mercoledì 13 marzo 2024
Chi ha paura del fentanyl? Com’è noto, questa micidiale droga di sintesi è un succedaneo sintetico dell’eroina, ma 30 volte più potente, anche se i suoi effetti dopanti risultano di più breve durata. L’Europa, in questo momento storico, ha tutto da temere dalla sua diffusione di massa, visto che Joe Biden ne ha già raccolto ampiamente i frutti velenosi, che causano ogni anno negli Usa più di 100mila decessi per overdose.
Onde per cui la prima cosa che il Presidente americano ha chiesto di recente all’Imperatore Xi Jinping è stata di contenere al massimo le esportazioni cinesi all’estero (vedi America Latina e Messico in particolare) di decine di tonnellate di principi attivi per la fabbricazione del micidiale farmaco, scoperto da un chimico belga negli anni Sessanta.
Se ciò dovesse effettivamente accadere, allora i responsabili europei dell’antidroga si aspettano un importante storno verso il nostro continente dei carichi di fentanyl trasportati via nave.
Tra l’altro, la circostanza è aggravata dal fatto che sta venendo progressivamente a mancare l’eroina afghana sul mercato europeo, a causa delle recenti politiche restrittive adottate dal governo dei talebani. A suo indiscutibile vantaggio, il fentanyl è molto semplice da produrre e trasportare, diversamente dall’eroina e dalla cocaina che, essendo sostanze naturali, si ottengono rispettivamente dalla colatura del fiore di papavero e dalla macerazione delle foglie di coca. Attività queste ultime ad alto rischio per i narcotrafficanti, poiché richiedono un’elaborata manifattura e reti articolate di contrabbando. Tuttavia, una volta verificatosi lo switch, con l’abbandono degli altri tipi di oppiodi a favore del fentanyl, questo passaggio si rivela irreversibile, soprattutto a causa degli ampi margini di guadagno che ne derivano per la criminalità organizzata.
Sul mercato clandestino, infatti, un kg di fentanyl genera profitti per un milione di dollari, che è molto più di quanto si possa guadagnare con le altre droghe.
Dal punto di vista geopolitico, la diffusione di questa droga di sintesi si presta a tutta una serie di congetture complottiste non proprio infondate. Pechino, infatti, è l’unico stato a incentivare l’esportazione degli ingredienti base per la sua fabbricazione, in particolare verso il Messico e il Sud America da dove, trasformato in pillole dai cartelli messicani, va a inondare di droga il mercato statunitense. E poiché i due vicini andranno al voto presidenziale quest’anno, il successore di Andrés Manuel López Obrador dovrà decidere se continuare a essere un pericoloso Narco-Stato o un leale alleato degli Usa e dei suoi grandi capitali industriali, pronti a confluire in Messico come alternativa alla Cina.
E, per invertire la tendenza, a Pechino non basterà denunciare che la colpa dell’importazione illegale di tonnellate di fentanyl è dei consumatori americani e, detto tra le righe (cosa peraltro condivisibile), del degrado morale dell’Occidente, che non sa o non vuole adottare ferree politiche punitive nei confronti di chi fa uso di droghe.
In questo i sistemi totalitari sono ben più avvantaggiati, non dovendo rispondere in nulla alle loro opinioni interne. Ovviamente, in Usa il flagello del fentanyl ha diretti risvolti politici sulle elezioni presidenziali del prossimo anno, dato che anche i piccoli centri ne risultano colpiti e migliaia di giovani americani muoiono più a causa dell’overdose da fentanyl che per incidente stradale. Ora, ricercare il sostegno di Xi per contenere il flagello della droga significa per gli Usa legarsi preventivamente le mani in caso che la Cina accentui le pressioni su Taiwan per condizionare le future scelte di Taipei. E, per quanto possa sembrare strano, anche il fentanyl e le sue combinazioni con altre droghe sintetiche possono essere un’arma di guerra.
Ad esempio, nel 2002 le teste di cuoio russe, su ordine di Putin, utilizzarono un aerosol a base di fentanyl per neutralizzare i terroristi ceceni che avevano preso centinaia di persone in ostaggio, facendo però 130 vittime civili collaterali. L’utilizzo di aerosol di quel tipo sfrutta un vuoto normativo, dato che presenta il vantaggio di non essere un agente nervino, il cui uso è proibito in base alle Convenzioni internazionali, ma di avere un’indubbia efficacia sul sistema nervoso centrale (Cns, in sigla). Oggi, fortunatamente, esistono soggetti internazionali come l’Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons che denunciano l’utilizzo bellico degli aerosol a base di fentanyl e ne chiedono la messa al bando, alla quale naturalmente si oppongono paesi come Iran, Russia, Siria, Cina e Corea del Nord. Questo quintetto di Stati dissidenti ricade in una classifica ad hoc del Pentagono, che li designa, rispettivamente, come “una minaccia crescente” (Cina), “un rischio elevato” (Russia), “una minaccia incombente” (Corea del Nord), “un pericolo grave” da parte dell’Iran, che starebbe perseguendo la sua strategia dual-use per l’utilizzo a scopo bellico degli aerosol Cns. Questi ultimi, sul tipo di quelli utilizzati nel 2002 dai russi, sarebbero stati impiegati di recente nel 2019 dalle milizie sciite in Iraq per reprimere le manifestazioni anti-iraniane.
Se è vero che la Siria ha smantellato con la supervisione della Russia le sue fabbriche di armi chimiche, resta il fatto che Damasco ha ancora a disposizione il know-how per poter produrre in breve tempo gli aerosol di derivati Cns del fentanyl, per metterli a disposizione delle milizie di Hezbollah in Libano, facendoli passare attraverso la frontiera iraniana.
Se Teheran ha, per ora, messo in secondo piano lo sviluppo del nucleare, nondimeno ha accentuato le sue ricerche sulle armi chimiche per un loro pronto impiego sui fronti di battaglia. Avete presente che cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro se dovesse passarli ad Hamas?
di Maurizio Guaitoli