La fucina del terrore

lunedì 13 novembre 2023


L’orribile massacro del 7 ottobre da parte di Hamas ha portato al centro dell’attenzione il nuovo asse Cina-Russia-Iran. I leader autoritari si sono opposti ai piani israeliani per distruggere Hamas e hanno invece chiesto – all’unisono – un immediato cessate il fuoco. Nelle loro “sorridenti” dichiarazioni, sembravano godersi il caos e la minaccia per gli Stati Uniti e i loro alleati. Del resto, l’Iran – da quasi tre settimane – fornisce la propria assistenza agli autori degli attacchi missilistici contro le forze statunitensi in Iraq e Siria. A settembre, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha visitato una mostra di armi iraniane a Teheran. Dall’invasione in Ucraina, avvenuta nel febbraio 2022, la Russia ha intensificato la cooperazione militare con l’Iran, anche nel settore che potrebbe aiutare Teheran a sviluppare un missile balistico intercontinentale. Il mese scorso, il corpo delle Guardie della rivoluzione islamica iraniana ha lanciato con successo un satellite in orbita. È la terza volta che ciò accade dal 2020. L’Iran ha fornito alla Russia armi per la sua guerra contro l’Ucraina, compresi droni e addestramento. La Russia – da tempo – corteggia i terroristi sponsorizzati dall’Iran ed ha biasimato pubblicamente Israele perché “ignora le vite dei palestinesi”.

Israele ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina e ha accolto i rifugiati ucraini, ma ha rifiutato di fare molto di più per assistere l’Occidente nel suo sostegno all’Ucraina. Tuttavia, sarebbe un grave errore ritenere positive le relazioni tra Israele e la Russia. Esponenti di Hamas hanno avuto molteplici colloqui con alti funzionari russi. Mentre gli Stati Uniti devono far fronte all’ondata di attacchi missilistici iraniani contro le basi americane, la brutale guerra della Russia contro l’Ucraina va avanti. L’Ucraina, a sua volta – utilizzando armamenti forniti dagli Usa – ha distrutto con successo alcuni elicotteri ed altri importanti obiettivi russi, a ricordare che la guerra è dinamica e che l’Ucraina sta ancora cercando di respingere i russi dal suo territorio.

Nel frattempo, lo scorso ottobre, un gasdotto e un cavo di telecomunicazioni che collegavano il nuovo membro della Nato, la Finlandia, con un altro membro della Nato, l’Estonia, sotto il Mar Baltico, sono stati interrotti. Gli investigatori finlandesi hanno detto che potrebbe essere stato intenzionale. Due navi si trovavano nelle vicinanze della zona al momento dell’accaduto: una cinese e una russa. L’attenzione delle indagini si è concentrata sulla nave cinese. Xi Jinping ha fornito sostegno diplomatico all’Iran e quest’anno ha incontrato il presidente iraniano Ebrahim Raisi. L’Iran non si è limitato ad aumentare il suo comportamento aggressivo, attraverso le organizzazioni terroristiche che sostiene, ma ha anche cercato di sequestrare navi commerciali in transito nello Stretto di Hormuz. Da parte sua, l’esercito cinese ha intensificato le azioni di disturbo e le manovre minacciose contro i sistemi aerei senza pilota e le navi americane e dei Paesi alleati degli Stati Uniti, sebbene volino e navighino in acque internazionali. La Cina ha utilizzato pericolosi cannoni ad acqua e laser. Due settimane fa, una nave cinese ha colpito una nave delle Filippine nel Mar Cinese Meridionale.

Prima che Vladimir Putin lanciasse l’invasione dell’Ucraina, fece visita a Xi, e i due annunciarono il loro patto e descrissero la loro amicizia come “senza limiti”, specificando che “non esistono aree di cooperazione proibite”. L’obiettivo comune di Cina e Russia è quello di sovvertire l’ordine internazionale esistente. L’Iran, dal canto suo, è ben felice di unirsi allo sforzo di creare caos e violenza. Gli sfrontati attacchi contro le risorse occidentali sono così frequenti e numerosi da far ritenere che l’obiettivo di cambiare lo status quo non riguardi un futuro lontano, ma si stia realizzando proprio mentre ne parliamo. Nonostante le speranze degli analisti occidentali che il successo dell’Ucraina nel respingere i russi e nel degradare l’esercito russo avrebbe messo in imbarazzo Xi e lo avrebbe indotto ad allontanarsi da Putin, l’amicizia tra i due leader è aumentata così come lo scambio di visite ufficiali e le iniziative di cooperazione. Anche la cooperazione energetica tra i due Paesi è cresciuta negli ultimi due anni e la società statale russa Rosatom ha costruito impianti energetici in Cina. Purtroppo, non è questo lo sviluppo più preoccupante. Funzionari del Pentagono hanno confermato che Rosatom sta fornendo uranio arricchito al reattore nucleare autofertilizzante della Cina.

