Ucciso il numero due di Hamas

mercoledì 3 gennaio 2024


Un drone israeliano ieri ha raggiunto e colpito un ufficio di Hamas nella periferia sud di Beirut. Sono morte sei persone, tra queste il numero 2 di Hamas: il vicecapo del cosiddetto Politburo dell’ala politica dell’organizzazione palestinese, Saleh al-Arouri. L’Egitto, da par sua, ha informato Israele di aver congelato il proprio ruolo di mediatore tra lo Stato ebraico e le fazioni palestinesi nei negoziati sugli ostaggi. Così riferiscono fonti egiziane alla tv israeliana Kan.

Intanto, è in corso lo sciopero generale del commercio nelle principali città della Cisgiordania, come Ramallah, Nablus ed Hebron. Una reazione, questa, all’uccisione di al-Arouri, nativo del villaggio di Arura (Ramallah). A quanto pare, sono in programma oggi altre manifestazioni. Dal canto suo, il governo libanese invita Hezbollah a non rispondere all'uccisione di al-Arouri. Il ministro degli Esteri del Paese, Abdallah Bou Habib, spiega alla radio della Bbc: “Li esortiamo a non rispondere da soli e dialoghiamo con loro a questo riguardo”. Inoltre, come informato da SkyNews, aggiunge: “Siamo molto preoccupati. I libanesi non vogliono essere trascinati, anche Hezbollah non vuole essere trascinato in una guerra regionale”.

Per Al Jazeera Hamas avrebbe identificato i palestinesi uccisi ieri nell’attacco a Beirut, dove è deceduto Saleh al-Arouri. Ossia Samir Effendi (il soprannome è Abu Amer), del braccio armato di Hamas, considerato il capo della divisione tecnologica dell’organizzazione terroristica in Libano e responsabile dell’azione militare di Hamas nel sud del Paese, come sottolineato da Ynet. Poi Azzam al-Aqra, (Brigate Qassam): per Israele sarebbe l’organizzatore in Libano degli attacchi terroristici allo Stato ebraico. Le altre vittime, insiste Kan, sono Muhammed Shahin, Muhammad al Rayes, Muhammad Bashasha, componenti del gruppo armato Al Jamaa al-Islamyia, che gravita tra Libano e Siria, ai confini con Israele. Infine, Ahmed Hammoud, che avrebbe fatto parte di Hamas.

Per la cronaca, sale a 175 il bilancio dei caduti israeliani dall’inizio delle operazioni lanciate nella Striscia alla fine di ottobre. L’esercito, contemporaneamente, sta allargando le maglie delle operazioni nella parte centrale della Striscia di Gaza, praticamente all’altezza della città di Khan Yunis.

Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, a RaiNews 24 ammette: “Il nostro primo obiettivo, dell’Italia e del G7, è impedire che il conflitto si allarghi. Tutte le nostre iniziative sono portate a ridurre la tensione, in un contesto veramente molto deteriorato perché non c’è soltanto la guerra che si sta combattendo nella Striscia di Gaza, c’è lo scontro tra Israele e gli Hezbollah al confine settentrionale e poi ci sono i ribelli yemeniti che stanno attaccando i mercantili nel Mar Rosso”.

Secondo Tajani “bisogna fare di tutto perché la tensione diminuisca. Non è certamente facile, ma ci auguriamo che il buonsenso prevalga tra tutti, anche a Teheran che non deve più sostenere i ribelli yemeniti, e a Gerusalemme dove è giusto che il Governo difenda l’identità territoriale, ma attenzione alla popolazione civile palestinese. L’Italia sta facendo tutto ciò che può e ne abbiamo parlato a lungo con il segretario di Stato Usa Antony Blinken per fare il punto della situazione. Abbiamo la responsabilità di coordinare il lavoro dei vari Paesi per costruire la pace e la serenità”. Con la chiosa finale, ossia che in Medio Oriente l’unica soluzione possibile è quella “di avere uno Stato di Israele libero e indipendente che riconosca uno Stato palestinese libero e indipendente, il quale a sua volta riconosca il diritto di Israele ad esistere. Questo è l’obiettivo finale. Certamente ci sono molti che non vogliono che si raggiunga questo obiettivo, ma è l’unico che potrà permettere la stabilità”.


di Alessandro Buchwald