lunedì 13 maggio 2024
Tbilisi rappresenta uno “Stato cuscinetto” importante per Mosca, ma i cittadini non la pensano allo stesso modo. Dopo le tensioni del 2008, in cui la Georgia rischiò di diventare un’Ucraina ante temporis, anche oggi il Paese caucasico rischia grosso con le proteste scatenate dal progetto di legge sulle influenze straniere. Un provvedimento già provato dall’Esecutivo l’anno scorso e riproposto ora con titolo diverso, voluto dal partito al Governo Sogno Georgiano e ribattezzato da chi non ci sta come “legge russa”. Questo perché la norma assomiglia molto alla legislazione già vigente a Mosca, che ostacola fortemente i media esteri e oppositori del Cremlino. Una minaccia alla libertà dei giornali stranieri e alle aspirazioni del Paese di entrare nell’Unione europea, certificate dallo status di candidato ottenuto a dicembre 2023.
Il mese scorso, nella notte fra il 12 e il 13 aprile migliaia di georgiani si sono riversati in piazza per dire “no” al progetto del Governo e ribadire la volontà di procedere nell’iter di adesione all’Ue. Proteste inaugurate – a dire il vero – il 9 aprile, giorno in cui Sogno Georgiano ha presentato il disegno di legge in Parlamento. Da allora, le manifestazioni non si sono fermate, e hanno causato l’intervento della polizia con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e addirittura proiettili di gomma. Arrestando e ferendo decine di persone. Le ultime, nella notte tra ieri e oggi, avrebbero portato a 20 arresti fra i manifestanti.
Il contenuto della legge russa è a dir poco controverso: il disegno prevede che tutti i media e le organizzazioni non governative che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti da soggetti esteri debbano registrarsi come entità “che perseguono gli interessi di una potenza straniera”. Questo le sottoporrebbe a un regime giuridico separato, con tanto di onerosi obblighi di rendicontazione, oltre a pesanti sanzioni amministrative in cambio di non conformità. Su quest’ultima, spetterà al Governo guidato da Sogno Georgiano decidere, attraverso un processo di monitoraggio non del tutto “trasparente”. La ciliegina sulla torta sta nel fatto che il Partito ha già la maggioranza per votare il passaggio della legge in Parlamento. La presidente di Tbilisi, Salomé Zourabichvili, ferma oppositrice della legge russa, con il suo veto non potrà fare nulla. Infine, qualora questo provvedimento diventasse realtà, violerebbe gli articoli 11 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, compromettendo così il futuro europeo della Georgia.
di Zaccaria Trevi