Cop28, il paradosso degli accordi sul fossile

giovedì 30 novembre 2023


È ufficialmente partita la Cop28, a Dubai, la conferenza mondiale sul clima voluta a cadenza annuale dalle Nazioni Unite, e durerà fino al 12 dicembre. Ma l’evento non è iniziato con le premesse migliori. Infatti, il summit verrà ricordato per le assenze più che per le presenze. Pur essendo attesi i leader di più di 200 Paesi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il capo di Stato cinese Xi Jinping e Papa Francesco non hanno preso parte al vertice internazionale. I primi due a causa di un’agenda troppo fitta, l’ultimo per motivi di salute. Alcuni avrebbero perfino definito l’incontro “la Cop del paradosso”, visto che il contrasto al cambiamento climatico e l’inversione di rotta sulle emissioni potrebbero seriamente passare in secondo piano.

La prima contraddizione, è la sede. La scelta dell’Onu di assegnare la conferenza sul clima agli Emirati Arabi Uniti, il settimo produttore di petrolio al mondo e uno dei principali esportatori di idrocarburi del pianeta, è stata a dir poco contestata. C’è invece chi sostiene che tutti gli attori della transizione energetica andrebbero coinvolti nel dibattito, nessuno escluso. Ma una cosa è l’inclusione, un’altra – ben diversa – è il patrocinio.

A pesare sulla Cop28 sono principalmente i sospetti, alimentati da un servizio esclusivo della Bbc, secondo cui gli Emirati vorrebbero approfittare della riunione di così tanti leader – e del ruolo di paese ospitante – per promuovere accordi economici sull’energia fossile. Secondo i documenti entrati in possesso dell’emittente britannica, il team dell’Emiro avrebbe confessato ai governi di una quindicina di Paesi che Adnoc – l’azienda statale petrolifera di Abu Dhabi – vorrebbe collaborare con loro per sviluppare progetti sui combustibili fossili. “Le riunioni private sono private”, è stata la risposta degli Emirati, che non hanno comunque negato di aver utilizzato il summit della Cop28 per “colloqui di lavoro”. Tra gli Stati presenti nel dossier della Bbc figurerebbero Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania, Paesi Bassi, Brasile, Cina, Arabia Saudita, Egitto e Kenya.


di Zaccaria Trevi