“Nuovo ordine” del compagno Xi

giovedì 19 ottobre 2023


Si è concluso a Pechino il terzo Forum One Belt, One Road, al quale ha partecipato anche Vladimir Putin. Il padrone di casa dell’evento, il leader cinese Xi Jinping, ha dimostrato ancora una volta al mondo di essere pronto a sfidare l’Occidente, trascinando altri Paesi, a cominciare dalla Russia, nell’orbita dell’influenza cinese. Lo stesso Putin ha affermato che i piani di Pechino sono in sintonia con l’idea russa di “formare un grande partenariato eurasiatico”. Vladimir Putin e Xi Jinping questa volta a Pechino si sono salutati come “vecchi cari amici”, costruendo insieme, sulla base di “illimitata fiducia reciproca”, un “mondo multipolare più giusto”. E allo stesso tempo hanno lanciato frecciate evidenti contro l’“Occidente collettivo”, in primo luogo contro gli Stati Uniti. Il presidente della Repubblica popolare cinese (Rpc) e segretario generale del Partito comunista cinese, Xi Jinping, parlando agli oltre 140 Capi di Stato e di Governo e ai principali politici che erano volati a Pechino, rappresentanti in grande maggioranza del cosiddetto “Sud Globale”, li ha invitati a considerare la Cina come un’alternativa al dominio statunitense. Xi ha assegnato un ruolo di primo piano al presidente russo Vladimir Putin nel suo discorso, sottolineando quanto sia importante il loro rapporto per il “Nuovo mondo”, come lo vede il leader cinese. Secondo lui, Pechino sta lavorando insieme a Mosca “per difendere la giustizia internazionale”.

Dopo che Putin ha pronunciato il suo discorso in occasione dell’apertura del Belt and Road Forum, sono iniziati i negoziati di quasi tre ore con il leader cinese. I media russi e cinesi sottolineano costantemente che Putin è stato il principale ospite d’onore a Pechino, poiché all’apertura del Forum ha tenuto un discorso subito dopo Xi Jinping. Allo stesso tempo, durante il discorso di Putin, i rappresentanti di Francia e Italia hanno lasciato la sala. Putin non ha parlato della guerra in Ucraina al Forum One Belt, One Road. La visita di Putin a Pechino è stata la sua seconda trasferta all’estero da quando la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti con l’accusa di crimini di guerra a marzo. La sua precedente visita all’estero si è svolta la scorsa settimana, in Kirghizistan, per partecipare al vertice dei Paesi della Csi. Negli ultimi due mesi il presidente russo non ha partecipato al vertice dei Brics in Sud Africa ed al vertice del G20 in India. La Cina non ha ratificato lo Statuto di Roma della Cpi e pertanto non accetta la giurisdizione della Corte penale internazionale. Il presidente Xi, nel suo discorso alla cerimonia di apertura del Forum, ha affermato che, nell’ambito del concetto One Belt, One Road, Pechino ha già lanciato più di tremila progetti in diversi Paesi e “mobilitato” circa un trilione di dollari di investimenti. Il capo della Rpc ha promesso di continuare a concedere generosi prestiti ad altri Paesi e di ampliare l’accesso al mercato cinese per le aziende straniere. “Non partecipiamo a scontri ideologici, giochi geopolitici o scontri politici tra cricche”, ha aggiunto Xi, sottolineando che la Cina si oppone a “sanzioni unilaterali e coercizione economica”. Xi Jinping alludeva chiaramente ai tentativi di Washington di esercitare pressioni su Pechino per una serie di ragioni: la concorrenza nel commercio, inclusa la concorrenza nel mercato dei semiconduttori, o la richiesta di abbandonare le pretese su Taiwan e iniziare a rispettare i diritti umani fondamentali, in particolare quelli degli uiguri e altre minoranze nazionali della Cina.

Negli ultimi anni, le relazioni della Cina con i Paesi occidentali si sono deteriorate a un ritmo altrettanto rapido di quelle tra l’Occidente e la Russia, a causa delle violazioni dei diritti umani, soprattutto nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, della politica di sorveglianza totale dei propri cittadini e una censura pervasiva attuata da Pechino. Il discorso di Putin alla cerimonia di apertura del Forum è stato pubblicato sul sito del Cremlino. Il presidente della Russia, come era ovvio, ha basato il suo discorso sul collegamento dei piani della Cina con la politica estera russa e le iniziative economiche straniere. In particolare, Putin ha osservato che l’idea cinese di One Belt, One Road è in sintonia con la proposta russa di formare un partenariato eurasiatico “come spazio di cooperazione e interazione di persone che la pensano allo stesso modo”. Tra le priorità di Mosca oggi, nei rapporti con Pechino, come notano gli analisti, c’è l’ulteriore sviluppo del progetto del gasdotto Power of Siberia-2, sul quale il Cremlino ripone grandi speranze e che potrebbe ora reindirizzare le forniture di gas russo, precedentemente destinate all’Europa, ai nuovi consumatori in Cina. Tuttavia, non è chiaro quanto Xi Jinping abbia approvato questo progetto, che prevede la costruzione di un nuovo enorme gasdotto dalla Russia alla Cina attraverso la Mongolia.

Xi Jinping è senza dubbio il partner più importante di Putin sulla scena mondiale in questo momento, fornendogli sia la copertura diplomatica che i fondi, i beni e la tecnologia di cui ha disperatamente bisogno. Dal 24 febbraio del 2022, la Cina non ha mai condannato la Russia per l’invasione e non ha votato a favore delle pertinenti risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma ha più di una volta accusato gli Stati Uniti e l’Occidente di “provocare un conflitto”. La stabilità dell’economia russa, secondo l’opinione generale degli esperti, oggi dipende in modo critico dalla posizione di Pechino. La Cina, ovviamente, ha fornito alla Russia un notevole sostegno di fronte alle sanzioni occidentali, sia come fornitore, dalle automobili agli smartphone, sia come acquirente delle sue risorse energetiche. Allo stesso tempo, la Cina non ha mai riconosciuto ufficialmente l’annessione della Crimea e successivamente delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson e, secondo i resoconti dei media. Nei primi nove mesi del 2023, il volume degli scambi reciproci tra Cina e Russia è cresciuto del 30 per cento ed entro il 2024 si prevede che supererà il record dello scorso anno di 190 miliardi di dollari. La Cina al momento consuma più di un terzo di tutte le esportazioni petrolifere russe, fornendo così al Cremlino entrate stabili per finanziare la guerra in Ucraina. Un’auto su due attualmente venduta sul mercato russo è prodotta in Cina.

“La Cina rimane il partner senior in questa relazione, ma il ritmo lento della ripresa economica cinese dalla pandemia da Coronavirus ha leggermente migliorato la posizione negoziale della Russia dall’ultimo incontro tra Xi Jinping e Putin a Mosca nel marzo di quest’anno”, ha sostenuto il sinologo Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Berlin center for russian and eurasian studies. È interessante notare che i media cinesi, controllati dal Partito comunista cinese, dall’inizio della guerra russo-ucraina hanno creato sempre più un’immagine positiva di Vladimir Putin e di tutte le azioni del Cremlino in politica estera per il loro pubblico interno. Gli alti funzionari del Partito comunista cinese e i media statali cinesi stanno diffondendo attivamente il punto di vista del Cremlino su ciò che sta accadendo, compresa la disinformazione sui crimini accertati commessi in Ucraina da parte del personale militare russo. Anche l’invasione russa dell’Ucraina nella Rpc è definita esclusivamente “operazione militare speciale”.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)