I fondi europei alimentano la repressione del governo cubano

lunedì 10 giugno 2024


Le analisi e le testimonianze raccolte durante la recente iniziativa, svoltasi al Senato, dedicata alla tematica della repressione cubana ha attirato l’attenzione mediatica nazionale sui pericoli della cooperazione economica fra l’Europa e Cuba. L’evento, intitolato “Repressione, schiavitù medica, mercenarismo e ingerenza esterna: l’insostenibile Accordo Ue-Cuba” e organizzato dal senatore Giulio Terzi di Sant'Agata, in collaborazione con la Federazione Italiana dei Diritti Umani e il Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, ha portato all’attenzione pubblica l’attualità sociale ed economica che sta vivendo il popolo cubano. Secondo le analisi, i cittadini cubani vivono in condizioni disperate, senza assistenza sanitaria e senza politiche alimentari adeguate. Una confezione di 50 uova è arrivata a costare 100 dollari, i medicinali non si trovano più negli ospedali e lo stipendio medio di un lavoratore cubano si aggira attorno ai 50 dollari al mese. Molte città sono senza elettricità e il regime continua ad impiegare le entrate economiche internazionali per rafforzare l’apparato burocratico e di repressione.

Perfino gli alloggi fortini dallo stato stanno diventando un problema: il 56 per cento delle abitazioni ha “urgente bisogno di riparazioni”, mentre il 15 per cento è a rischio crollo. La migrazione interna, dalle province più povere verso la capitale, famiglie intere in cerca di una qualsiasi forma di sostentamento, sta generando un fenomeno di sovrappopolazione a L’Avana e le abitazioni non bastano per tutti. “Mi duole dirlo ma anche i fondi delle donazioni della nostra Cooperazione allo sviluppo sono utili a rafforzare il regime cubano”, ha ribadito il senatore Giulio Terzi di Sant'Agata, già ministro degli Esteri.

Nel corso dei lavori, le dissidenti Rosa María Payà Acevedo, fondatrice di Cuba Decide; Sylvia Iriondo, presidente di Madres y Mujeres Anti Represión por Cuba (Mar for Cuba) e Orlando Gutiérrez Boronat, coordinatore dell’Asamblea de la Resistencia Cubana, hanno evidenziato e presentato i preoccupanti dati della repressione politica. Chiunque a Cuba protesta per strada viene processato per il singolare reato di “attentato al regime comunista nazionale”.

I lavori al Senato hanno centrato l’attenzione anche sulle politiche occupazionali del regime, riportano le preoccupazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) sulle continue inchieste e testimonianze di lavoro forzato che coinvolge i dissidenti democratici e i cittadini di Cuba, attraverso dei campi di lavoro forzato creati e gestiti dal governo.

I problemi economici dell’isola, la fuga di cervelli, la persecuzione dei dissidenti da parte del regime e le istituzioni statali decadenti stanno facendo traballare la realtà istituzionale e l’apparato del partito unico, ma data la presa repressiva delle autorità sulla società, è improbabile che il cambiamento sia all’orizzonte.


di Domenico Letizia