L’Ecuador rischia la guerra civile

mercoledì 10 gennaio 2024


L’Ecuador vive una fase di caos assoluto. Ieri pomeriggio un gruppo di uomini armati e incappucciati ha fatto irruzione in uno studio del canale pubblico televisivo, in diretta, della città di Guayaquil, epicentro da mesi delle violenze. Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato “il conflitto armato interno” e “guerra” ai narcos, ordinando l’evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito. Un clima esplosivo da giorni divampato nelle ultime ore con segnalazioni di saccheggi e violenze, per ora smentite ufficialmente dalle forze dell’ordine. Nelle drammatiche immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, uomini incappucciati, vestiti con delle tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte. Molti giornalisti con le mani giunte li pregano di aver salva la vita. Dopo una mezz’ora di panico, le luci dello studio si sono spente e s’è solo potuto sentire l’arrivo delle forze speciali della Polizia. “Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda”, ha detto all’Afp uno dei giornalisti in un messaggio su WhatsApp.

Secondo le ultime informazioni l’azione degli agenti è riuscita a liberare gli ostaggi e arrestare parte del gruppo degli aggressori. Durante l’assalto alla tivù, il presidente, Daniel Noboa, ha dichiarato che è in corso un “conflitto armato interno” nel paese, chiedendo per decreto lo spiegamento e l’intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato. Noboa ha identificato come “terroristiche” e “attori non statali” alcune delle più potenti organizzazioni criminali di narcotraffico attive sul territorio. Il caos si è riservato nelle strade con i militari per strada mentre si moltiplicano i saccheggi dei centri commerciali. Alcuni hanno filmato uomini armati mentre sparano a vetture della polizia e diverse macchine bruciate per strada. Si moltiplicano appelli a rimanere per casa, mentre c’è chi segnala di bande di criminali che stanno cercando di fare irruzione nelle università per catturare degli ostaggi.

È salito a 13 morti, vari feriti e 70 arresti il bilancio delle violenze provocate da bande criminali, soprattutto nella provincia ecuadoriana di Guayaquil a seguito dello stato di emergenza introdotto dal presidente Daniel Noboa. Le vittime – riferisce il sindaco Aquiles Alvarez in una conferenza stampa – sono state registrate nel corso di diversi attacchi contro la popolazione civile e contro la polizia registrati nel corso della giornata. Un commissariato è stato colpito da un attentato, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver impedito l’accesso ai locali affollati. La città si prepara intanto al secondo giorno di coprifuoco, in vigore a partire dalle 23. Il trasporto su gomma e la circolazione sono sospese, mentre l’accesso all’aeroporto – che resta aperto – è limitato solo alle persone in possesso di biglietto. Le aree sensibili e i penitenziari sono circondati dalle forze armate.

L’Assemblea nazionale dell’Ecuador ha espresso il suo sostegno alle Forze armate e di polizia del Paese, in seguito alla dichiarazione di “conflitto armato interno” del presidente Daniel Noboa, motivata dall’invasione di un gruppo armato in un canale televisivo a Guayaquil e da attacchi simultanei in diverse città, che hanno provocato almeno dieci morti e tre feriti. In una dichiarazione pubblica, firmata dai rappresentanti di tutti i partiti, il Parlamento – che ieri era stato evacuato a causa dei disordini – ha precisato che il sostegno include l’adozione di indulti e/o amnistie nei casi necessari per garantire il lavoro degli addetti alla pubblica sicurezza. Il Congresso ha inoltre appoggiato l’azione del Governo in materia di sicurezza per ripristinare la pace e l’ordine nel territorio nazionale, oltre a chiedere che i responsabili delle evasioni dal carcere siano individuati e puniti. I parlamentari hanno sottolineato che stanno lavorando in unità, indipendentemente dalle diverse correnti politiche e ideologiche che rappresentano. “La situazione attuale richiede collaborazione e coesione. Siamo impegnati ad affrontare questa sfida in modo responsabile e comune”, hanno sottolineato. L’Ambasciata d’Italia in Ecuador informa i cittadini italiani presenti nel Paese che sta seguendo con la massima attenzione gli sviluppi della situazione in corso. Raccomanda inoltre, per qualsiasi situazione di emergenza, ad utilizzare il numero telefonico messo a disposizione +593(0) 999780861.


di Redazione