giovedì 9 novembre 2023
Giovedì scorso le autorità statunitensi hanno annunciato un elenco di sanzioni contro aziende e cittadini russi. Finora si credeva che i Paesi che sostengono l’Ucraina non potessero più sorprendere i russi con nulla di nuovo. Tuttavia, il nuovo pacchetto statunitense di sanzioni si è rivelato più incisivo e doloroso del precedente. L’inclusione del progetto di gas naturale liquefatto Arctic Lng 2 nell’elenco delle sanzioni è stata una sorpresa per molti. Si tratta di un progetto da 25 miliardi di dollari di cui la società russa Novatek possiede il 60 per cento. Scelta inaspettata, perché il restante 40 per cento appartiene a investitori stranieri. In particolare, il 10 per cento è posseduto dalla China National Petroleum Corporation (Cnpc), un altro 10 per cento è della China National Offshore Oil Corporation (Cnooc), ambedue colossi cinesi del settore petrolifero. Un ulteriore 10 per cento è detenuto dalla francese Total e l’ultimo 10 per cento è di proprietà di un consorzio delle società giapponesi Mitsui e Jogmec.
A seguito di tale scelta, queste aziende si trovano di fronte a un’alternativa molto spiacevole: o conformarsi alle sanzioni americane, il che significherà di fatto la necessità di cancellare come perdite gli investimenti già effettuati nel progetto (le autorità russe non permetteranno loro di vendere una partecipazione per un prezzo ragionevole) o ignorare le sanzioni, rischiando di essere inclusi, a loro volta, nella lista delle società sanzionate dagli Stati Uniti. Nel primo caso sono in gioco centinaia di milioni di dollari per ciascuno dei partecipanti stranieri (nel progetto sono già stati investiti più di 6 miliardi). Nel secondo caso, molto di più. Questa volta, Washington ha davvero preso di mira coloro che aiutano le aziende russe a eludere le sanzioni. Ad esempio, l’elenco aggiornato delle sanzioni comprende anche 15 aziende degli Emirati Arabi Uniti. Inoltre, in questo pacchetto non vengono colpite le “filiali” di imprese o banche russe, ma soggetti stranieri che continuavano a collaborare con la Russia. Lo stesso elenco include società registrate in Lettonia, Svezia e Irlanda. Inoltre, se i partecipanti stranieri rimangono nel progetto Novatek, non è affatto certo che possano trarne dei profitti. L’inclusione di Arctic Lng 2 nell’elenco delle sanzioni americane mette in discussione la continuazione dei contratti di fornitura già conclusi, che avrebbero dovuto iniziare all’inizio del 2024.
Le nuove sanzioni statunitensi hanno colpito non solo il settore russo dei combustibili e dell’energia, ma anche il settore finanziario. Altre 7 banche russe e una banca lussemburghese sono state inserite nella lista nera. Quest’ultima – la East-West United Bank – è una società controllata al 100 per cento da Sistema, che era già soggetta a sanzioni. Infine, cattive notizie per i russi che cercano di investire in borsa. Nell’elenco delle sanzioni è stata inclusa la Borsa di San Pietroburgo, fino a poco tempo fa specializzata nella negoziazione di titoli esteri, compresi quelli americani. Dalle 18 del 2 novembre la piattaforma ha interrotto le negoziazioni di azioni estere. Il 6 novembre sono state aperte le negoziazioni solo con le blue chip russe, tra cui Gazprom, Rosneft, Sberbank, Polyus e Nornickel, e per l’accesso alle transazioni con titoli esteri è stata prevista la chiusura per almeno 7 giorni. Le azioni della borsa stessa sono scese di un quarto negli ultimi tre giorni lavorativi, ma – cosa più importante – le opportunità per i russi di investire il proprio denaro sono diventate ancora una volta molto più modeste. Molti perderanno somme ingenti su questo.
Qualcuno prima o poi troverà un modo per acquistare e vendere titoli esteri. Tuttavia, si tratterà ancora una volta di uno schema temporaneo, che in qualsiasi momento potrebbe crollare e portare nuove perdite invece che profitti. Investire in tali condizioni è piuttosto azzardato, quindi i panieri azionari in cui i russi metteranno le loro “uova” diventeranno ancora una volta più ristretti. Ciò significa che l’affidabilità e la sostenibilità degli investimenti a lungo termine risentirà. Dopo gli Stati Uniti, anche gli europei prevedono di inasprire le restrizioni. Alla fine della scorsa settimana, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato un ulteriore pacchetto di sanzioni. Sarà il dodicesimo e comprenderà un ampliamento degli elenchi di sanzioni e nuove restrizioni sull’esportazione di beni europei in Russia e sull’importazione di beni russi nell’Ue. Inoltre, la presidente della Commissione europea ha promesso che verranno adottate ulteriori misure per inasprire il tetto del prezzo del petrolio.
Tuttavia, non è appropriato parlare di misure nuove da parte di Bruxelles. Le proposte della Commissione europea, che tutti prevedono potranno essere presentate questa settimana, devono ancora essere approvate dai governi nazionali e, come dimostra l’esperienza degli ultimi “pacchetti” approvati, durante il processo di contrattazione la quantità e la qualità delle misure possono cambiare anche in modo rilevante. Gli addetti ai lavori ritengono che gli europei, molto probabilmente, porranno l’accento sul monitoraggio del rispetto delle restrizioni già in vigore. Tuttavia, come nel caso degli Stati Uniti, è auspicabile possano esserci spiacevoli sorprese per il Cremlino che potrebbero complicare la vita degli investitori e delle aziende russe. Chissà se anche la Commissione europea riuscirà a sorprendere Mosca, adottando ulteriori misure immediate ed efficaci.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
di Renato Caputo (*)