martedì 20 febbraio 2024
Mosca ha definito “inaccettabili” gli appelli dell’alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell, per “un’indagine internazionale indipendente” sulla morte del dissidente russo Alexei Navalny. Per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov il capo della diplomazia dell’Ue si sarebbe spinto troppo oltre. “Non accettiamo affatto tali richieste, soprattutto da parte del signor Borrell”, ha detto il fedelissimo di Vladimir Putin in un briefing con la stampa. Inoltre, Peskov ha riferito che Mosca ritiene “infondate e rozze” le invettive della vedova Yulia Navalnaya al presidente russo, accusato di aver avvelenato il marito. Putin non avrebbe visto il filmato della donna in cui afferma di voler continuare il lavoro di opposizione del marito. “Dato che Navalnaya è rimasta vedova da poco non commentiamo”, ha aggiunto Peskov riguardo alle accuse della moglie di Navalny.
“Un presidente che ha ucciso il suo principale avversario politico non può essere legittimo per definizione”, ha affermato Yulia, chiedendo all’Unione di non riconoscere l’esito delle prossime elezioni. Tutto questo, poco prima di incontrare a Bruxelles i ministri degli Esteri dell’Ue. Poi, la vedova del dissidente ha twittato su X: “Restituite il corpo di Alexei e lasciate che possa essere sepolto con dignità, non impedite alla gente di salutarlo”. Successivamente, Navalnaya è stata bloccata dal social network, per poi essere riammessa sulla piattaforma poco dopo.
Anche la madre di Alexei, Lyudmilla, ha chiesto alle autorità russe, attraverso un videomessaggio, di poter riavere il corpo del figlio. “Dietro di me – ha esordito la donna – c’è la colonia penale IK-3 Lupo polare dove mio figlio Alexei è morto il 16 febbraio. Per il quinto giorno non me lo fanno vedere, non mi danno il suo corpo e non mi dicono nemmeno dove si trova”, ha affermato Lyudmilla Navalnaya nel video. “Mi rivolgo a Vladimir Putin, la soluzione del problema dipende solo da te. Fammi vedere finalmente mio figlio”, ha concluso la madre del dissidente morto.
di Zaccaria Trevi