giovedì 20 giugno 2024
L’antisemitismo in Francia irrompe nella campagna elettorale.
Dopo le accuse all’estrema sinistra de La France Insoumise (Lfi) che hanno accompagnato anche la formazione del Nuovo Fronte Popolare della gauche, l’atroce stupro di una ragazzina ebrea di 12 anni, vittima per la sua religione, la “piaga antisemita” – come l’ha definita Emmanuel Macron – incendia gli animi alla vigilia delle legislative.
È stata Marine Le Pen ad alzare subito il tiro, chiamando in causa “la stigmatizzazione del conflitto israelo-palestinese da parte dell’estrema sinistra che va avanti da mesi” e che ha contribuito a questo “crimine rivoltante. Tutti – ha aggiunto – devono averne piena coscienza il 30 giugno e il 7 luglio” recandosi alle urne.
Nel mirino, la France Insoumise e le sue prese di posizione dopo il 7 ottobre sulla guerra a Gaza. Anche il leader del movimento, Jean-Luc Mélenchon, si è affrettato a dichiararsi “inorridito per lo stupro”, definendolo frutto del “razzismo antisemita”. La vicenda “mette in luce – secondo lui – il condizionamento dei comportamenti maschili criminali fin dalla più giovane età, e il razzismo antisemita”.
Il presidente Macron ha denunciato in Consiglio dei ministri “la piaga dell’antisemitismo” e ha dato istruzioni alla ministra dell’Educazione, Nicole Belloubet, di organizzare nei prossimi giorni “un momento di discussione” sul razzismo e l’antisemitismo che, ha detto, “non devono infiltrarsi” nelle scuole. A sinistra, la leader ecologista Marine Tondelier ha condannato “l’antisemitismo, le violenze contro le donne, piaghe aperte della nostra società”.
Il Rassemblement National ha ritirato il proprio sostegno a un candidato per un tweet antisemita, mentre Eric Ciotti – presidente dei Républicains che ha aperto all’accordo con l’estrema destra – ha fatto altrettanto con un suo candidato per “dichiarazioni antisemite e omofobe”.
Ora dopo ora, si delineano i particolari di un quadro agghiacciante, quello di uno stupro a carattere antisemita di una dodicenne. Due coetanei di 12 e 13 anni sono stati indagati per lo stupro, un terzo è considerato testimone. I risvolti della vicenda sono di una violenza e di una barbarie inedite, la dodicenne è stata insultata, minacciata di morte, violentata dal branco. I fatti risalgono a sabato, verso le 17, nel quartiere in cui abita la ragazzina a Courbevoie, nella banlieue nord-ovest di Parigi. Lei stava rientrando a casa, accompagnata da un amico, la fermano in due, poi si avvicina anche il suo ex ragazzo, che ha qualche mese più di lei. È aggressivo, tutti e 3 la spingono verso un locale, un ex asilo abbandonato, dove la costringono a entrare. Il seguito del racconto della ragazzina alla polizia ha il sapore dell’orrore: viene assalita con domande e insulti sulla sua religione, che aveva nascosto al ragazzo. Lei si difende, gridando di essere stata trattata da “sporca ebrea” diverse volte. Calci, schiaffi, viene presa per i capelli e violentata a più riprese da due degli aggressori. Che la insultano di continuo per la sua religione, per aver “parlato male della Palestina” e le chiedono anche 200 euro se vuole evitare che i suoi familiari siano coinvolti. Le foto della ragazzina nelle grinfie del branco circolano in tempo reale sui cellulari dei coetanei, la vittima rientra a casa disfatta verso le 19,30, la madre ha già chiamato la polizia.
Ricostruzioni, analisi mediche, elementi ritrovati sul posto confermano le parole della piccola. I tre avrebbero fatto dichiarazioni di pentimento generiche, senza tuttavia confessare le violenze sessuali.
di Redazione