giovedì 2 maggio 2024
Vladimir Putin è solo l’ultimo di una lunga serie di governanti russi che hanno tentato di cancellare l’identità nazionale ucraina e costringere gli ucraini a identificarsi come russi. Quando i soldati russi occuparono Borodianka nel febbraio 2022, uno dei loro primi atti fu quello di sparare alla testa del monumento della città dedicato a Taras Shevchenko, che è stato un poeta, scrittore, umanista e pittore ucraino. La sua eredità letteraria è ritenuta uno dei pilastri della moderna letteratura ucraina e, in senso più ampio, della stessa lingua ucraina. Questa simbolica dimostrazione di ostilità verso l’identità ucraina ha iconicamente rappresentato, in modo crudo, l’essenza della guerra scatenata da Vladimir Putin. L’invasione di oggi è l’ultimo capitolo di una storia molto più lunga di aggressione imperiale russa contro l’Ucraina. Per centinaia di anni, generazioni di governanti russi hanno cercato di sopprimere l’identità nazionale ucraina e costringere gli ucraini ad abbandonare la loro ricerca d’indipendenza. La Russia ha usato di tutto, dai divieti linguistici, alle uccisioni mirate, alle deportazioni di massa, alle carestie artificiali e alle ondate di spietata russificazione.
Questi sforzi continuano. Chi ha di recente avuto modo di visitare la località di Izyum, nella regione di Kharkiv, nell’Ucraina orientale, ha potuto vedere una città che è stata sotto l’occupazione russa per gran parte del 2022 e che rimane vicina alla linea del fronte. Le cicatrici dell’occupazione sono ovunque, con gran parte della città in rovina e i villaggi vicini ancora circondati da mine. Oltre alla morte e alla distruzione, l’esercito russo ha portato al seguito anche libri di testo scolastici, giornali militari e altri strumenti di propaganda che glorificavano l’Impero russo. La russificazione era ovviamente una priorità assoluta per le forze di occupazione. I residenti locali ricordano bene come le truppe russe più violente sembravano credere sinceramente che uccidendo gli ucraini avrebbero salvato la Russia. Tuttavia, coloro che hanno vissuto l’occupazione non hanno espresso paura. Nonostante le condizioni di vita disperate e la costante insicurezza, non c’era alcun senso di disperazione. Invece erano più sicuri che mai della loro identità. Vladimir Putin ha fornito ampie indicazioni sulle sue intenzioni durante i preparativi per l’invasione del febbraio 2022. In un notevole saggio dell’estate 2021, ha sostenuto a lungo che gli ucraini sono in realtà russi (“un solo popolo”), dipingendo l’Ucraina indipendente come un’entità artificiale e ostile. Questo documento è stato ampiamente interpretato come una dichiarazione di guerra all’identità nazionale ucraina. Ben presto è stato distribuito ai soldati russi, con l’obiettivo di convincerli che era necessario e giustificato applicare le misure più dure possibili contro chiunque avesse insistito a identificarsi come ucraino.
Una volta iniziata l’invasione, è stato subito evidente che si trattava di una guerra contro ogni aspetto dell’identità nazionale ucraina, compresa la lingua, la cultura e il patrimonio. Questo programma genocida è stato delineato in un editoriale apparso brevemente sulle piattaforme mediatiche del Cremlino nei primi giorni dell’invasione prima di essere silenziosamente cancellato una volta diventato chiaro che il tono trionfante dell’articolo era prematuro. Utilizzando il lessico della conquista imperiale, l’autore ha attribuito a Putin il merito di aver risolto la “questione ucraina” per le generazioni future, e ha strombazzato il ripristino della Russia alla sua “pienezza storica”. Mentre l’invasione si svolgeva, l’avanzata delle truppe russe presto mise in pratica l’ideologia imperialista del Cremlino. In un’eco agghiacciante dei crimini zaristi e sovietici contro l’umanità, leader della comunità, attivisti e patrioti ucraini furono braccati e rapiti, mentre centinaia di migliaia di persone che vivevano nelle aree occupate furono sottoposte a deportazione forzata. Coloro che rimasero dovettero affrontare una russificazione generalizzata e furono costretti ad accettare la cittadinanza russa.
L’invasione russa ha preso di mira anche il patrimonio nazionale dell’Ucraina. Centinaia di siti del patrimonio culturale sono stati danneggiati o distrutti, inclusi musei, gallerie, chiese e luoghi d’importanza storica. Nel frattempo, centinaia di migliaia di manufatti ucraini e tesori nazionali di inestimabile valore sono stati rubati e spediti in Russia, dove in molti casi sono stati riconfezionati come cimeli russi. Un numero significativo di accademici e curatori di musei russi sono stati complici di questi crimini. La guerra di oggi alla cultura ucraina ricorda la campagna del regime di Iosif Stalin volta a distruggere un’intera generazione di leader culturali ucraini durante i primi decenni dell’era sovietica. Questa generazione condannata di poeti, scrittori e artisti ucraini degli anni Venti e Trenta è diventata nota come il “Rinascimento giustiziato”. Come i suoi predecessori sovietici, anche l’esercito invasore di Putin ha preso di mira scrittori, musicisti e artisti contemporanei in quanto simboli viventi dell’identità culturale ucraina.
In un senso molto concreto, la guerra totale della Russia contro l’identità e la cultura ucraina è in realtà un’ammissione di fallimento. Ciò riflette il fatto che gli ucraini hanno rifiutato clamorosamente il cosiddetto “mondo russo” del Cremlino, riconoscendolo come uno stratagemma per soggiogare l’Ucraina. Ciò non ha lasciato a Putin altra scelta se non quella di ricorrere alla forza. L’invasione russa ha recentemente superato la soglia dei due anni e non se ne vede la fine. Ma mentre nessuno sa quando o come finirà la guerra, è già evidente che la Russia non riuscirà a cancellare l’Ucraina. Al contrario, l’invasione ha contribuito ad alimentare un consolidamento senza precedenti dell’identità ucraina che molti hanno paragonato al raggiungimento della maggiore età nazionale. Putin credeva che l’Ucraina fosse debole e che presto sarebbe crollata sotto il peso schiacciante del suo esercito invasore. Invece, l’identità nazionale ucraina è stata rafforzata in modo così profondo che potrebbe diventare pienamente evidente solo nei decenni a venire.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
di Renato Caputo (*)