L’oscuro asse tra Russia e Corea del Nord

lunedì 23 ottobre 2023


Gli interessi geopolitici non hanno barriere ideologiche. Come è stato possibile l’incontro, nel 2018, tra l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, così il mese scorso Kim ha intrapreso un suggestivo viaggio nell’Estremo Oriente russo, a bordo di un treno blindato, che lo ha portato a un vertice con il presidente Vladimir Putin. Un viaggio propedeutico, quello del leader nordcoreano, che ha condotto mercoledì scorso il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a recarsi a Pyongyang per suggellare “l’affetto” tra la Corea del Nord e la Russia. Nella visita, durata due giorni, Lavrov ha elogiato Kim Jong-un per il suo concreto sostegno nella guerra contro l’Ucraina. Il vertice, dove Lavrov ha interloquito anche con la ministra degli Esteri nordcoreana, Choe Son-hui, è stato caratterizzato da una forte intesa sia in ambito strategico che “qualitativo”. Lavrov ha dichiarato all’agenzia governativa Ria Novosti di essere soddisfatto del sostegno che la Corea del Nord sta dando all’Operazione militare speciale. Un sostegno che è chiaramente basato sulla fornitura di armi all’esercito russo.

Già l’incontro di settembre tra Putin e Kim aveva dato la certezza che le relazioni tra i due Stati fossero sul tracciato antioccidentale e che, viste le maniacali compulsioni del dittatore di Pyongyang verso gli armamenti, si basassero sulla fornitura di armi alla Russia. Infatti, venerdì gli Stati Uniti hanno dichiarato che nelle ultime settimane oltre un migliaio di container carichi di armi, munizioni e attrezzature militari erano partiti dalla Corea del Nord verso la Russia. Una rivelazione che apre enormi dilemmi su quanto accaduto in Israele con la fornitura ad Hamas, via mare, via terra e via aria, di migliaia di missili, armi ed equipaggiamenti militari non intercettati, né dai Servizi segreti israeliani né, ufficialmente, da nessun altro sistema di controllo intrusivo di Stati alleati di Israele. John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Usa, ha dichiarato alla stampa che lo scambio tra Mosca e Pyongyang si è completato con l’ottenimento da parte della Corea del Nord di tecnologie all’avanguardia e attrezzature militari di fabbricazioni russa. Tuttavia, Mosca fa sapere che Washington non ha prove di questo scambio di “favori militari”, rilanciando la preoccupazione di una escalation di tensioni nella Penisola a causa dell’intensificazione delle attività militari di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud nella regione.

Quindi, per ora, al vertice russo-nordcoreano rispondono manovre militari nell’area sudcoreana, denunciate giovedì durante una conferenza stampa da Sergej Lavrov come “pericolose”. Una politica militare, quella messa in atto dagli Stati Uniti e Giappone con la Corea del Sud, che fa da monito alla Corea del Nord; una “politica” sicuramente stimolata dai colloqui di Pyongyang ma usuale nella strategia di “contenimento” verso le nevrosi ossessive che tormentano l’egocentrico dittatore nordcoreano. Il ministro della diplomazia russa, Lavrov, ha continuato affermando che gli americani stanno spostando in Sud Corea le infrastrutture strategiche, compresi non qualificatielementi nucleari”. La diplomazia russa ha dichiarato di essere in Corea del Nord per favorire l’avvio di un regolare processo di negoziazione sulle questioni di sicurezza, senza precondizioni, ma condannando le azioni statunitensi e giapponesi che hanno imboccato, a suo dire, una linea pericolosa e non costruttiva. La realtà geopolitica è che la Russia ha bisogno anche del supporto del “dittatore” nordcoreano (come di quello degli ayatollah iraniani che incontrerà in questa settimana), almeno per compensare le armi e i mezzi militari distrutti nel conflitto ucraino, che dopo quasi due anni di guerra ha messo a dura prova l’arsenale offensivo.

Le tensioni tra le due Coree, finché Kim sarà al potere, saranno insanabili, anche per la mania del dittatore di avere missili sempre più offensivi, in un quadro dove la potenzialità di aggressione rappresenta la fede della sua dittatura e il suo scopo esistenziale. Così, le speranze di denuclearizzare la Corea del Nord continuano a diminuire. Il 28 settembre l’unica agenzia di stampa nordcoreana, la Kcna, Korean central news agency, ha riportato che Pyongyang ha incluso il suo status di Stato nucleare nella Costituzione. Nel Pianeta sono parcellizzati centinaia di conflitti, più o meno estesi ed esplosi per varie cause: acqua, potere politico, controllo delle risorse. Nell’ambito euro-asiatico-arabo, le crisi si susseguono continuamente. Dopo l’Ucraina e Russia, Israele e il mondo arabo, l’area asiatica è in fibrillazione con Cina e Taiwan e le due Coree in perenne crisi, non indugiando su altre aree cronicamente instabili, anche se con minore impatto mediatico, come Armenia, Azerbaigian, Nagorno Karabakh, Afghanistan o Africa, solo per citare i più “pubblicizzati”, dove la latenza dei conflitti scandisce lo scorrere del tempo. Ricordo che la storia umana è scritta nei diari di guerra, non negli effimeri trattati di pace.


di Fabio Marco Fabbri