La Russia ha rilanciato il suo programma di armi nucleari e non rispetta più il Trattato Start, che pone un limite alle armi nucleari strategiche dispiegate da Stati Uniti e Russia. La Cina è nel mezzo di un “breakout strategico”, espandendo il suo arsenale nucleare e migliorando i suoi sistemi di lancio, e si prevede che disporrà di più di 1.500 testate nucleari entro il 2035. Escludendo un cambiamento improvviso e inaspettato nei piani di Xi, per la prima volta nella storia gli Stati Uniti si troveranno ad affrontare due avversari nucleari paritari. Cina e Russia hanno inoltre ampliato le loro esercitazioni militari congiunte nel Pacifico e quest’estate undici navi russe e cinesi hanno operato vicino alle Isole Aleutine, un arcipelago appartenente all’Alaska, provocando la risposta di quattro cacciatorpediniere della Marina Usa. Ad aggiungere un’ulteriore dimensione a questa collaborazione tossica, volta a seminare il caos, si è aggiunto il contributo della Corea del Nord, entusiasta fornitrice d’armi ad attori che vanno da Hamas all’Iran, nonché alla Russia. Pyongyang viene favorita in questi suoi traffici dal rifiuto della Cina di imporre sanzioni.

L’esercito della Corea del Sud ha affermato che, nel brutale attacco del 7 ottobre, Hamas potrebbe aver utilizzato granate con propulsione a razzo e proiettili di artiglieria da 122 millimetri provenienti dalla Corea del Nord. Kim Jong-Un ha visitato la Russia a settembre, promettendo che avrebbe tenuto fede agli accordi tra i due Paesi. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ringraziato il “sostegno incrollabile” di Pyongyang alla guerra della Russia contro l’Ucraina e ha espresso il “pieno sostegno e solidarietà” della Russia al regime nordcoreano. Il patto tra queste nazioni sembra aver dato vita ad un vero e proprio asse del terrore. Cercare di separare i Paesi che ne fanno parte o concentrarsi su un singolo teatro a scapito di un altro sarebbe un grave errore. È chiaro che questi quattro cavalieri della disgregazione globale stanno lavorando assieme. Ciascuna di queste tirannie ha obiettivi territoriali espansionistici. La Russia sotto Putin sta cercando di ricostituire l’impero sovietico. La Cina ha ambizioni territoriali, muovendosi per controllare le acque internazionali sulle quali rivendica la propria sovranità, e con l’intenzione più volte palesata di inghiottire Taiwan, non appena le circostanze lo consentiranno. L’Iran ha mire sul territorio di Israele, puntando al genocidio del popolo ebraico. La Corea del Nord è ancora tecnicamente in guerra con la Corea del Sud e quindi ha ambizioni territoriali a sud del 38° parallelo. I quattro, sebbene molto diversi tra loro sotto molti aspetti, sono simili nel lavorare per porre fine all’ordine mondiale che ha prevalso per tre generazioni.

Il coinvolgimento e il sostegno della Cina agli altri tre contraddice ovviamente la sua ambizione di voler essere riconosciuta come potenza benefica sulla scena mondiale. I suoi tre alleati difficilmente si preoccupano di contrastare l’ovvia verità che sono aggressori maligni. Tuttavia, Pechino presumibilmente ritiene di avere più da guadagnare che da perdere lavorando con loro. I leader del Giappone e della Corea del Sud hanno collegato la necessità che l’Ucraina prevalga sulla Russia e l’impatto che ciò avrà sulla decisione di Xi di muoversi contro Taiwan. Le democrazie dovrebbero prendere atto di ciò che sta diventando dolorosamente ovvio. Occorre incrementare gli investimenti nel settore della Difesa, indispensabili per impedire che i conflitti più piccoli diventino molto più grandi. È fondamentale comprendere quale sia la posta in gioco e da chi sia composto l’asse che minaccia la pace e la stabilità internazionale. Negli Usa, il Congresso dovrà aprire la strada. I leader della sicurezza nazionale in entrambe le Camere si sono fatti avanti contro la frangia “neoisolazionista”. C’è una scintilla di speranza che Johnson possa svolgere un ruolo vitale in questo momento chiave. In Europa occorre acquisire la stessa consapevolezza, senza ulteriori indugi. La verità è che divisi si perde. L’allineamento di Cina, Russia e Corea del Nord con i sadici assassini di Hamas appoggiati dall’Iran deve destare l’attenzione dei politici delle democrazie liberali. Non c’è spazio per ingenuità e scelte improvvisate. La pace e la sicurezza mondiale sono sull’orlo di un baratro, ogni esitazione può risultare fatale.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)