giovedì 22 febbraio 2024
L’associazione Setteottobre, nata per “combattere il negazionismo e le false notizie, perseguire l’esaltazione del terrorismo e dell’antisemitismo, contrastare le ideologie totalitarie”, ha formulato una richiesta all’ufficio del procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) affinché vengano urgentemente promosse tutte le opportune e necessarie indagini sui fatti del 7 ottobre 2023, quando più di 1200 persone ebree e israeliane, la maggior parte civili, sono state uccise e molte altre ferite e rapite da membri di Hamas nel territorio israeliano, in particolare in diversi kibbutz e moshav, e in tre piccole città attorno alla Striscia di Gaza. La formale istanza alla Cpi è stata presentata lo scorso 12 febbraio presso la sala stampa della Camera dei deputati dal presidente dell’associazione Stefano Parisi insieme all’avvocato Laura Guercio, penalista con abilitazione presso la Corte penale internazionale e docente universitario in Relazioni Internazionali, e al giornalista e scrittore Pierluigi Battista.
L’associazione Setteottobre condivide e fa proprie le parole del procuratore capo della Cpi, Karim Ahmad Khan, pronunciate il 30 ottobre 2023: “Abbiamo guardato con orrore le immagini che emergono da Israele il 7 ottobre. Penso che nessuno di noi che sia genitore o abbia figli, nessuno di noi che abbia famiglie, nessuno di noi che sia vivo, nessuno di noi che abbia amore per Dio o amore per l’umanità nel nostro cuore potrebbe non aver sentito il gelo nel cuore nell’ascoltare i vari resoconti che sono giunti da così tanti civili innocenti in Israele le cui vite sono state distrutte in quel giorno fatale. (…) Bambini, uomini, donne e anziani non possono essere strappati dalle loro case e presi come ostaggi, qualunque siano le ragioni. E quando si verificano questo tipo di atti, non possono restare non indagati e non possono rimanere impuniti. Perché questi tipi di crimini che tutti abbiamo osservato, che abbiamo visto il 7 ottobre, sono gravi violazioni, se dimostrate, del diritto internazionale umanitario”.
Nel 2015, si legge nel comunicato stampa dell’associazione, l’Autorità palestinese ha chiesto di essere ammessa allo Statuto di Roma con una dichiarazione ad hoc ed è stata ammessa come “Stato di Palestina”. Di conseguenza, la Corte penale internazionale ha giurisdizione sui crimini commessi sul territorio di Israele il 7 ottobre 2023, essendo i membri di Hamas – autori dell’attacco – cittadini palestinesi. Pertanto, “vogliamo che la Corte penale internazionale dell’Aja indaghi sugli orrendi crimini commessi da Hamas il 7 ottobre. Sono crimini contro l’umanità. Hamas ha annunciato, ha perpetrato e continua a minacciare di sterminare gli ebrei che vivono pacificamente in Israele. A quel massacro è seguita un’onda drammatica di antisemitismo e di odio verso l’Occidente. Vedere che il Sudafrica abbia trovato ascolto alla Corte di giustizia internazionale con l’accusa di genocidio a carico dello Stato ebraico è agghiacciante. È la vittima che diventa carnefice e il carnefice vittima. Speriamo che la nostra iniziativa trovi il supporto di tanti e che all’Aja si possa lavorare per ricercare la verità”, ha spiegato Stefano Parisi.
La richiesta di Setteottobre alla Corte penale internazionale è stata presentata anche a seguito dell’appello Non si può restare in silenzio (promosso da Andrée Shammah, Silvia Grilli, Alessandra Kustermann, Manuela Ulivi e Anita Friedman), per dichiarare femminicidio di massa la strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre. Un appello che ha raccolto più di 17mila adesioni.
di Angelita La Spada