lunedì 19 febbraio 2024
La morte era probabilmente l’unico modo in cui Alexei Navalny sarebbe riuscito a sfuggire alla sua prigionia in Russia sulla base di accuse inventate dal presidente russo Vladimir Putin. Con i media russi che riferiscono che Navalny è morto dopo aver fatto una passeggiata nella colonia penale artica dove era detenuto, ne abbiamo la conferma. Il volto della genuina opposizione anti–Putin in Russia, l’ex avvocato, blogger, investigatore anticorruzione, candidato alla presidenza e prigioniero ha offerto, per molti, la migliore alternativa democratica al putinismo. Mentre la maggior parte dei russi lo vedeva con apatia, Navalny costruì un movimento nazionale basato sulla denuncia della corruzione dilagante e del gangsterismo del sistema di Putin. Anche se non ha mai avuto alcuna speranza di vincere le elezioni russe truccate o di scatenare un’improvvisa rivolta popolare per rovesciare la leadership russa, Putin vedeva comunque Navalny e la sua squadra come una minaccia mortale.
In vista dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, Putin ha iniziato a sventrare la società civile russa e i media liberi, inclusa la Fondazione anticorruzione di Navalny (Fbk). Questa repressione, di fatto, ha sciolto o neutralizzato qualsiasi organizzazione o figura popolare attorno alla quale il popolo russo avrebbe potuto schierarsi in opposizione alla guerra in Ucraina. Dopo essersi ripreso in Germania da un tentativo di omicidio, Navalny è tornato in Russia nel 2021 per affrontare la detenzione certa e una probabile condanna a morte per essersi opposto a Putin. Poco dopo, la sua Fbk venne dichiarata un’organizzazione “estremista” e liquidata con la forza. I suoi uffici in tutto il Paese furono chiusi ed i suoi appartenenti, laddove non imprigionati, furono cacciati dal Paese. Durante le elezioni parlamentari russe dell’autunno 2021, il Cremlino ha costretto Google e Apple a rimuovere dai loro store online l’app associata al programma “Smart Voting” di Fbk, che incoraggiava gli elettori a coalizzarsi attorno a singoli candidati per sottrarre alla Duma seggi al partito Russia Unita di Putin o, quantomeno, costringere le autorità a essere ancora più sfacciate nel truccare l’esito delle elezioni.
Navalny e la sua squadra avevano il talento di sfondare l’arida desolazione del putinismo. Più di molti altri, Navalny è stato abile nel trovare le questioni e il linguaggio che avrebbero potuto attivare i russi a dispetto di un sistema progettato per convincere le persone che l’acquiescenza è preferibile alla resistenza. Agli esordi, Navalny si era opposto alla guerra in Ucraina non per la sua natura criminale e genocida, ma perché considerata disastrosa per la Russia. Questo ha fatto sì che Navalny non fosse visto con favore tra le altre vittime di Putin, in Ucraina e nel resto del mondo. L’omicidio di Navalny, tuttavia, rappresenta un importante promemoria di due fatti chiave. In primo luogo, la violenza intrinseca al regime sanguinario di Putin continuerà senza sosta finché lui e i suoi assassini – così come l’indifferenza della società russa che permette che ciò accada – non saranno fermati. Al momento, la Russia potrà essere fermata solo in Ucraina.
L’omicidio di Navalny ricorda ai membri del Congresso statunitense, che da mesi dibattono se approvare ulteriori aiuti all’Ucraina, l’urgenza con cui bisogna fermare la Russia nella sua guerra di aggressione. In secondo luogo, l’omicidio di Navalny spegne l’ultima fiamma di speranza in Russia. Per stabilizzare il proprio potere, il regime di Putin – nel periodo che ha preceduto l’invasione dell’Ucraina – ha distrutto ogni forma residua di libertà. Organizzazioni della società civile come Memorial, la più antica organizzazione non governativa russa, dedita alla memoria delle repressioni sovietiche e al tentativo di evitare che si ripetessero, sono state liquidate e bandite. Il sistema creato da Putin e dai suoi sodali nell’ultimo quarto di secolo si basa sulla creazione di un senso di inevitabilità e invincibilità. Putin deve essere visto come una figura straordinaria e il suo Stato deve essere considerato onnipotente. Ma il fatto che questo sistema possa sentirsi così minacciato non solo da un uomo come Navalny, ma anche da qualcuno per strada con un cartello bianco in segno di protesta, dimostra che non c’è nulla di inevitabile o invincibile nel putinismo.
L’imminente “rielezione” di Putin il mese prossimo è intesa come un rituale di riaffermazione del suo potere, ma l’omicidio di Navalny servirà a ricordare a tutti, anche ai russi, quali straordinari sforzi debba compiere Putin per mantenere quel potere. “La morte di Alexei Navalny nel carcere russo di Kharp rappresenta la peggiore e più ingiusta conclusione di una vicenda umana e politica che ha scosso le coscienze dell’opinione pubblica mondiale” ha detto, nel suo messaggio di cordoglio, il presidente delle Repubblica, Sergio Mattarella, aggiungendo: “Per le sue idee e per il suo desiderio di libertà Navalny è stato condannato a una lunga detenzione in condizioni durissime. Un prezzo iniquo e inaccettabile, che riporta alla memoria i tempi più bui della storia. Tempi che speravamo di non dover più rivivere. Il suo coraggio resterà di richiamo per tutti”. Volodymyr Zelenskyy, in conferenza stampa a Berlino, ha detto: “Navalny è stato ucciso” e Putin dovrà “rendere conto dei suoi crimini”. Con la morte di Navalny, Putin non ha lasciato alternative reali al suo Governo in Russia, e la possibilità di cambiamento è di fatto preclusa, ora più che mai. L’unica vera speranza per creare una nuova apertura al cambiamento in Russia è sconfiggere senza ambiguità il più grande atto di violenza commesso da Putin: la guerra della Russia per annientare l’Ucraina.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
di Renato Caputo (*)