Russia, il plebiscito che “incorona” Putin

lunedì 18 marzo 2024


Dopo l’ennesimo trionfo annunciato Vladimir Putin si sente più forte. Nonostante le proteste dei seguaci di Alexei Navalny, gli attacchi alle regioni di confine con l’Ucraina e un allarme droni sugli aeroporti di Mosca, Putin è stato confermato presidente con percentuali record che si avvicinano al 90 per cento. Si tratta del quinto mandato dopo già 24 anni trascorsi al potere: l’orizzonte ora è il 2030. E lo “zar”, presentandosi ieri sera al quartiere generale della campagna elettorale, ha ringraziato i russi per la “totale fiducia”. Promettendo che il Paese diventerà più forte e avvertendo gli avversari che “nessuno ci intimidirà o ci schiaccerà”. Putin, inoltre, ha rotto il silenzio sul suo oppositore morto in carcere circa un mese fa, nominandolo in pubblico e affermando che la sua scomparsa è stata un “evento triste”. Yulia Navalnaya, la vedova di Navalny, ha preso parte alla protesta contro il Cremlino andando al seggio alle 12 circondata da migliaia di sostenitori: “Putin è un gangster. Sulla scheda ho scritto il nome di Alexei”. Navalnaya non si aspettava di vedere tanta folla per un voto-farsa. Decine di cittadini russi interrompono la sua paziente attesa, il suo lento avanzamento nella coda verso l’ambasciata russa, si vogliono fare un selfie con lei.

Il capo del Cremlino si è aggiudicato tra l’87 per cento e l’89 per cento delle preferenze, con gli altre tre candidati-comparsa praticamente annientati. Il comunista Nikolai Kharitonov, in seconda posizione, si è fermato al 4,7 per cento, quello di Gente nuova, Vladislav Davankov, al 3,6 per cento e quello del Partito liberaldemocratico Leonid Slutsky al 2,5 per cento. I tre giorni in cui si sono svolte, per la prima volta, le consultazioni hanno dato i risultati sperati anche in termini di partecipazione, secondo i dati ufficiali. L’affluenza alle urne è stimata a oltre il 73 per cento, rispetto al 67,5 per cento registrato nelle precedenti presidenziali, nel 2018. Mentre si attende ancora il dato del voto elettronico. Una partecipazione massiccia, tra l’80 per cento e il 90 per cento, è stata annunciata anche nelle quattro regioni ucraine parzialmente controllate dalle truppe di Mosca e annesse dalla Russia nel 2022: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Qui la vittoria di Putin è stata, se possibile, ancora più netta. Le percentuali che gli sono attribuite arrivano fino al 95 per cento nel Donetsk, al 94 per cento nel Lugansk, al 93 per cento nella regione di Zaporizhzhia e all’88 per cento in quella di Kherson.

Il sempre più longevo leader al termine della giornata ha sottolineato che “il risultato delle elezioni dimostra che la Russia è una grande famiglia” e che c’è “totale fiducia dei cittadini sul fatto che faremo tutto come da programma”. E ha rivolto “parole speciali di gratitudine ai soldati” che combattono in Ucraina da oltre due anni: “Svolgono il compito più importante che è quello di proteggere il nostro popolo”. Poi, Putin ha lanciato un monito a chi vuole sfidare la Russia: “Non importa quanto abbiano cercato di spaventarci, di sopprimere la nostra volontà, la nostra coscienza, nessuno ci è mai riuscito nella storia. Hanno fallito ora e falliranno in futuro”. Ed ha messo in guardia la Nato che un conflitto porterebbe “a un passo dalla Terza guerra mondiale”. A sorpresa, ha poi parlato pubblicamente di Navalny nominandolo, un fatto fin qui rarissimo. Ed ha spiegato che aveva accettato di scambiarlo con dei prigionieri detenuti in Occidente, ma a patto che non tornasse in Russia.

Da Kiev, Volodymyr Zelensky ha definito Putin un uomo “malato di potere” che vuole “regnare in eterno”, ed ha affermato che le elezioni russe non hanno “alcuna legittimità”. L’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha invece salutato quella che ha definito “la brillante vittoria” di Putin. L’Occidente “ha fallito” nei suoi tentativi di boicottare le elezioni, ha affermato da parte sua il Ministero degli Esteri, la cui portavoce, Maria Zakharova, aveva rilanciato l’accusa ai diplomatici dei Paesi occidentali di “interferenze” nel processo elettorale. E questo in particolare per il sostegno dei Paesi della Ue e degli Usa agli oppositori. Code di centinaia di persone si sono formate alle 12 davanti ai seggi nel centro di Mosca e in altre città in risposta all’appello lanciato dallo stesso Navalny poco prima di morire per il cosiddetto Mezzogiorno contro Putin. Ma tutto si è svolto senza gravi incidenti, anche se la ong Ovd-Info ha segnalato 74 fermi in tutta la Russia, soprattutto per episodi individuali di protesta. Leonid Volkov, l’ex braccio destro di Navalny aggredito a martellate nei giorni scorsi in Lituania, ha affermato che la schiacciante vittoria di Putin “non ha nulla a che fare con la realtà”.

Anche nella regione frontaliera di Belgorod i seggi sono rimasti aperti in questi tre giorni nonostante i ripetuti bombardamenti ucraini e i tentativi di infiltrazione rivendicati da gruppi paramilitari russi inquadrati nelle forze di Kiev. La Russia ha affrontato questi tre giorni elettorali in un clima di tensione a causa dei timori per la sicurezza. A Mosca un notevole schieramento di polizia era visibile ieri in diversi punti strategici, comprese le principali stazioni della metropolitana. E la giornata era cominciata con la contraerea entrata in azione vicino agli aeroporti internazionale di Vnukovo e Domodedovo. Nei pressi di questo secondo scalo, ha fatto sapere il sindaco Serghei Sobyanin, è stato abbattuto un drone.


di Ugo Elfer