Perché l’Autorità Palestinese non dovrebbe tornare a Gaza

martedì 11 giugno 2024


Chi crede che l’Autorità Palestinese (Ap) dovrebbe sostituire il gruppo terroristico Hamas, sostenuto dall’Iran, nel controllo della Striscia di Gaza, è ingenuo, è davvero disinformato oppure vive in un mondo di illusioni. L’Ap può presumibilmente gestire le questioni sociali nella Striscia di Gaza e pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, ma non può, e non potrà mai, affrontare direttamente Hamas. La guerra tra Israele e Hamas è iniziata più di sette mesi fa e sembra che le capacità militari dell’organizzazione terroristica non siano state ancora completamente neutralizzate. Potrebbero realisticamente volerci mesi, se non anni, per distruggere le infrastrutture militari che, negli ultimi due decenni, Qatar, Iran, Hamas e varie altre organizzazioni terroristiche hanno costruito nella Striscia di Gaza.

Inviare personale di sicurezza dell’Autorità Palestinese nella Striscia di Gaza mentre i terroristi di Hamas sono ancora in giro equivarrebbe al suicidio dell’Autorità stessa. È ancora vivo nell’Ap il ricordo dei crimini commessi da Hamas contro i sostenitori di Mahmoud Abbas nella Striscia di Gaza durante il colpo di stato del 2007. Quell’anno, i terroristi di Hamas uccisero un gran numero dei suoi agenti di sicurezza e di membri della fazione al potere, Fatah, gettando, ad esempio, un funzionario dell’Autorità Palestinese dal tetto di un alto edificio. Hamas ha già dichiarato che in nessun caso permetterà alle forze di sicurezza dell’Ap di rientrare nella Striscia di Gaza.

All’inizio di aprile, Hamas ha annunciato che i suoi uomini avevano sventato un tentativo da parte di agenti dell’intelligence dell’Autorità Palestinese di entrare nella Striscia di Gaza sotto la copertura di operatori umanitari. Hamas sostiene che il capo dei servizi di intelligence (Gis) dell’Ap, il generale Majed Faraj, abbia supervisionato personalmente la missione degli operativi. Secondo quanto riferito, i terroristi di Hamas hanno arrestato 10 agenti del Gis, mentre alcuni sono riusciti a fuggire.

“Agenti dell’intelligence si sono infiltrati nella Striscia di Gaza per creare uno stato di confusione e caos sul fronte interno”, ha dichiarato Hamas. “I servizi di sicurezza [di Hamas] si sono occupati di questi elementi e dieci di loro sono stati arrestati. Chiunque tenti di servire l’occupazione [israeliana] verrà colpito con pugno di ferro”.

Hamas continua a opporsi ai tentativi dell’Autorità Palestinese di ritornare nella Striscia di Gaza. Ora impedisce al governo dell’Ap di entrare nella Striscia di Gaza.

Dopo la sua formazione avvenuta due mesi fa, il nuovo governo dell’Autorità Palestinese, guidato da Mohammad Mustafa, già consigliere di Abbas, ha potuto funzionare per un breve periodo nella Striscia di Gaza. Il governo di Mustafa è stato istituito come parte del piano dell’amministrazione Biden per “rivitalizzare” l’Ap al fine di assumere il controllo della Striscia di Gaza una volta finita la guerra.

Hamas ha rigettato la decisione del presidente Abbas di incaricare Mohammed Mustafa come premier per formare un nuovo governo definendola “unilaterale”.

Hamas aveva già ammonito che l’istituzione di un nuovo governo avrebbe “acuito le divisioni” tra i palestinesi e aveva messo in guardia dal “prendere decisioni individuali e unilaterali prive di sostanza e senza consenso nazionale”.

Hamas e altre organizzazioni terroristiche che operano lì hanno inoltre respinto l’idea di inviare forze internazionali o arabe nella Striscia di Gaza. “I discorsi relativi alla creazione di una forza internazionale o araba per la Striscia di Gaza sono illusori e un miraggio”, hanno di recente dichiarato Hamas e altri gruppi terroristici. “Qualsiasi forza che tenterà di entrare nella Striscia di Gaza incontrerà resistenza e verrà trattata come una forza occupante”.

Abbas è pienamente consapevole dei pericoli che Hamas e altre organizzazioni terroristiche presentano. Questa è probabilmente una delle ragioni per cui esita a inviare i suoi fedelissimi nella Striscia di Gaza.

