Come 100 anni fa: la Russia vuole ammutolire l’Ucraina

lunedì 20 maggio 2024


Se non approfondiamo lo studio della storia, potrebbe sembrare che la Russia abbia terrorizzato l’Ucraina solo dall’era dell’Unione Sovietica, ma è evidente che non sia stato così. Per alcuni, anche l’esistenza dei Gulag potrebbe essere l’emblema delle terribili azioni poste in essere dai dittatori sovietici, ma non rappresenta la mentalità russa nel suo complesso. Ovviamente, costoro sbagliano.

Il 9 maggio scorso è stato proiettato, nelle sale cinematografiche di Kyiv, un film intitolato La Casa della Parola. Un romanzo senza fine del regista Taras Tomenko (in ucraino: “Будинок Слово. Нескінченний роман”). Questo film racconta la storia degli anni Venti, quando il governo sovietico trasferì la capitale dell’Ucraina da Kiyiv a Kharkiv.

Per costruire quella nuova “realtà sovietica” l’élite ucraina fu attratta a Kharkiv in ogni modo possibile. Alla fine degli anni Venti, i sovietici iniziarono a costruire una casa per scrittori, un progetto innovativo per l’epoca. Comprendeva 66 appartamenti, un solarium sul tetto, una sala da pranzo separata per gli artisti, appartamenti di 3-4 stanze, un telefono in ogni appartamento e molte altre soluzioni innovative.

Considerando che molte persone non avevano un alloggio a Kharkiv o, nella migliore delle ipotesi, vivevano in “komunalki” (alloggi comuni) con servizi igienici condivisi, l’offerta era particolarmente allettante. Così, critici, giornalisti, scrittori, attori e registi ricevettero le chiavi di questi nuovissimi appartamenti nella nuova capitale del Paese. Il film mostra come, sottilmente, una generazione talentuosa e ambiziosa si sia affidata proprio a coloro il cui compito sarebbe stato quello di distruggerla. Passo dopo passo l’Nkvd uccise, intimidì, spinse al suicidio e trasferì nei Gulag la maggior parte degli artisti presenti in quell’edificio. L’Nkvd è stato il precursore del Kgb.

Quegli individui di talento hanno avuto un’influenza colossale nel plasmare l’autentica cultura ucraina ed erano anche integrati nella più ampia cultura europea. Univano le persone attorno a sé e rappresentavano le voci della loro generazione. Ecco perché era importante “piegarle” o “eliminarle”. La logica del potere sovietico operava in due modi: o riusciva a costringerli a scrivere ciò che voleva il partito, abbandonando così la loro identità ucraina, oppure li uccideva.

È passato un secolo e viviamo negli anni Venti del XXI secolo. Gli ucraini oggi vanno al cinema nel centro storico di Kyiv, capitale di un Paese indipendente che la Russia ha aggredito, usando ancora una volta gli stessi metodi per distruggere e cancellare la sua cultura, la sua lingua, i suoi monumenti, di cui sta violentando e uccidendo il popolo. All’uscita dalla sala di proiezione del film, due ragazze erano sedute nel parco vicino al cinema. Avranno avuto circa 18 anni. Una di loro era in lacrime. La sua amica cercava in vano di calmarla. Onestamente, era difficile uscire dal cinema senza avere un nodo alla gola, dopo aver visto il film. Impossibile non condividere il suo commento: “Come possiamo respirare, vivere e creare quando ci distruggono generazione dopo generazione? Perché non ci lasciano in pace?”.

Sono passati cento anni e sul territorio ucraino continuano le battaglie cruente che vedono avanzare la prima linea. Continuano nella stessa regione di Kharkiv. Negli anni Venti, alcuni scrittori della generazione – che in seguito fu chiamata il “Rinascimento giustiziato” – furono testimoni di come fu organizzato l’Holodomor (riconosciuto a livello internazionale come genocidio contro il popolo ucraino) nella regione di Kharkiv. E la Russia, in quanto successore “legale” dell’Urss, non ne ha mai risposto.

Quindi capisco bene le lacrime di quella ragazza. Da un lato, si tratta di una generazione che già comprende chiaramente che qualsiasi tentativo di costruire rapporti di fiducia con i russi non è mai finito bene per l’Ucraina. D’altra, sente ripetere da parte di alcuni la solita retorica che chiede agli ucraini di “riconciliarsi” con i propri vicini.

Nel marzo 2023, la residenza letteraria è stata (ri)aperta nella “Casa della Parola” a Kharkiv. La stessa casa. La sua prima residente divenne una scrittrice, una volontaria e un membro del Pen Club ucraino, Viktoriia Amelina. Dal 2022 aveva documentato l’invasione e i crimini di guerra russi in Ucraina con l’organizzazione per i diritti umani Truth Hounds. È morta il 1° luglio 2023 a causa delle ferite riportate quattro giorni prima nel bombardamento a Kramatorsk da parte dell’esercito russo. Nella prefazione che fece al diario di un altro scrittore assassinato dai russi, Volodymyr Vakulenko, scrisse: “La mia peggiore paura si sta avverando: sono dentro un nuovo ‘Rinascimento compiuto’”. Giovane, talentuosa e anche una voce della sua generazione.

E tutto si ripete ancora una volta. Allora vi chiedo: “Cosa e con chi gli ucraini dovrebbero negoziare?”.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)