Venezuela tra complottisti ed ossessioni

martedì 30 gennaio 2024


Il Sudamerica, come ci insegna la sua storia, è avvezzo a complotti e colpi di Stato, reali o costruiti a scopo epurazione avversari; e la stabilità governativa di molte nazioni è subordinata al controllo, anche ossessivo, di qualsiasi movimento che possa creare aggregazioni militari, politiche o umane minimamente sospette.

Anche il Venezuela del comunista Nicolás Maduro non è estraneo a queste dinamiche che possono rendere fragile la struttura politica dello Stato. Infatti, il presidente venezuelano, secondo un comunicato stampa del ministero della Difesa, ha provveduto a fare arrestare, la settimana scorsa, oltre trenta ufficiali venezuelani e alcuni civili, accusati di avere ordito un complotto per uccidere Maduro. I soldati oltre ad essere tratti in arresto sono stati degradati prima, poi espulsi dalle Forze Armate.

Che il rischio per il presidente Maduro fosse alto lo dimostrano i gradi che i militari possedevano; infatti, il gruppo dei sospetti sovversivi era composto da un generale, due colonnelli, sei tenenti colonnelli, nove maggiori, due capitani, sei tenenti e sette sergenti, tutti identificati con nome e cognome e resi noti con un comunicato stampa ufficiale.

Le indagini hanno mostrato il loro coinvolgimento in azioni cospiratorie che avrebbero pianificato di colpire, in modo strategico e con modalità criminali e terroristiche, la struttura del sistema governativo frutto di elezioni regolari.

Il ministro della Difesa Vladimir Padrino ha rivelato che nel piano sovversivo degli ufficiali era programmata l’inibizione di importanti autorità istituzionali, che sarebbero state occupate sedi governative, prevedendo anche l’eliminazione del presidente.

Il Venezuela, come la totalità delle nazioni Sudamericane ‒ ma si potrebbe estendere quasi a livello planetario ‒ poggia la sua solidità sull’esercito; per il presidente Maduro le Forze Armate sono la colonna portante del suo potere. I militari controllano molti settori dell’economia strategica venezuelana, e soprattutto le società che operano nel settore dell’estrazione mineraria, compresa quella del petrolio, ma anche il sistema di approvvigionamento e distribuzione dei prodotti alimentari. Tuttavia, in questi ambiti, è noto che il virus della corruzione e del contrabbando ha vita facile; infatti, molte Ong e partiti di opposizione, da tempo denunciano la ragnatela di corruzione diffusa all’interno delle istituzioni statali che ha permesso che numerosi “servitori” dello Stato diventassero ricchi.

Maduro ha tenuto a sottolineare che questi militari traditori non sono degni di appartenere alla struttura statale, e che non rappresentano le Forze armate.

Comunque, la stabilità del Venezuela è fondamentale per l’equilibrio geopolitico non solo del continente. Infatti, dopo questi arresti, gli Stati Uniti, che in modo articolato ombreggiano sulla regione, tramite il Dipartimento di Stato si sono dichiarati seriamente preoccupati e perplessi per questi arresti che considerano eseguiti senza giusto processo, e che vanno contro lo spirito degli accordi tra il governo di Maduro e l’opposizione.

Per risposta il procuratore generale venezuelano, figura filogovernativa, Tarek William Saab, ha dichiarato alla stampa che oltre ai militari, anche una decina tra giornalisti, attivisti per i diritti umani ed ex soldati, sono interessati da mandati di cattura. Inoltre, Saab ha affermato che tutti gli arrestati hanno confessato le loro colpe, ed hanno riferito che erano state programmate azioni contro il popolo venezuelano e la “democrazia”. 

Ma come sappiamo avere confessioni e dichiarale in pubblico non è eccessivamente complicato, e anche il Governo Maduro ‒ come analogamente altri governi della regione ‒ ha la consuetudine di denunciare regolarmente i servizi segreti statunitensi di ordire complotti e attacchi contro lo Stato. E in mancanza di sospetti verso gli Usa, le accuse di complotti e sabotaggi verso le istituzioni venezuelane sono dirette agli onnipresenti cartelli della droga e narcotrafficanti vari, soprattutto colombiani, e ugualmente ai partiti di opposizione. 

In realtà Maduro non è la prima volta che denuncia tentativi sovversivi contro lo Stato, ma è evidente che certe tipologie di strutture governative e di potere, basano la propria solidità anche sulla “generazione di complotti”. Questi sono funzionali per apportare epurazioni, annichilimenti o eliminazioni di possibili antagonisti politici o militari. Nella fattispecie del Venezuela l’eliminazione di alti ufficiali, giornalisti e civili, rivela probabilmente un forte valore di instabilità politica che Maduro tenta di nascondere.

Se questo tentativo fallito di sovvertire il governo venezuelano fosse vero, farebbe coppia con l’altra impacciata azione che ha visto l’Ecuador denunciare un tentativo di golpe poche settimane fa; e visti i risultati, mi fa considerare che in Sudamerica non ci sono più i golpisti di una volta!


di Domiziana Fabbri