Expo 2030: perché Riad?

lunedì 4 dicembre 2023


A pochi giorni di distanza dal 28 novembre quando il Bie (Bureau International des Expositions) ha affidato a Riad, capitale dell’Arabia Saudita, l’organizzazione dell’Expo 2030, ci si può chiedere: perché? Un successo, quello saudita, ottenuto senza troppi affanni. Riad dopo questa vittoria schiacciante, ospiterà l’Esposizione universale. I risultati non lasciano dubbi: oltre i due terzi dei 165 voti sono andati alla capitale saudita, che ha incassato 119 consensi, contro i 29 di Busan, nella Corea del Sud e i 17 della ignorata Roma. Il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, si è dichiarato orgoglioso del risultato, interpretando il voto come un gesto di enorme fiducia della Comunità internazionale che spingerà i sauditi a soddisfare le aspettative di tutti.

L’organizzazione saudita è stata strategica; a Parigi, dove si è celebrata la votazione del Bie, ha sfoderato a suon di milioni tutto il suo potenziale. Ha preso in affitto per quattro giorni la bellissima location, dotata di uno stupendo parco, il Pavillon de Vendôme, ubicato nella sciccosa omonima piazza, al fine di suggellare con classe la candidatura, tra filmati e immagini proiettati su schermi giganti dove venivano mostrate le bellezze della penisola araba: archeologia nabatea, oasi, deserti, dune, cammelli. Tra l’altro, sono stati offerti ai visitatori miele, datteri freschi, tè, in un quadro di ostentazione di sicurezza e capacità organizzativa. Numerosi sauditi, con indosso il classico shemagh, la sciarpa a scacchi bianchi e rossi, intonandosi con la coreografia, passeggiavano sicuri tra gli stand allestiti da mano esperta.

Ma quale è l’ambizione che spinge l’Arabia Saudita a esporsi a livello mondiale? Una risposta può essere che il regno wahhabita mira a diventare una meta turistica, puntando a uno sviluppo del settore dell’accoglienza e svago, che porterebbe con sé una serie di fattori di valore economico enorme e, magari, a fare concorrenza alla ormai affermata Dubai. Da tempo si dice che quest’area geografica, cresciuta con il petrolio, dovrà affrontare “l’era” post oro nero. Quindi, la sfida è quella di gettare le basi per una nuova economia slegata dalla preziosa fonte energetica, magari a basso impatto ambientale, con una diversificazione dello sfruttamento delle ricchezze finora poco utilizzate. Per gli strateghi di Riad, il turismo sostenibile è una delle leve per diventare un Paese attraente, già dotato di un fascino proprio. In questa ottica, la governance saudita sta favorendo la costruzione di hotel di lusso e infrastrutture di accoglienza: per il tutto sono già stati stanziati oltre ottocento miliardi di dollari. Il settanta per cento degli investimenti è finanziato dai privati. Solo questi due dati potrebbero essere le risposte alla domanda “perché proprio Riad?”, aggiungendo – nel novero – le minimali pretese della burocrazia dei Saud.

L’area di interesse dei gruppi alberghieri è in particolare ad Al-Ula, centro turistico in fase di realizzazione, ubicato in mezzo al deserto, vicino a un sito archeologico nabateo. Qui già troviamo un moltiplicarsi di progetti di hotel di lusso da parte di gruppi come Marriott. Quest’ultimo ha previsto, entro il 2025, il termine della costruzione di una struttura da 260 camere, numerosi ristoranti, spa, piscina, centro fitness, sale riunioni e non ultimo un centro business. L’obiettivo della famiglia Saud e dei gruppi internazionali, già presenti nella Penisola, e quello di attrarre almeno due milioni di visitatori all’anno (oggi sono non oltre duecentocinquantamila). Quindi, per il business mondiale avere una realtà libera da vincoli “strutturali e burocratici” rende l’operazione Expo 2030 sulla linea di quella “anarchia organizzata” classica di certi contesti socio-economici dove le decisioni sono veloci, e allo stesso tempo prese da una cerchia ristretta. Ricordo che a Parigi per l’Esposizione universale del 1889, fu costruita dal Massone Gustave Eiffel la “Torre”, a Bruxelles per l’Expo del 1958 l’Atomium; a Seattle, negli Stati Uniti, fu edificato per l’Expo del 1964 lo Space Needle. Più recentemente, nel 2021/22, l’Expo di Dubai (2020) ha accolto oltre venticinque milioni di visitatori, e nel 2025 l’Expo si celebrerà ad Osaka, in Giappone. Infine, va ricordato che l’Esposizione universale 2030 coincide con Vision 2030, un programma di riforme volto a ridurre la dipendenza del Regno saudita dal petrolio, con l’obiettivo di collocarsi tra le dieci più importanti economie mondiali. Quindi Expo/Vision 2030 è una congiuntura che potrebbe avvalorare la spiegazione alla domanda “perché Riad?”.


di Fabio Marco Fabbri