martedì 19 marzo 2024
Sono riprese a Doha, in Qatar, le trattative per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, nonostante l’attacco di Tel Aviv all’ospedale di Al-Shifa di ieri. I militari israeliani si sono ritirati in mattinata dal complesso ospedaliero, azione che non ha fatto bene ai colloqui per la tregua. I mediatori qatarioti avrebbero dovuto trattenere i negoziatori di Hamas, che dopo l’offensiva israeliana avrebbero voluto lasciare i tavoli dei negoziati. Le discussioni tra Israele e Hamas saranno “lunghe, difficili e complesse”, secondo il capo del Mossad, David Barnea, che ha lasciato da poco Doha con sensazioni generalmente positive. L’obiettivo da raggiungere è un primo accordo per una pausa di sei settimane nei combattimenti, che favorisca il rilascio da parte di Hamas di donne, bambini e anziani in ostaggio in cambio della scarcerazione di palestinesi detenuti da Israele.
Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha avuto un contatto telefonico con Benjamin Netanyahu. “Ho parlato nuovamente con il premier israeliano degli ultimi sviluppi” nella guerra contro Hamas, ha scritto l’inquilino della Casa Bianca su X. “Ho continuato ad affermare che Israele ha il diritto di attaccare Hamas, un gruppo di terroristi responsabile del peggior massacro del popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto. E ho ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato come parte di un accordo per la liberazione degli ostaggi, della durata di diverse settimane, in modo da poter riportare gli ostaggi a casa e aumentare gli aiuti ai civili a Gaza”, ha concluso il capo di Stato Usa sul suo profilo social.
Ma i terroristi di Hamas continuano a “operare da ospedali e infrastrutture civili e a sfruttare civili e pazienti come scudi umani”, ha spiegato il portavoce delle Forze armate israeliane Daniel Hagari in conferenza stampa. “Anche quando i terroristi di Hamas si nascondono all’interno dell’ospedale, i terroristi si prendono cura innanzitutto di se stessi, a scapito dei pazienti e dei civili presenti”, ha precisato l’uomo davanti ai giornalisti.
Oggi, sullo sfondo di una incombente carestia, i preparativi per la tregua hanno subìto un’accelerazione. Oltre al cessate il fuoco tra Israele e Hamas, è previsto anche il rilascio di ostaggi israeliani – circa 130 civili sarebbero nelle mani dei terroristi, 32 dei quali si ritiene siano morti – e la scarcerazione di prigionieri palestinesi. Le discussioni a Doha, secondo il sito americano Axios, sono state “positive”, visto che i negoziatori israeliani rimarranno ancora nella capitale del Qatar per discutere con i mediatori egiziani e qatarioti. Ma su questa importante – seppur minima – intesa fra le parti si cela l’ombra della più volte citata offensiva di terra a Rafah, dove al momento si troverebbero circa 1,5 milioni di civili sfollati.
Per questo la Francia ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di agire “ora, non la prossima settimana” per chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Per l’ambasciatore Nicolas de Rivière la situazione è – senza troppi giri di parole – disastrosa. “Non è a causa di un disastro naturale, è una guerra e dobbiamo fermarla”, ha insistito il diplomatico transalpino. De Rivière ha poi ricordato le altre priorità comuni dell’Onu, come il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e il pieno accesso umanitario nella Striscia. “Dobbiamo agire subito”, ha concluso l’ambasciatore.
di Edoardo Falzon