Cameron: “L’Ucraina può usare le armi britanniche contro obiettivi russi”

martedì 7 maggio 2024


L’Ucraina può usare le armi fornite dalla Gran Bretagna per colpire obiettivi all’interno della Russia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Cameron durante la sua recente visita a Kyiv. “L’Ucraina ha questo diritto”, ha detto Cameron, aggiungendo: “Proprio come la Russia sta colpendo in Ucraina, si può capire che l’Ucraina senta il bisogno di garantire la propria difesa”. Questa presa di posizione del ministro degli Esteri britannico rappresenta un elemento di novità rispetto alle caute posizioni adottate dalla maggior parte dei partner occidentali dell’Ucraina negli ultimi due anni. Da quando è iniziata l’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, la maggior parte dei Paesi che sostengono l’Ucraina ha insistito sul fatto che le armi occidentali dovessero essere utilizzate esclusivamente all’interno dei confini dell’Ucraina internazionalmente riconosciuti e non potessero essere impiegate contro obiettivi all’interno della Federazione Russa. Queste restrizioni riflettono le preoccupazioni diffuse nelle capitali occidentali di una possibile escalation dell’attuale guerra di aggressione contro l’Ucraina in un conflitto europeo molto più ampio. Mosca ha abilmente sfruttato la paura dell’Occidente di un’escalation, con i funzionari del Cremlino che mettono sistematicamente in guardia sulle possibili ripercussioni di una più incisiva politica di sostegno all’Ucraina. L’ultimo a esprimersi in tal senso è stato il patriarca Kirill che, durante la cerimonia per la Pasqua ortodossa, ha detto che la guerra potrebbe allargarsi se la diplomazia non fermerà la mano dei militari.

In questo scenario, non mancano le minacce nucleari di Vladimir Putin. Il Cremlino, annunciando l’esercitazione con armi nucleari, ha aggiunto che queste “rispondono alle affermazioni occidentali sull’invio di truppe in Ucraina.” L’alto rappresentante per la Politica estera europea, Joseph Borrell ha confermato che l’Unione deve “fornire a Kyiv gli aiuti militari promessi”. Finora, le tattiche intimidatorie della Russia si sono rivelate molto efficaci. Minacciando di intensificare la guerra, Mosca è stata in grado di rallentare il flusso degli aiuti militari all’Ucraina, scoraggiando allo stesso tempo la consegna di alcune specifiche tipologie di armamenti, il che ha oggettivamente limitato la capacità di Kyiv di attaccare obiettivi perfettamente legittimi all’interno della Russia. Ciò ha posto l’Ucraina in una situazione di significativo svantaggio militare. Già massicciamente in inferiorità numerica e di armi rispetto al suo avversario russo, l’Ucraina ha dovuto difendersi senza la possibilità di schierare armi occidentali contro le infrastrutture militari russe. I critici di questo approccio sostengono che l’Occidente stia effettivamente costringendo l’Ucraina a combattere contro un avversario molto più grande con una mano legata dietro la schiena. Con l’esistenza del loro Paese minacciata, gli ucraini stanno utilizzando le armi a loro disposizione per contrattaccare. La recente campagna di attacchi con droni a lungo raggio contro le raffinerie russe, per esempio, ha danneggiato il settore energetico russo, ma ha diviso i partner dell’Ucraina. Mentre gli Usa sono stati critici con Kyiv per questa scelta, la Francia ha espresso il proprio sostegno.

La situazione relativa all’uso di armi occidentali sul territorio russo è stata ulteriormente complicata dalle rivendicazioni territoriali del Cremlino. Nel settembre 2022 Mosca ha dichiarato “l’annessione” di quattro regioni ucraine e le ha incorporate ufficialmente nella Costituzione russa. I combattimenti sono continuati in tutte e quattro le province ucraine parzialmente occupate, con l’esercito ucraino che ha utilizzato anche le armi occidentali su questi territori che il Cremlino illegittimamente considera ora parte della Russia. In questo modo, l’Ucraina ha ripetutamente smascherato il bluff di Putin e ha messo in luce la vacuità del ricatto nucleare della Russia. Alcune settimane dopo che il dittatore di Mosca aveva annunciato in pompa magna l’ingresso di Kherson nella Federazione Russa, le truppe ucraine liberarono la città. Invece di reagire impiegando la potenza dell’arsenale nucleare russo, Putin ha semplicemente accettato questa umiliante sconfitta e ha ritirato il suo esercito oltre il fiume Dnipro.

Una situazione analoga si è registrata in Crimea, dove la reazione del Cremlino ai crescenti attacchi ucraini sulla penisola occupata dai russi è stata altrettanto deludente. Sin dalla prima occupazione della Crimea nel 2014, Putin ha descritto la penisola in termini quasi mistici, come un simbolo del ritorno della Russia allo status di grande potenza. Tuttavia, quando l’Ucraina ha utilizzato una combinazione di droni navali sviluppati localmente e missili da crociera forniti dall’Occidente per affondare o danneggiare circa un terzo della flotta russa del Mar Nero, Putin ha ordinato alla maggior parte delle navi da guerra superstiti di ritirarsi dalla Crimea e cercare riparo nei porti russi. In definitiva, nonostante il ruolo cruciale svolto dalle armi occidentali nel successo ucraino, non vi è stato alcun segno che ciò abbia portato ad un’escalation da parte della Russia. Come ha recentemente dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, l’Europa, purtroppo, è già in una “nuova corsa agli armamenti” scatenata dalla Russia e l’unica cosa che si può fare è “vincerla”, anziché far finta che non esista. 

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)