Bruxelles: un’inchiesta svela la presenza di spie russe

mercoledì 25 ottobre 2023


Il Ministero degli Esteri belga ha rifiutato di rivelare ai giornalisti l’elenco dei diplomatici russi che sono attualmente nel Paese. Nel 2022, 48 dipendenti dell’ambasciata russa sono stati espulsi dal Belgio per spionaggio. Secondo il centro di investigazioni, Dossier Center, la maggior parte di loro erano effettivamente agenti dei servizi d’intelligence russi sotto copertura. Ovviamente, queste espulsioni non hanno eradicato il problema. Ci sono ancora spie professioniste nella missione russa a Bruxelles. Dossier Center assieme alle testate giornalistiche De Tjid (Belgio), Der Spiegel (Germania), Paper Trail Media, Expressen (Svezia), Delfi (Estonia), Vsquare e Frontstory.pl (Polonia), nonché Icjk (Slovacchia), hanno svelato alcuni dei loro nomi. Cosa fanno in Europa? Perché le autorità non hanno fretta di sbarazzarsene?

Il Belgio è uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea. La sua capitale, Bruxelles, ospita il quartier generale dell’Ue e della Nato. Inoltre, Bruxelles è considerata un “centro di spionaggio russo”. Prima dello scoppio della guerra di aggressione su vasta scala contro l’Ucraina, c’erano – a Bruxelles – più di 200 dipendenti della Svr, del Gru e del quinto servizio dell’Fsb. Nel 2022, l’attività dell’intelligence russa è aumentata notevolmente. Tra coloro che furono espulsi lo scorso anno c’erano sia dipendenti dell’ambasciata russa a Bruxelles sia personale della rappresentanza della Russia presso la Nato e l’Ue. Nella maggior parte dei casi, Dossier Center è riuscito a stabilire le connessioni esistenti tra alcuni di loro e i servizi d’intelligence russi. Per determinare il coinvolgimento dei diplomatici russi nelle attività di intelligence, Dossier Center ha utilizzato dati relativi alla loro istruzione, carriera e residenza (spesso figurano registrati presso edifici appartenenti ai servizi di intelligence). I diplomatici espulsi, molto probabilmente, raccoglievano dati militari e commerciali e facevano anche attività di lobby per la Russia. Tuttavia, le autorità europee, a quanto pare, non elimineranno completamente queste spie e la rappresentanza russa nell’Ue continuerà ad operare.

La sede della rappresentanza diplomatica della Federazione Russa si trova in un luminoso edificio di tre piani nel pieno centro di Bruxelles. In precedenza, questo edificio ospitava l’Hotel Brugmann. Nel 1946, l’Unione Sovietica acquistò l’intero stabile per adibirlo alla sua missione commerciale. Dal 1988, esiste una missione sovietica permanente in Europa. Primo dettaglio non trascurabile è quello della posizione. La sede della rappresentanza diplomatica della Federazione Russa è ubicata letteralmente accanto al Palazzo Reale di Bruxelles, alla residenza del primo ministro del Belgio, al Parlamento nazionale belga e a quello europeo. Dopo lo scoppio della guerra contro l’Ucraina, i diritti della missione diplomatica russa sono stati significativamente ridotti. Ora l’ufficio di rappresentanza ha diritto di contattare le istituzioni occidentali esclusivamente per questioni tecniche. In ogni caso, questo significa che i diplomatici russi continuano a comunicare con i funzionari europei. Peraltro, i giornalisti belgi ritengono che i membri dell’intelligence russa continuino a collaborare con i loro colleghi del Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti, Kgb bielorusso. Fino al 2022, l’accreditamento nella missione permanente presso l’Unione europea consentiva ai diplomatici russi di muoversi liberamente all’interno degli edifici dell’Ue (anche se dovevano essere accompagnati da funzionari dell’Ue per proteggere le aree del Consiglio e della Commissione europea). Ora ciò non è più possibile.