Secondo Sky News Arabic, Israele ha subito pressioni da parte degli Stati Uniti affinché riaprisse il valico di frontiera di Rafah e ne desse la gestione all’Autorità Palestinese. All’inizio di questo mese, le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno preso il controllo del valico di frontiera, che era diventato una seria minaccia alla sicurezza. Hamas deteneva il controllo del terminal dal 2007, quando rovesciò l’Autorità Palestinese e prese il controllo dell’intera Striscia di Gaza. Ora sia Hamas che l’Egitto si oppongono alla riapertura del valico di frontiera a causa della presenza di Israele sul versante palestinese.

Gli Stati Uniti e Israele hanno offerto all’Autorità Palestinese la gestione del valico di frontiera di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Tuttavia, l’Autorità Palestinese ha affermato che accetterà l’offerta solo se Israele acconsentirà a un piano che porterebbe alla creazione di uno Stato palestinese indipendente.

L’Ap ha anche chiesto che il governo israeliano sblocchi le entrate fiscali palestinesi trattenute per impedire all’Autorità Palestinese di pagare stipendi mensili ai terroristi che uccidono ebrei, e alle famiglie dei terroristi rimasti uccisi durante gli attacchi, nell’ambito di una politica denominata “pay-for-slay” (“pagati per uccidere”). Abbas ha ripetutamente rilevato che non smetterà mai di pagare queste ricompense ai terroristi e alle loro famiglie, affermando: “Anche se dovessi lasciare il mio incarico, non scenderò a compromessi sullo stipendio (rawatib) di un martire (Shahid) o di un prigioniero...”.

“Non taglieremo né eviteremo di pagare gli stipendi alle famiglie dei prigionieri e dei martiri, come qualcuno sta cercando di fare...”, aveva dichiarato in precedenza. “Se ci rimarrà un centesimo, lo spenderemo per le famiglie dei prigionieri e dei martiri”.

I fondi vengono trattenuti da Israele anche a causa dei continui tentativi da parte dell’Autorità Palestinese di fare pressione sulla Corte Penale Internazionale (Cpi) affinché emetta mandati di arresto per alti funzionari israeliani, con l’accusa di aver commesso “crimini di guerra”.

Secondo quanto riportato, il governo israeliano subisce pressioni da parte dell’amministrazione Biden affinché invii denaro all’Autorità Palestinese. Questa proposta stupida e pericolosa equivale ad aspettarsi che gli ebrei sostengano le stesse persone che li uccidono. Washington ha inoltre lanciato un’offensiva legale e diplomatica per screditare, isolare e penalizzare Israele per aver cercato di difendersi dagli attacchi terroristici.

Nel frattempo, l’Ap, anziché ammettere di essere terrorizzata all’idea di tornare nella Striscia di Gaza governata da Hamas, cerca di esercitare pressioni su Israele affinché accetti la creazione di uno Stato palestinese e sblocchi le entrate fiscali. Inverosimilmente, l’Autorità Palestinese (Ap) e l’amministrazione Biden vogliono che Israele conceda ai palestinesi uno Stato che sarà governato da quegli stessi assassini, stupratori e rapitori che hanno invaso Israele il 7 ottobre 2023.

I massacri del 7 ottobre servono da monito: molti palestinesi non hanno rinunciato al sogno di eliminare Israele. Da quando l’ultimo ebreo ha lasciato la Striscia di Gaza nel 2005, l’intero territorio è diventato uno stato semi-indipendente, esclusivamente governato dai palestinesi. La Striscia di Gaza è stata data incondizionatamente ai palestinesi per poter creare una “Singapore del Mediterraneo”. Invece, Gaza è stata utilizzata nel corso degli anni come trampolino di lancio per il terrorismo incessante e per i gruppi terroristici islamici che hanno invaso Israele il 7 ottobre.

Abbas potrebbe un giorno tornare nella Striscia di Gaza, ma solo quando vedrà che Hamas ha perso tutta la propria forza militare e non ha più il controllo del territorio. Intanto, si sente al sicuro in Cisgiordania, dove Israele è responsabile della sicurezza generale e sta combattendo contro Hamas e altri terroristi appoggiati dall’Iran. Abbas è consapevole che senza la presenza di forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania, Hamas lo avrebbe ucciso e avrebbe rovesciato l’Autorità Palestinese molto tempo fa.

Quelli che stanno facendo pressione su Israele affinché ponga fine alla guerra, di fatto, chiedono che sia consentito a Hamas di continuare a governare la Striscia di Gaza, di riarmarsi, riorganizzarsi e ripetere gli attacchi del 7 ottobre, più e più volte, fino a quando Israele non verrà annientato, come ha dichiarato Ghazi Hamad, un alto funzionario di Hamas, il quale ha aggiunto che “tutto ciò che facciamo è giustificato”.

