giovedì 16 maggio 2024
Dove si trova, oggi, “l’Impero continentale delle droghe”? La risposta non teme smentite: in Sud America che, guarda caso, si colloca nel Global South. Il che non è proprio una premessa tranquillizzante, dato che droghe a diffusione massiva (centinaia di milioni di consumatori sparsi in tutto il mondo e, in particolare, nell’opulento e molle Occidente) rappresentano di fatto la più temibile, infinibile “Guerra ibrida” che mente umana abbia mai potuto concepire. Nel solo Nord America, il flagello dell’ecatombe annuale per morti da overdose (oggi soprattutto a causa del fentanyl) pretende la sua remunerazione con centinaia di migliaia di vittime all’anno. Di chi è la colpa? Dei consumatori, come dicono i “produttori”? O di questi ultimi, come sostengono le polizie di tutto il mondo, visto che i circuiti criminali non si fermano dinnanzi a nulla pur di veicolare e diffondere l’utilizzo delle droghe, senza distinzione di razza, ceto e censo? Una vera e propria “Democrazia della morte”, insomma. E il bello è che Nazioni le quali più diverse tra di loro non potrebbero essere, come quelle del Sud America, hanno tutte le stesse caratteristiche di un omogeneo Impero del Male, dato che i veri player sono i grandi boss del narcotraffico e le spietate gang criminali che a essi fanno riferimento.
Il solo vantaggio, per noi, in questo quadro drammatico e destabilizzante, è che finora non sia emerso un vero e proprio Imperatore (continentale) del male, in versione criminale, rispetto a quelli politico-secolari di Zar Vladimir Putin o di Xi Jinping, quest’ultimo nuovo dominus rosso-celeste. Ci sarebbe solo da sperare che le gang sanguinarie si auto-estinguano, dato che per definizione i delinquenti si fanno guerra perenne tra di loro per la supremazia territoriale. Il fatto è che nemmeno così se ne esce, dato che, a quanto pare, la fabbrica del crimine e il reclutamento di soldati criminali è praticamente senza limiti. Se ci facessero guerra alla Vladimir Putin, invadendoci, probabilmente il Resto del Mondo, come nelle grandi partite di calcio, perderebbe. Anche perché, in quei posti senza Dio, la favola della democrazia elettiva ha perso definitivamente il suo significato. Perché? La causa in primis è il denaro facile. Nulla di più ambito per chi vive nelle più estese favelas del mondo, con le fogne a cielo aperto, un sistema socio-familiare completamente saltato e una povertà dilagante, senza freni, non dissimile da quella africana. E, anche qui, come nel Continente nero, siamo tra le terre più ricche del mondo per materie prime e spazi sconfinati per la produzione agricolo-alimentare. Tanto è vero che, per non farsi mancare nulla, le mafie si sono appropriate perfino delle coltivazioni di “oro verde”, che poi consiste nella produzione agricola dell’avocado, su scala intensiva.
Ed è proprio il Denaro facile della droga che ha invertito l’equazione della democrazia elettorale: sono i boss che eleggono i politici, Presidenti della Repubblica compresi. E chi osa fare campagna elettorale o istituzionale contro di loro è un uomo morto. Infatti, da quelle parti fare il magistrato onesto non è solo a rischio, ma un vero e proprio suicidio! E, come si è visto, se porti una divisa da tutore dell’ordine, meglio lasciarsi corrompere che finire all’obitorio. Del resto, dal punto di vista pratico, lo stipendio mensile di un poliziotto o di un amministratore locale rappresenta una trascurabile parte di quello che guadagnano i giovani delinquenti, vendendo droga e comprando sul mercato nero armi micidiali, che i poliziotti ordinari nemmeno si sognano di avere in dotazione. Qualche esempio pratico servirà da monito. Soltanto pochi anni fa, nel 2019, l’Ecuador era una pacifica meta turistica, con un tasso di omicidi al di sotto del sette percento su centomila abitanti. In pratica, la stessa percentuale degli Stati Uniti per l’analogo rapporto. A soli quattro anni di distanza, nel 2023, l’indicatore della criminalità è aumentato di ben quaranta punti, all’incirca, attestandosi a 45 omicidi ogni 100mila abitanti. Il record si raggiunge con il 48/100mila nella città di Durán, molto vicina al grande porto di Guayaquil, facendo così dell’Ecuador la regione del Sud America in cui si muore di più per atti violenti.
La ragione? L’esplosione del traffico di cocaina proveniente dalla Colombia e diretta in Europa, che transita attraverso i porti ecuadoregni controllati dalle gang criminali, violente e disposte a tutto pur di arricchirsi. A El Salvador, invece, hanno acquisito grande risonanza nel mondo le gesta del suo attuale Presidente di ferro, Nayib Bukele, che, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza contro il dilagare delle gang e degli omicidi, ha imprigionato con procedure ultrasemplificate ben 80mila presunti affiliati alle consorterie criminali, pari all’un percento della popolazione di El Salvador! Inutile dire che la misura ha avuto talmente tanto successo, da far crollare gli indici di criminalità e il tasso di omicidi, che sono scesi a livello di quelli europei.
E siccome bisogna copiare da chi fa meglio, il 21 aprile scorso, a seguito dello svolgimento di un apposito referendum, i cittadini ecuadoregni hanno approvato a larghissima maggioranza le misure anticrimine proposte dal presidente Daniel Noboa. L’esito della consultazione ha prodotto l’adozione delle seguenti misure: abolizione del divieto costituzionale di estradizione dei criminali; ricorso all’utilizzo dell’esercito per il pattugliamento permanente delle strade e la sorveglianza delle prigioni; cancellazione della possibilità di rilascio su cauzione dei criminali in stato di arresto. Tra qualche anno, saremo costretti a fare la stessa cosa, quando il fentanyl farà in Europa le stesse stragi che avvengono ogni anno negli Usa?
di Maurizio Guaitoli