Senegal: il crimine di essere omosessuali

mercoledì 3 luglio 2024


Il Senegal è considerato uno dei Paesi africani maggiormente sviluppati da molti punti di vista. L’Istituto Pasteur di Dakar è, di fatto, il centro di ricerca scientifica più all’avanguardia in Africa e punto di riferimento di ricerca per il continente e non solo. Tuttavia, in questi ultimi tempi, svariate crepe si sono verificate sia con le relazioni con la Cina, che lamenta una serie di fallimenti economici inattesi, sia verso aspetti sociali che riconducono il Paese sui livelli di altri Stati africani considerati tendenzialmente poco affidabili e sottosviluppati. Dal punto di osservazione sociale ha fatto scalpore e imbarazzato le comunità internazionali quanto accaduto a fine ottobre 2023 quando il corpo di un omosessuale sepolto nel cimitero della città di Kaolack, a circa 200 chilometri a sud-est di Dakar, è stato prima riesumato e poi portato in strada e bruciato. Testimonianze hanno raccontato che oltre un centinaio di esaltati omofobi in cerchio attorno ad un falò dove ardeva il cadavere del ragazzo omosessuale gridavano “goor-jigeen”, ovvero “uomo-donna”. Qualche giorno prima, il trentenne era deceduto per cause naturali; a causa della sua omosessualità, con difficoltà e riservatezza era stato seppellito, ma ciò non è stato sufficiente a coprire il fatto. Inoltre, dopo il suo decesso anche la casa dove abitava è stata data alle fiamme.

Questo segnale di intolleranza è molto diffuso in Senegal. Infatti, la questione della criminalizzazione dell’omosessualità si ripropone sistematicamente nell’aula dell’Assemblea nazionale senegalese. Il 24 giugno il deputato Cheikh Abdou Bara Dolly Mbacké, del partito Libertà, democrazia e cambiamento, ha presentato un disegno di legge che mira a inasprire la legislazione in vigore a riguardo dell’omosessualità. Tale proposta riceve un netto sostegno sia della popolazione che dei parlamentari e del Governo. La presa di posizione era già stata manifestata dall’attuale capo del Governo Ousmane Sonko, nel 2022, quando era all’opposizione. Nel suo programma elettorale di allora aveva dichiarato che la prima legge che avrebbe emanato quando sarebbe andato al potere avrebbe riguardato la repressione verso la comunità Lgbtq+. Attualmente la legislazione in merito fa riferimento all’articolo 319.3 del Codice penale che prevede una multa da centomila a un milione e mezzo di franchi (pari a 152 e 2.284 euro) per chiunque abbia commesso un “atto contro natura con una persona del suo sesso”. Oppure da uno a cinque anni di reclusione. Dolly Mbacké, il sostenitore del nuovo disegno di legge va oltre, quando dichiara che la lotta va fatta contro ogni tipo di perversione, a favore di una moralità che si scontra contra l’immoralità che ha contaminato la società senegalese e che è stata importata dall’Occidente. Quindi l’ennesima invettiva contro un Occidente che comunque è il desiderio indiscusso del sistema migratorio proveniente proprio da quella regione.

L’Assemblea nazionale senegalese in un mese è la seconda volta che esamina un testo di legge sull’argomento omosessualità, l’ultimo che riscuote maggiori consensi prevede un aumento della pena detentiva che passa da dieci a quindici anni, e una multa che va da uno a cinque milioni di franchi Cfa (1520-7615 euro). I reati sono dettagliati come bisessualità, transessualità, zoofilia, e necrofilia. Il testo proposto dal deputato Bara Dolly Mbacké rispecchia quasi integralmente quello presentato nel 2022; la maggioranza di allora lo respinse giustificando la decisione in quanto la legge in vigore era già esaustiva in materia. L’allora presidente Macky Sall bloccò la proposta restrittiva anche sotto pressione occidentale. Tuttavia la condizione politica di oggi è cambiata e tale disegno molto probabilmente sarà approvato.

La nuova proposta, se è vero che soddisferà un elettorato aderente ad estremismi anche di stampo religioso, potrebbe avere conseguenze a livello relazioni internazionali, interrompendo i rapporti diplomatici con strategiche cancellerie occidentali; con il concreto rischio di perdere finanziamenti. In un rapporto pubblicato nel gennaio 2024 da Amnesty International, risulta che 12 paesi africani stanno adottando nuove leggi per discriminare le persone Lgbtq+: Namibia, Botswana, Uganda, Zambia, Eswatini, Ghana, Mozambico, Tanzania, Burundi, Zimbabwe, Kenya, Malawi. Tuttavia, le conseguenze di tali atteggiamenti persecutori si scontrano con realtà internazionali strategiche per questi Paesi. Ad esempio la Banca mondiale ha sospeso due volte i suoi finanziamenti all’Uganda che ha adottato testi di legge che criminalizzano l’omosessualità. Medesima minaccia ombreggia oggi sul Ghana, che a febbraio ha promulgato una legge contro l’omosessualità.

Queste restrizioni costringono le “categorie” di persone giudicate “contronatura” o a nascondersi o ad emigrare in Europa. La questione migratoria presenta numerose e complesse sfaccettature. Sono molti i migranti, provenienti dall’Africa, che si dichiarano omosessuali iscrivendosi anche all’associazione Arcigay, con lo scopo di acquisire lo status di rifugiato per discriminazione sessuale. Molto spesso è un escamotage per non essere rimpatriati che penalizza le categorie Lgbtq+ a favore di una umanità che spesso vede nel delinquere la consuetudine del loro comportamento.


di Domiziana Fabbri