Osce: il tentativo macedone di “assecondare” la Russia ha aggravato i problemi

sabato 2 dicembre 2023


Per la prima volta dal febbraio 2022, i ministri degli Esteri occidentali hanno partecipato ad un evento in Europa a cui era presente anche il capo della diplomazia russa, Sergey Lavrov. Per quasi due anni, la Russia, responsabile dell’aggressione contro l’Ucraina, è stata costantemente esclusa da tutte le organizzazioni internazionali, di cui calpesta i principi. Lavrov, considerata una delle persone chiave della Federazione Russa, ha trovato porte chiuse agli eventi svolti nelle capitali europee, oppure lui stesso si è rifiutato di parteciparvi. Memorabile fu il momento in cui, nei primi giorni dopo l’invasione su larga scala, quando Lavrov intervenne in videocollegamento ad una riunione delle Nazioni Unite a Ginevra, quasi tutti i presenti lasciarono insieme la sala. Anche l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha evitato una possibile partecipazione di Lavrov agli incontri svolti lo scorso anno, quando – durante la presidenza polacca – al ministro degli esteri russo ed al suo team non furono rilasciati i necessari visti. Il boicottaggio ha però registrato una parziale battuta di arresto questa settimana.

La Macedonia del Nord, che quest’anno presiede i lavori dell’Osce, temendo il possibile collasso dell’organizzazione in caso di una nuova messa al bando della Federazione Russa, ha acconsentito all’arrivo del Ministero degli Esteri della Federazione Russa e ha soddisfatto tutte le sue richieste. L’incontro ministeriale è stato, però, un fallimento per la Macedonia ancor prima della sua conclusione. Il boicottaggio, avviato dal ministro ucraino Dmytro Kuleba, è stato sostenuto dai capi delle diplomazie di molti Paesi chiave, tra cui il segretario di Stato americano Anthony Blinken. L’Ucraina sa bene che Lavrov continuerà a distruggere l’Osce, indipendentemente dal fatto che altri Stati cedano alle sue richieste o meno. Sergey Lavrov ha dimostrato la propria totale noncuranza delle regole. Ad esempio, invece dei consueti tre minuti, riservati a ciascun rappresentante, ha parlato per quasi un quarto d’ora, senza che, peraltro, il presidente macedone facesse alcuna osservazione o tentasse di interromperlo. Tuttavia, la cosa più grave non è legata alla forma, ma alla sostanza del suo discorso. “L’Osce, di fatto, si sta trasformando in un’appendice della Nato e dell’Ue. L’organizzazione, diciamocelo, è sull’orlo del baratro. Sorge una semplice domanda: ha senso investire forze nel suo rilancio?” ha detto Lavrov. Successivamente, in una conversazione con i giornalisti russi, il capo della diplomazia russa ha aggiunto che non vede praticamente alcuna possibilità di salvare l’Osce dal collasso.

Del resto, non sarà difficile per Mosca bloccare l’operatività dell’Osce in quanto le decisioni devono essere prese all’unanimità e, solo in alcuni casi, secondo lo schema del “consenso meno uno”. La Russia, con la complicità della Bielorussia, è quindi in grado di bloccare qualsiasi decisione. “Per questo l’Ucraina ha offerto ai colleghi dei Paesi europei un’altra opzione”, ha detto Dmytro Kuleba. Secondo lui l’unico modo per salvare l’Osce è espellere la Federazione Russa dall’organizzazione. Tuttavia, Mosca ha potuto incassare il sostegno di alcuni Stati. Ad esempio, il ministro ungherese, Peter Sijarto, ha chiesto la fine della fornitura di armi all’Ucraina ed ha incontrato Lavrov, dimostrando che non partecipa al boicottaggio diplomatico. Anche il ministro degli Esteri austriaco, Shallenberg, ha avuto un incontro con il ministro russo ed ha esortato a “non aver paura del dialogo”. Le azioni della Grecia a sostegno della Federazione Russa sono state alquanto inaspettate. Dopo che la Bulgaria si era rifiutata di far passare l’aereo russo nel proprio spazio aereo fino a quando tutte le persone sanzionate, tranne lo stesso Lavrov (in particolare la propagandista del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova) non fossero state rimosse dalle liste dei passeggeri, la Grecia ha accettato di fornire un corridoio aereo senza porre la medesima condizione.

La maggior parte degli altri Paesi ha sostenuto Kyiv incondizionatamente. Lavrov ha dovuto affrontare una vera valanga di iniziative e proteste a Skopje. Solo un giorno prima dell’inizio dell’incontro ministeriale, quando è diventato chiaro che la visita di Lavrov avrebbe avuto luogo, il ministro ucraino ha annunciato che avrebbe annullato il suo viaggio a Skopje per protesta. A tal proposito, l’Ucraina è stata immediatamente sostenuta dagli Stati baltici. Ben 13 dei 31 Paesi membri della Nato si sono rifiutati di recarsi a Skopje, ma anche quelli che sono arrivati – dopo una cena comune, alla quale Lavrov non era presente, hanno deciso di non partecipare all’incontro, per non finire allo stesso tavolo con lui, ed hanno delegato propri rappresentanti. Hanno fatto questa scelta, ad esempio, il segretario di Stato Anthony Blinken e il capo della diplomazia dell’Ue Josep Borrell. La Lituania ha dato un segnale ancora più forte, lasciando vuoto il proprio scranno. È interessante notare che, anche se Borrell aveva detto inizialmente che avrebbe voluto intervenire personalmente ed era arrivato per questo a Skopje, ha poi evitato di intervenire all’incontro perché si è reso conto che questa legittimazione di Lavrov sarebbe stata inaccettabile. All’evento non si sono presentati nemmeno i ministri degli Esteri di Italia, Gran Bretagna, Canada, Polonia e Belgio. Quando Lavrov ha preso la parola, l’Ucraina ed i rappresentanti di molti altri Paesi hanno lasciato la sala in modo dimostrativo, il che ha causato la reazione nervosa del ministro russo che non si è trattenuto dal commentare e, interrompendo la lettura del proprio discorso, ha detto in tono sollevato: “Lasciatemi solo!”, cioè “lasciatemi in pace!”. Cosa intendesse esattamente dire con queste parole è difficile da comprendere, ma è possibile affermare, con assoluta certezza, che Lavrov non sembra abbia ottenuto una vittoria diplomatica. Tuttavia, questo è solo l’inizio della storia.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)