venerdì 7 giugno 2024
La posta in gioco è la più alta possibile. I preparativi per il vertice internazionale sulla pace in Ucraina, che si terrà in Svizzera, sono giunti al traguardo. Già oggi è chiaro che il summit sarà un successo per l’Ucraina e per quella parte della comunità internazionale che fa suoi i princìpi del diritto internazionale. Il numero delle conferme dei partecipanti ha superato le aspettative degli stessi organizzatori. Questo sviluppo degli eventi sta provocando una reazione isterica da parte del Cremlino. Dopotutto, il vertice di pace sta già demolendo i piani della Russia, che ha cercato in tutti i modi di contrastare questa riunione, screditando l’iniziativa attraverso la diffusione, a livello mondiale, di false narrazioni e tentando di persuadere i Paesi che non hanno ancora deciso di partecipare; o almeno cercando di indurli a ridurre il livello della loro rappresentanza.
Sono stati utilizzati tutti i mezzi: ricatto, minacce economiche, energetiche e alimentari e – in alcuni casi – avvertimenti diretti sulla destabilizzazione che la Russia può organizzare per questo o quel Paese. Proprio in questi giorni il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov sta conducendo un tour de force nel continente africano. Ma questa non è ovviamente l’unica iniziativa messa in campo da Mosca. Ciò nonostante, il vertice avrà luogo ed è plausibile ritenere che produrrà dei risultati importanti. Il presidente dell’Ucraina e tutta la sua squadra stanno lavorando contemporaneamente in tutti i continenti. La cosa più indigesta per Mosca è che ciò accade anche nelle Regioni e nei Paesi che il Cremlino considera storicamente parte della propria sfera di influenza. Tutti capiscono che le risorse della diplomazia ucraina e russa sono incomparabili. Tuttavia, la mobilitazione dei partner dell’Ucraina ha consentito di ottenere importanti risultati sulla scena internazionale. Numerosi leader non si sono limitati a dare la propria adesione, ma hanno contribuito a coinvolgere altri partecipanti al summit per la pace.
Il ministro degli Affari esteri Dmytro Kuleba ha ritenuto importante precisare che, differentemente da quanto vorrebbe lasciar credere la narrazione russa, l’Ucraina non intende in alcun modo abbandonare il piano di pace in dieci punti presentato a febbraio dello scorso anno dal presidente Volodymyr Zelenskyy. “Voglio affermare chiaramente – ha detto il ministro Kuleba – per dissipare ogni dubbio che si cerca di seminare nella società ucraina che l’Ucraina non si discosterà in alcun modo dalla formula di pace e non accetterà alcuna decisione che possa indebolirla o creare la minaccia di concessioni inaccettabili. Ci sono scelte tattiche e poi c’è la strategia.Tatticamente, l’Ucraina porta tre punti della formula di pace al primo vertice, ma l’obiettivo strategico rimane invariato: il rispetto di tutti i punti”. E ancora, sempre il titolare degli Esteri: “Al vertice, dobbiamo fissare la formula della pace come mainstream internazionale e dimostrare allo Stato aggressore che la maggioranza mondiale condivide la visione di un processo di pace basato sugli obiettivi e sui princìpi della Carta delle Nazioni unite e sulle pertinenti risoluzioni dell’Assemblea generale dell’Onu, che dopo il 2022 sono sostenuti da più di 140 Stati membri dell’Organizzazione”.
La preparazione del vertice di pace sta anche dando una risposta a coloro che per decenni hanno parlato della “mancanza di soggettività” dell’Ucraina. Un indicatore molto importante rende evidente l’infondatezza di questa parte della narrazione del Cremlino. Più volte, la Russia ha affermato di voler parlare dei parametri di pace esclusivamente con gli Stati Uniti, così da dimostrare che Kyiv è solo uno “strumento” nelle mani di Washington. Eppure, Mosca sta cercando di condizionare non solo gli Usa, ma anche tutti gli altri Paesi che intendono partecipare al vertice. Allo stesso tempo, l’Ucraina sta conducendo – a livello diplomatico – un confronto diretto con Pechino sul rapporto tra la formula della pace ucraina e la visione cinese della pace. La narrativa russa secondo cui le decisioni non vengono prese a Kyiv si sta, dunque, incrinando.
Tale lavoro diplomatico multidimensionale nei vari continenti richiede l’applicazione di tutte le competenze e conoscenze professionali da parte del corpo diplomatico ucraino. Per il ministro Kuleba: “Il vertice di pace in Svizzera dimostrerà che, nonostante le risorse limitate, l’Ucraina è in grado di incidere sull’agenda internazionale, plasmando la propria linea e ottenendo i risultati necessari anche in circostanze sfavorevoli. In questo scenario è, tuttavia, di fondamentale importanza mantenere l’unità sia all’interno dell’Ucraina sia con i partner internazionali”. Il vertice sarà un passo verso la pace per l’Ucraina in termini equi, secondo i parametri fissati dal Paese aggredito. Un summit fortemente voluto da Kyiv, che da un anno lavora incessantemente per instradare un eventuale negoziato volto a chiudere la guerra sulla road map decisa dall’Ucraina. Anche sotto questo profilo, la formula di pace portata al Global Peace summit in Svizzera rappresenta una missione storica.
La bozza, soggetta naturalmente a essere modificata dall’assemblea degli Stati partecipanti, prevede che la conferenza di pace in Svizzera si concentri su tre punti del documento: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare e ritorno dei bambini rapiti. Il testo di base per i lavori prevede la messa in sicurezza degli impianti nucleari e dichiara “inammissibile” qualsiasi minaccia di utilizzo di armi nucleari. “Gli impianti nucleari, inclusa la centrale elettrica di Zaporizhzhia devono funzionare sotto il controllo ucraino e in linea con i principi stabiliti dallAgenzia internazionale per l’energia atomica”. Quanto alla sicurezza alimentare “non deve essere armata, e deve essere garantita dalla libera navigazione nel Mar Nero e nel Mar d’Azov: l’Ucraina deve avere accesso a terzi per i suoi prodotti agricoli”. L’ultimo punto prevede poi che “tutti i prigionieri di guerra devono essere rilasciati, compresi tutti i bambini e i civili ucraini deportati e illegalmente sfollati, che devono essere restituiti in Ucraina”.
Non resta che augurarsi che tutti i rappresentanti degli Stati e gli esperti delle varie delegazioni che interverranno al summit diano un contributo concreto per vincere questa importante battaglia diplomatica.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
di Renato Caputo (*)