L’acqua di Fukushima non dovrebbe essere un problema

venerdì 17 novembre 2023


L’acqua di Fukushima continua a essere un argomento di discussione nel panorama internazionale, ma non dovrebbe essere così. Secondo il leader cinese Xi Jinping il riversamento delle acque della centrale nucleare colpita dallo tsunami nel 2011 sta avendo un forte impatto sulla “salute dell’umanità”. Le preoccupazioni del Dragone sono state palesate al premier nipponico Fumio Kishida nel corso di un summit bilaterale a San Francisco, negli Stati Uniti. Il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Mao Ning, ha aggiunto che Xi avrebbe esortato il premier giapponese a considerare le “legittime preoccupazioni in patria e all’estero”. Kishida ha prontamente ribattuto, chiedendo di revocare il divieto cinese all’import di prodotti ittici nipponici.

Anche perché è stato dimostrato scientificamente che l’acqua di Fukushima non è nociva. O almeno, non più di quanto lo siano le acque dell’Oceano in generale. A fare chiarezza sulla questione, in Italia, è L’avvocato dell’Atomo: un gruppo di fisici, ingegneri e appassionati – guidato dal ceo, Luca Romano, un fisico teorico con master in giornalismo scientifico – che combattono quotidianamente contro la disinformazione riguardo al nucleare. Secondo il team blu, delle 1,17 tonnellate di acqua contenuta nelle cisterne di stoccaggio della centrale nucleare, circa 20 grammi sono realmente radioattivi. Il corrispettivo di due tazzine di caffè. Questa “acqua triziata” non può, in alcun modo, essere separata dal liquido restante, e quindi viene riversata in mare.

L’Oceano Pacifico, poi, è già di per sé molto più radioattivo (solo il potassio 40 contenuto nel suo bacino ha un indice di radioattività di 15mila Exa-Bequerel) della tonnellata e poco più di acqua usata per raffreddare i reattori di Fukushima. Quindi, quei famosi 20 grammi di acqua contaminata, non potrebbero in alcun modo alterare gli equilibri naturali del mare nipponico, né tantomeno contaminare la flora e la fauna marittima del Giappone o dei Paesi confinanti. Tuttavia, la psicosi collettiva derivata dall’atavica paura del nucleare continua a fare il gioco di chi, economicamente o politicamente, punta sul cavallo della disinformazione.


di Redazione