Putinismo spaziale, oscurare Starlink

martedì 21 maggio 2024


L’impensabile sta per accadere: Vladimir Putin rischia di vincere anche le future guerre spaziali, dopo quella in Ucraina. A terra, infatti, lo sta già facendo con i missili ipersonici e le bombe d’aereo plananti a guida automatica sui bersagli, lanciate da aerei che rimangono in tutta sicurezza all’interno del territorio russo: gli ucraini, infatti, non sono autorizzati ad abbatterli, utilizzando i sistemi d’arma fornitigli dall’Occidente. Nello spazio, invece, Mosca si sta preparando a distruggere centinaia di satelliti avversari, gravitanti nell’orbita bassa della terra, facendo esplodere a grande altezza una mini-carica nucleare, destinata ad accecare per sempre i loro sofisticati sistemi di sorveglianza e trasmissione dati. Anche se qualcuno dovrebbe spiegare al grande pubblico perché la radiazione elettromagnetica ad ampio spettro (soprattutto i raggi gamma ad altissima energia) dovrebbe miracolosamente arrestarsi in prossimità dei satelliti russi e di quelli dei Paesi amici della Russia. Sarebbe bene andarsi a rivedere le cronache del 1962, quando gli Usa fecero detonare a 400 chilometri da terra una bomba nucleare da 1,4 megatoni, perturbando o danneggiando le trasmissioni radio ed elettriche di mezzo pianeta! Memori di quell’evento, a partire dal 1967, è entrato in vigore l’Outer Space Treaty, firmato da Stati Uniti, Regno Unito e Urss, per il bando degli esperimenti di armi nucleari nell’atmosfera, nello spazio cosmico e sottomarini. 

Oggi, a quanto pare, Mosca sarebbe intenzionata a non tenerne conto, avendo forse raggiunto una miniaturizzazione sufficiente delle cariche atomiche, tale da mettere al riparo la rete dei satelliti amici e colpire esclusivamente quell’area dello spazio in cui si addensano i satelliti americani e della Starlink di Elon Musk. L’intelligence Usa considera che il lancio del satellite russo Cosmos 2553 (per ora privo di cariche nucleari), avvenuto nel febbraio 2022, poco prima dell’invasione dell’Ucraina, serva proprio a tale scopo. Ovviamente, i russi fanno ricorso alla tecnica della minimizzazione dell’evento, coprendo l’esperimento con la foglia di fico della ricerca scientifica. Il che è molto improbabile, secondo gli esperti Usa del settore (anche se non vengono del tutto svelate le caratteristiche tecniche del Cosmos 2553 che rafforzerebbero l’ipotesi nucleare), dato che la Russia sta sviluppando, da parecchi anni a questa parte, la ricerca sugli antisatelliti dotati di armi atomiche, il cui programma è in stato avanzato di realizzazione, come sta a dimostrare il lancio del Cosmos 2553. I sospetti degli Usa si sono rafforzati a seguito del fatto che la Russia ha messo il veto su di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, in cui si ribadivano i termini e i principi del Trattato del 1967.

I russi hanno giustificato la loro opposizione con il fatto che la risoluzione non metteva al bando tutti i tipi di armi spaziali, tipo (si immagina) l’utilizzo di raggi laser ad altissima energia: le future guerre stellari, insomma. La spiegazione data dall’intelligence Usa, per giustificare la portata destabilizzante dell’esperimento, riguarda il tipo di strumentazione di cui è dotato il Cosmos 2553. Stando alle indiscrezioni, il satellite ospiterebbe sistemi per testare le ricadute sulla navigazione spaziale, a seguito dell’esposizione degli strumenti di bordo a forti radiazioni e alla pioggia intensa di particelle radioattive. E, se non è il sole l’oggetto dell’indagine, allora lo è di certo il nucleare inventato dall’uomo! La domanda chiave è infatti la seguente: perché i russi hanno collocato il Cosmos 2553 in un’orbita tanto inusuale, in una regione dove non è presente nessun altro oggetto spaziale? In altre regioni, infatti, operano 6700 satelliti Usa; 780 cinesi e soltanto 149 russi. Appunto: e una carica nucleare che volesse neutralizzare solo i satelliti occidentali come dovrebbe funzionare? A meno che, appunto, quelli “amici” godano preventivamente di protezioni e schermature a “prova di bomba”, letteralmente. E noi, illusi, continuiamo a guardar le stelle! Del resto, già alla fine del 2021 Mosca aveva condotto un test con un missile S-500 Prometeo, colpendo un satellite cavia (un apparato spaziale russo inattivo da tempo), la cui pioggia di detriti aveva investito la stazione spaziale internazionale orbitante. La Cina aveva fatto lo stesso tipo di esperimento nel 2007, subendo a sua volta quello russo che ha messo a rischio la sicurezza dei suoi astronauti ospitati nella stazione cinese di Tiangong. Così come, del resto, analoghi esperimenti sono stati condotti in passato da India e Usa.

Mosca, però, aveva provveduto ad avvertire per tempo, affinché trovassero riparo dai frammenti dell’esplosione, i suoi due astronauti ospitati nella stazione spaziale internazionale, rifugiatisi per un paio di ore nella navicella spaziale russa ancorata alla base, e pronta a rientrare sulla terra in caso di necessità. A seguito dell’esperimento, il Dipartimento di Stato americano aveva definito i russi come dei “vandali spaziali”. Da vandali a star warrior il passo è breve, come si vede.


di Maurizio Guaitoli