Maduro fa chiudere il ristorante dove mangia il rivale

martedì 9 luglio 2024


Inflazione allarmante, crollo del potere di acquisto. Questa la situazione che sta vivendo il Venezuela. Paese che il 28 luglio attende le Presidenziali. Nicolás Maduro punta al terzo mandato. E, in ogni modo, vuole ottenere la vittoria. La repressione è forte, mentre si susseguono arresti e intimidazioni.

Insomma, Maduro le prova tutte. Ultima vicenda in ordine di tempo, grottesca ma che rende in maniera plastica lo stato dell’arte, è la chiusura di un ristorante, pretesa appunto dal presidente venezuelano. Il motivo? In quel locale pranza il suo avversario alle urne, Edmundo González Urrutia, 74enne già ambasciatore in Algeria e Argentina.

Proprio Urrutia, sui social, dice: “Hanno chiuso il ristorante Asados Taguanes a Cojedes, dove io e la mia famiglia abbiamo mangiato al nostro ritorno a Caracas. Perché punire i lavoratori che accolgono chi la pensa diversamente? Vi abbraccio e vi ringrazio per la vostra cordiale attenzione con un sorriso e tanta speranza. State tranquilli, il rispetto e la pace arriveranno”. In precedenza, per citare un caso, la polizia multa le proprietarie di un’altra attività. Nella circostanza, a far visita, è l’oppositrice María Corina Machado.

Questo il quadro del Venezuela. In un rapporto di Amnesty International di qualche mese fa è sottolineato: “Il Governo non è riuscito a implementare le misure umanitarie che erano state concordate nel 2022. Le forze di sicurezza hanno risposto con l’uso illegale della forza e altre misure repressive per sedare proteste organizzate per rivendicare i diritti economici e sociali. Persone critiche nei confronti del Governo del presidente Maduro sono state arbitrariamente detenute, sottoposte a sparizione forzata. Il Governo ha riconosciuto 455 casi di sparizione forzata riportati dal 2015, la maggior parte dei quali rimaneva irrisolta. È prevalsa ancora l’impunità per le continue esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza… le detenzioni arbitrarie per motivi politici sono rimaste sistematiche”.


di Alessandro Buchwald