouti con indosso un’uniforme militare israeliana per sostenere l’accusa da loro mossagli di essere un traditore.

Allarmato dalle accuse, Barghouti è stato costretto a scusarsi con i palestinesi per aver osato apparire in pubblico con un ebreo israeliano. “Questo è stato un errore involontario che avrebbe dovuto essere evitato e non commesso”, ha dichiarato, “ho il coraggio e sufficiente fiducia in me stesso, che spero tutti abbiano, per ammettere un errore quando viene commesso”.

Ha inoltre promesso di continuare a opporsi alla normalizzazione delle relazioni con Israele: “La nostra posizione non è cambiata e non cambierà. Durante la mia breve visita in Italia, sono stato invitato a partecipare a un simposio politico insieme ad altro otto relatori, tra cui il sindaco di Roma, parlamentari e diplomatici italiani. Si è trattato di un simposio aperto al pubblico e non di un incontro israelo-palestinese, come alcuni malintenzionati hanno sostenuto. Purtroppo, a causa della mancanza di tempo, non ho avuto l’opportunità di verificare l’identità di coloro che hanno presenziato all’incontro, a cui ha partecipato Shlomo Ben-Ami, politico israeliano e figura dell’opposizione che lavora come docente presso università spagnole”.

La campagna diffamatoria contro Barghouti serve a ricordare come i leader e i funzionari palestinesi abbiano radicalizzato il loro popolo contro Israele al punto che è diventato impossibile, se non pericoloso, persino farsi vedere in compagnia di un ebreo israeliano. Il politico palestinese può incolpare solo se stesso delle forti polemiche che lo hanno investito per aver partecipato insieme a Ben-Ami alla conferenza in Italia.

Barghouti incita i palestinesi e il resto del mondo contro Israele da sempre. Sostiene da tempo il boicottaggio di Israele ed è contrario alla normalizzazione delle relazioni con gli israeliani. Pertanto non ha alcun diritto di essere turbato dagli attacchi nei suoi confronti né di lamentarsi della campagna diffamatoria che i palestinesi hanno lanciato contro di lui.

Dato l’enorme clamore causato da questa breve interazione tra un ebreo israeliano e un palestinese, si possono solo immaginare le conseguenze per qualsiasi leader palestinese che osi anche soltanto discutere o prendere in considerazione la pace con Israele. Il clamore per l’incontro in Italia cristallizza la ragione fondamentale per cui il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, si è rifiutato di tornare al tavolo delle trattative con Israele negli ultimi dieci anni. Abbas sa perfettamente che i suoi ricorrenti attacchi a Israele hanno radicalizzato i palestinesi contro lo Stato ebraico a tal punto che la maggior parte di loro sostiene il massacro degli israeliani del 7 ottobre, è a favore di Hamas e non della sua Autorità Palestinese e sarebbe felice di ucciderlo in qualsiasi momento per tradimento, al minimo errore che a loro avviso lui possa commettere.

(*) Tratto dal Gatestone Institute

 (**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Bassam Tawil (*)