Trump ha trovato il suo successore: JD Vance è il vicepresidente per i Repubblicani

martedì 16 luglio 2024


Ieri sera l’America e il mondo intero hanno finalmente saputo chi affiancherà Donald Trump nella corsa per la riconquista della Casa Bianca: il vice presidente prescelto dal tycoon è James David Vance – 40 anni il 2 agosto prossimo – senatore dell’Ohio dal 2022. Sono pochi quei leader, nella storia degli Stati Uniti e non solo, che siano riusciti a portare dalla propria parte coloro che una volta erano annoverati tra i nemici più acerrimi, Donal Trump ha indiscutibilmente anche questa capacità. Già, perché nel 2016, all’epoca della prima campagna presidenziale di Trump, James Donald Bowman, che poi prese il cognome della madre da nubile (Vance) e cambiò pure il nome Donald in David, affermava candidamente: “non posso digerire Trump, con lui la classe operaia finisce in un posto oscuro”. Galeotta è stata certamente l’amicizia consolidatasi negli anni con il maggiore dei figli dell’ex presidente, quel Donald Jr. che molti ritengono tra i consiglieri più ascoltati dal padre e che ieri sera dopo l’annuncio della candidatura a vice presidente di Vance era seduto accanto all’amico e al genitore (assenti, invece, sia Ivanka che Melania).

Solo nel 2021 Vance si “converte” – è proprio il caso di usare questo verbo – al trumpismo. L’anno successivo è il candidato di The Donald al seggio senatoriale dell’Ohio alle Elezioni di midterm, competizione vinta con estrema facilità. Da ieri è il probabile futuro secondo degli Usa. Un’ascesa politica folgorante per un ragazzo nato da una famiglia proletaria ma che è stato in grado comunque di laurearsi a Yale ed è pure diventato un veterano di guerra in Iraq. JD è nato a Middletown, in Ohio, il 2 agosto 1984, sua madre divorziò quando lui non aveva ancora tre anni. Entrambi i genitori, benché divorziati, hanno però fatto quei sacrifici che tutti gli americani provenienti da una classe poco fortunata e cresciuta nel dopoguerra fanno volentieri per i propri figli, nella speranza di dar loro un futuro migliore del proprio. Missione certamente compiuta.

Il giovane si iscrive a Yale e nel giro di pochi anni consegue diplomi e lauree sia in Scienze politiche che in Filosofia. Uscito dalla prestigiosa università, entra nella Mithril Capital, società di venture capital diretta da Peter Thiel, l’inventore di PayPal, un ultraconservatore di destra molto rispettato e al contempo temuto nella Silicon Valley. Grazie alla fiducia dell’imprenditore, che vede in Vance un vero talento per gli affari, il giovane futuro senatore inizia a guadagnare, e tanto. JD è però anche un soldato pluridecorato, ha servito sia in Iraq che in Afghanistan nei Marines e queste esperienze, dice chi lo conosce, lo hanno portato a sposare posizioni scettiche su qualsiasi coinvolgimento degli Stati Uniti in missioni militari nel resto del mondo.

“Non è un isolazionista però”, spiegava ieri sera un analista politico ospite della Cnn, ma “piuttosto un realista”. Ecco, quest’ultimo è senz’altro un ulteriore punto a suo favore notato da Trump, ed una sicurezza per il suo elettorato che su questa materia i due andranno d’amore e d’accordo, sposando posizioni analoghe se non addirittura identiche. E poi c’è anche il Vance un po’ star. Infatti, nonostante la giovane età e il curriculum politico relativamente breve del vice presidente designato dai repubblicani, JD non è certo uno sconosciuto al popolo americano, men che meno a quello di destra. Divenne infatti famoso già trentaduenne, nel 2016, quando scrisse “Hillbilly Elegy”, Elegia americana, che non solo divenne un best seller editoriale, ma piacque talmente tanto ai capi di Netflix che ne comprarono i diritti e lo trasformarono in un film diretto nel 2020 da Ron Howard e con Glenn Close tra gli attori principali del cast.

La scelta di Donald Trump si è fatta attendere, per l’accurata analisi del pensiero dei candidati sotto tutti gli aspetti. Il tycoon è rimasto talmente scottato dal voltafaccia del suo ex vice Mike Pence che ha voluto ponderare nel più minimo dettaglio la selezione. Una scrematura dei vari profili che già due mesi fa, lo disse Trump stesso, aveva portato il cerchio delle candidature a ristringersi a tre nomi ma nessuno, o quasi, in quel momento pensava che tra questi ci fosse anche quello del giovane senatore dell’Ohio. E chissà, magari non c’era davvero, forse la figura che ci voleva si è andata focalizzando nella mente dell’ex presidente nelle ultime settimane, dopo il dibattito con Joe Biden che ha visto l’attuale inquilino della Casa Bianca schiacciato dall’età e dalla poca lucidità. È probabile che Trump abbia deciso di candidare in ticket con se stesso un uomo giovane (molto giovane per gli standard anagrafici dell’odierna politica americana di vertice) per scongiurare, nell’eventualità che Biden si convinca finalmente a fare un passo indietro, che il marchio del “troppo vecchio” possa a quel punto essere affibbiato a lui.

Dopo il tentato assassinio di Trump di sabato scorso, c’è addirittura chi afferma che il candidato repubblicano abbia detto: “vedete? se mi ammazzano almeno avrete il più giovane presidente della storia degli Stati Uniti”, ma questa frase non è confermata ufficialmente. Di certo c’è che, se disgraziatamente in futuro accadesse qualcosa a Trump, Vance batterebbe sia il record anagrafico di Barak Obama, eletto a 47 anni, che quello di John Fitzgerald Kennedy, che divenne presidente a 45. Inoltre, è facile prevedere che tra 4 anni sarà lui il candidato forte alla successione, perché Trump, qualora vincesse le elezioni di novembre, ha per Costituzione solo un altro mandato di fronte a sé. Stasera sarà lui, il candidato alla vicepresidenza, il protagonista assoluto della Convention di Milwaukee, e sentiremo dalla sua viva voce qual è l’apporto che vorrà dare al capo da qui alle elezioni del 5 novembre.

Sicuramente, con la scelta di Vance, Trump è tornato alle origini: il messaggio che vuole mandare è diretto a quella classe media e operaia bianca che non vuole gli immigrati, teme sempre di più la competizione industriale con la Cina per i prodotti a basso costo che minano l’economia americana e che è stufa di foraggiare a suon di miliardi di dollariguerre al di là dell’Oceano”. È forse probabile che con Vance l’elettorato trumpiano non si allarghi ulteriormente rispetto ad oggi, ma The Donald ha evidentemente preferito fidelizzare e blindare ancor di più la sua base, che vede in uno come JD un valido e potenziale erede politico dell’ex e forse futuro presidente.

Domani, sarà invece il giorno del tycoon alla Convention repubblicana e tutti i riflettori del pianeta, possiamo starne certi, saranno puntati su di lui. Ci si aspetta un discorso diverso da quello che avrebbe pronunciato prima del tentato assassinio a cui è scampato e lui stesso ha dichiarato di averlo modificato nelle ultime ore. Se davvero, come fatto filtrare dal suo staff, Trump pronuncerà un discorso dai toni moderati, di apertura, d’incoraggiamento all’America mai come ora divisa, di appello ad abbassare i toni dello scontro, beh, allora potremmo forse affermare che le porte della Casa Bianca siano ormai quasi spalancate per il suo ritorno.


di Francesco Capozza