venerdì 16 febbraio 2024
La Striscia di Gaza, quel lembo di terra martoriata dove si consuma una innegabile tragedia, viene conquistata da Israele che vince la guerra di Yom Kippur (ottobre 1973, quando a freddo e con calcolo deliberato i maggiori Paesi arabi aggrediscono lo Stato ebraico).
La Striscia di Gaza, deserto, sabbia e sassi, viene colonizzata dagli agricoltori israeliani: chi ha memoria di quel tempo può raccontare di serre e campi coltivati, irrigazione a goccia, allevamenti moderni, impianti per la desalinizzazione dell’acqua marina.
Dieci anni dopo il “falco” Ariel Sharon, fiducioso di una pacificazione che possa cominciare a mettere la parola fine a odi e rancori, dispone lo sgombero completo della Striscia di Gaza. Lo fa persuadendo i coloni israeliani a lasciare quelle terre e dove non si persuadono usa metodi “forti” e risoluti. Da quel momento a Gaza ci sono solo palestinesi, abbandonati nel loro status di profughi perché nessun Paese arabo li aiuta; gli impianti lasciati dai coloni israeliani vanno in malora. I capitali raccolti nelle madrase di mezzo mondo e gli ingenti finanziamenti dei Paesi che vogliono pogrom e sterminio di ebrei sono utilizzati per l’acquisto di missili lanciati contro Israele, per costruire la città “sotterranea” e parallela sotto ospedali, scuole e strutture civili.
Chiarito questo, recuperata un po’ di memoria, si parli pure di pace, possibili tregue, cessate il fuoco.
di Valter Vecellio