Permettere a Hamas di vincere la guerra contro Israele farebbe piacere a due Paesi fortemente impegnati a sostenere il terrorismo. Il primo è il Qatar, un giacimento petrolifero protetto da una base aerea americana, e un Paese con cui James Biden, fratello del presidente Joe Biden, secondo una testimonianza resa in un’aula di tribunale, potrebbe aver avuto rapporti d’affari. Sembra che il Qatar non abbia mai conosciuto nessun gruppo terroristico islamista (si veda quiqui e qui) o non abbia mai finanziato e indottrinato un’importante università americanaSecondo Memri:

“Le organizzazioni terroristiche sostenute dal Qatar includono Hamas, i Talebani, l’Isis, al-Qaeda, Hayat Tahrir Al-Sham, il Fronte Al-Nusra, Hezbollah e persino gli Houthi, con i quali gli Stati Uniti sono attualmente impegnati in una battaglia nel Mar Rosso”.

Il Qatar gestisce anche Al-Jazeera, che è stato definito un “canale del terrore”, un “ricettacolo di omofobia” e “un lupo travestito da agnello, esente da ogni critica”. È fondamentalmente il portavoce jihadista dei Fratelli Musulmani, il cui motto è:

“Allah è il nostro obiettivo; il Profeta è la nostra guida; il Corano è la nostra legge; il jihad è la nostra via. Morire sulla via di Allah è la nostra suprema speranza.”

Secondo Memri: “La rete televisiva Al-Jazeera è un braccio del regime del Qatar. È di proprietà del governo e porta avanti la propria politica estera attraverso l’indottrinamento delle masse arabofone di tutto il mondo. Al-Jazeera, quindi, non dovrebbe essere considerato un mezzo di telecomunicazioni, quanto piuttosto uno intransigente e potente strumento politico della politica estera del Qatar sotto le mentite spoglie di una rete di mass media”.

Il secondo Paese fortemente impegnato nel sostegno al terrorismo è l’Iran, ripetutamente indicato come il “principale sponsor del terrorismo” e sempre più vicino alla capacità di dotarsi di armi nucleari. Il regime iraniano, che attualmente controlla quattro capitali del Medio Oriente oltre alla propria, vale a dire Sanaa, Damasco, Beirut e Baghdad, desidera conquistare il Medio Oriente, così come il Sudan, ricco di petrolio e minerali. Senza ombra di dubbio, i governanti iraniani non solo aprirebbero la strada ad altre atrocità in stile 7 ottobre contro Israele, ma anche contro altri vicini come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Egitto e Bahrein, specie se l’Iran dovesse possedere armi nucleari.

Che garanzie ci sono che se Abbas tornasse nella Striscia di Gaza ordinerebbe alle sue forze di sicurezza di combattere il terrorismo e di impedire attacchi contro Israele?

Tra il 2005 e il 2007, Abbas ha governato la Striscia di Gaza, senza però fare nulla per impedire ai gruppi terroristici di lanciare razzi contro Israele. Inoltre, non ha intrapreso alcuna azione per evitare che i gruppi terroristici allestissero un considerevole arsenale nella Striscia di Gaza.

Nonostante abbia migliaia di agenti di sicurezza in Cisgiordania, Abbas ha fatto poco se non nulla per contrastare la formazione di gruppi armati nelle città e nei villaggi che ricadono sotto la sua giurisdizione.

Negli ultimi anni, migliaia di uomini armati hanno costituito gruppi terroristici, in particolare nella parte settentrionale della Cisgiordania. Questi gruppi sono stati responsabili di numerosi attacchi contro gli israeliani. Abbas, temendo di essere considerato un traditore, è riluttante ad agire contro i terroristi. Potrebbe significare la sua morte. Inoltre, molto probabilmente non sta dando la caccia ai terroristi perché non minacciano direttamente né lui né l’Autorità Palestinese.

Se un leader palestinese non ha nemmeno il coraggio di condannare le inconcepibili atrocità di Hamas del 7 ottobre, come ci si può aspettare che affronti il ​​terrorismo proveniente dalla sua Autorità Palestinese?

La Striscia di Gaza ha bisogno di leader moderati e pragmatici che avviino un processo di deradicalizzazione e di rieducazione dei gazawi a condurre una vita tranquilla, prospera e costruttiva, libera dai gioghi imposti dai loro leader, che finalmente saranno disposti a preparare la propria popolazione a una pace regionale vera. Al momento, purtroppo, nessun leader di questo tipo esiste tra i palestinesi.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Bassam Tawil (*)