In questo contesto, nel maggio del 2023, i giornalisti della testata De Tijd si sono interessati per sapere chi fossero coloro che lavoravano nella delegazione russa, ma si sono scontrati con un muro di gomma. Hanno inviato una richiesta formale al Ministero degli Affari esteri belga per ottenere l’elenco aggiornato dei diplomatici russi presenti nel Paese, in base alla normativa vigente in Belgio. Con sorpresa dei giornalisti, l’elenco non è stato fornito. Il Ministero belga ha inizialmente motivato il diniego con la tutela dei dati individuali del personale russo. Questa è una novità per i belgi: in precedenza le autorità condividevano senza alcun problema i nomi e gli incarichi dei dipendenti delle missioni diplomatiche. Ora il Ministero degli Esteri belga ha rifiutato persino di rivelare il numero dei membri della missione diplomatica russa. A quanto pare, le autorità sono sensibili a questo aspetto per non far degradare ulteriormente le relazioni diplomatiche con il Cremlino che sono già seriamente compromesse. Nemmeno il verdetto della Commissione sull’accesso ai documenti amministrativi, che ha stabilito che il Ministero degli Esteri belga non ha ragioni significative per celare i nomi ai giornalisti, ha portato a una modifica della decisione ministeriale. A fronte di una ulteriore richiesta, il Ministero degli Esteri ha risposto che l’importanza dell’accesso dei giornalisti a queste informazioni “non supera la protezione delle relazioni internazionali federali del Belgio”. Prima dell’invasione dell’Ucraina, l’ufficio di rappresentanza russo a Bruxelles forniva in modo autonomo informazioni sui propri dipendenti. L’ultima istantanea della pagina web disponibile nell’archivio di Wayback Machine è datata 4 febbraio 2022. A quel tempo c’erano 61 persone in elenco. Se da tale lista si escludono l’ex capo della missione, Vladimir Chizhov, e l’attuale ambasciatore, nonché i 19 diplomatici espulsi, restano 40 nominativi. Tra questi, gli autori dell’inchiesta hanno trovato diversi diplomatici che potrebbero avere legami con i servizi d’intelligence russi.

Ad esempio, il consigliere amministrativo Dmitry Vishnyakov, secondo il suo vecchio profilo sui social network, ha frequentato l’Accademia dell’Fsb dal 1998 al 2003. Il secondo segretario, Dmitry Golovenkin, era registrato, come residenza, presso la sede moscovita del Gru su Khoroshevskoe Shosse. Il consigliere d’ambasciata, responsabile della cooperazione per la lotta contro gli stupefacenti, Alexey Stepanov, da quanto risulta nella sua biografia, ha studiato all’Istituto militare della bandiera rossa, scuola frequentata più dai dipendenti dell’Svr che da personale diplomatico. Anche gli incarichi svolti in precedenza da Stepanov sono piuttosto atipici per un diplomatico: ufficiale presso il comando di un Reggimento di ingegneria radio, traduttore senior presso il Centro di addestramento delle forze missilistiche antiaeree, oltre a un periodo di servizio svolto presso la Direzione principale della cooperazione militare internazionale del Ministero della difesa della Federazione Russa. Un documento preparato, per conto del Governo, dal Servizio di Sicurezza dello Stato belga, nel marzo dello scorso anno, menziona altri tre diplomatici espulsi legati all’Svr, confermando gli esiti di una precedente inchiesta di Dossier Center ed Eu Observer.

L’anno scorso, Dossier Center scrisse anche che l’attuale capo della missione, l’ambasciatore Kirill Logvinov, era probabilmente un ufficiale dell’Svr. Allora Logvinov, secondo Eu Observer, sarebbe dovuto essere dichiarato persona non grata, ma ciò non avvenne. E quest’anno è stato promosso, da Mosca, capo della rappresentanza diplomatica russa. Nonostante le significative restrizioni imposte alla missione diplomatica russa a Bruxelles, Logvinov continua ad essere particolarmente attivo. Malgrado la guerra di aggressione contro l’Ucraina, è riuscito a organizzare – proprio a Bruxelles – numerosi ricevimenti per le delegazioni di Paesi amici del Cremlino: Cina, Corea del Nord, Bielorussia, Siria, Libano, Cuba, Iran, Nicaragua e Venezuela. Da quanto è emerso con questa inchiesta, risulta evidente che ancora molto può e deve essere fatto per mitigare questa minaccia.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)