2024: prospettive di ordine o di caos?

venerdì 22 dicembre 2023


Il 2024 sarà proiettato verso l’ordine o verso il caos? Le prospettive segnalano la seconda ipotesi. Oltre trecento micro-conflitti sono in atto per il possesso/controllo dell’acqua in tutto il pianeta; una trentina sono crisi più pericolose e alcune di queste quasi di valore geopolitico. Un esempio è la diga Renaissance in Etiopia, che gestisce il flusso delle acque del Nilo (Bianco) che attraversa il Sudan, ma soprattutto che condiziona la portata idrica in Egitto. Poi, abbiamo la crisi ucraina, dove il “blocco militare” solleva lo spettro di una spartizione del Paese che il presidente Vladimir Putin vede potersi realizzare con la vittoria di Mosca in primavera. A seguire, la “questione” israelo-palestinese: in Medio Oriente una soluzione giusta e pacifica tra israeliani e palestinesi è praticamente non avvistabile nemmeno in un orizzonte lontano. Inoltre, si sta delineando una profonda demarcazione, costruita con l’odio verso l’Occidente e un insanabile – e cronico – crescente divario tra l’islam e le altre religioni monoteiste.

La situazione mondiale appare quindi disperata, incoraggiata da un pessimismo diffuso sulle previsioni geopolitiche per il 2024. Negli Stati Uniti si rischia, a breve, di far presagire la fase di caos nelle relazioni internazionali. In Africa – dove disordini, guerre e colpi di Stato sono in esponenziale aumento – i pochi Paesi che pare siano stabili sono supportati da potenze occidentali in declino, eppure dirompenti dal punto di vista geopolitico. Da non dimenticare, inoltre, l’inasprimento delle tensioni sino-americane: una miccia è sempre accesa tra Cina e Taiwan dove, anche lì, gli Stati Uniti cercano di porre il loro peso sulla bilancia del “potere”. Il Sudamerica sembra il laboratorio di un alchimista politico, con i cileni che prediligono la Costituzione del dittatore Augusto Pinochet (governò dal 1973 al 1990), piuttosto che una riforma costituzionale. Abbiamo le ambizioni espansionistiche venezuelane ai danni della Guyana, per non parlare del Messico gestito da inquietanti “cartelli”, spina nel fianco dei confini statunitensi. Particolare attenzione va data oggi al liberista Javier Milei, insediatosi appena dieci giorni fa, che per cercare di sollevare l’Argentina dallo sfacelo peronista ha già svalutato il peso in previsione di una “dollarizzazione”, ottenendo in nelle ultime ore la prima notevole protesta di piazza, pare spontanea. L’India risulta al momento un immenso Paese in forte espansione da tutti i punti di vista, con ambizioni correlate.

Fermandomi qui, e non esaurendo le enunciazioni delle criticità geopolitiche, un quadro non allettante si delinea all’orizzonte, aggiungendo la “matriosca” del vertice Cop28, un imbarazzante scenario dove i “principi” emiratini – e i cugini – in tre giorni hanno cambiato, solo sulla carta, l’idea di come continuare a sfruttare la loro fortuna, passando dal confermare l’uso dei “fossili” a garantire di rinunciare, ma solo dal 2050, allo sfruttamento dell’oro nero e affini. Venticinque anni sono lontani ma anche probabilmente “letali”, soprattutto per la maggior parte dei sottoscrittori dell’accordo.

Il fattore che scaturisce è che ciascuna di queste tendenze contribuisce al crepuscolo della globalizzazione e a una riorganizzazione delle relazioni internazionali che disegnano lo scenario geopolitico di domani. Quindi, l’uso dell’ingranaggio della “forza”, soprattutto se usato da nazioni nuclearmente robuste, modifica le regole del gioco ben oltre il campo di battaglia. Così, la guerra in Ucraina diventa un catalizzatore dei blocchi nel vecchio mondo, accelerando in modo formidabile i cambiamenti nel sistema internazionale impostato prima del conflitto. Da tutto questo la Nato, Organizzazione del trattato del Nord Atlantico, tra uno scossone e l’altro rinvigorisce la sua alleanza, esplorando le implicazioni del rilancio del blocco euro-atlantico, magari aggiungendo “membri” dai connotati rischiosi. Quindi, ordo ab chao o caos? Considerando l’incommensurabile importanza che viene data ai conflitti nel tracciare i destini della storia, il chao potrebbe essere anche la soluzione in attesa di un ordo lontano da compiersi. Oppure chao e ordo sono la stessa cosa?


di Fabio Marco Fabbri