lunedì 16 ottobre 2023
“Non c’è per il momento un cessate il fuoco né l’ingresso a Gaza di aiuti umanitari in cambio della fuoriuscita di cittadini stranieri”. A parlare è il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, nel commentare le notizie che si stavano diffondendo in merito all’apertura del valico di Rafah (fra Egitto e Gaza) alle 9 del mattino ora locale, le 8 in Italia. Fonti locali, per la cronaca, riferivano – in relazione al valico – che erano in corso gli interventi logistici per introdurre a Gaza aiuti umanitari e per permettere l’uscita di cittadini stranieri e di palestinesi con doppia nazionalità. Al valico di Rafah, peraltro, i funzionari avrebbero terminato le operazioni per l’apertura. Al momento nessun aiuto umanitario è entrato dall’Egitto verso Gaza. Nessun cittadino straniero o palestinese con doppia nazionalità è passato nel deserto del Sinai: questo il resoconto da parte di fonti locali, secondo le quali la “situazione è statica”. I corrispondenti di Al Jazeera, nel frattempo, hanno segnalato “molteplici attacchi aerei” da parte dell’esercito israeliano. Allo stesso tempo, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) ha stimato che le riserve di carburante degli ospedali di tutta Gaza andranno avanti solo “per altre 24 ore”. E che “l’arresto dei generatori di riserva metterebbe a rischio la vita di migliaia di pazienti” negli ospedali. La situazione resta complessa, mentre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando alla Fao ha commentato: “Il Medio Oriente è nuovamente in fiamme, a causa di un vile attacco che è già riuscito ad elevare a livelli inusitati la spirale dell’orrore e delle violenze”.
L’esercito israeliano ha informato le famiglie di 199 ostaggi che si trovano a Gaza. A rivelarlo è stato il portavoce militare, Daniel Hagari, durante una conferenza stampa. Nell’occasione ha rimarcato come Israele stia compiendo “uno sforzo nazionale di priorità suprema”, facendo leva pure su informazioni di intelligence. L’esercito, ha proseguito, ha informato 295 famiglie di militari caduti nel conflitto con Hamas. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, in un incontro online con alcuni giornalisti ha risposto alla domanda se lui sia pronto a offrirsi per uno scambio per liberare i bambini ostaggio nelle mani di Hamas: “Se io sono pronto a uno scambio? Qualsiasi cosa anche se questo può portare alla libertà e riportare a casa quei bambini nessun problema. Da parte mia disponibilità assoluta. Abbiamo dato la disponibilità almeno per cercare di far ritornare gli ostaggi, almeno una parte di loro, questo si sta cercando. È molto difficile perché per una mediazione bisogna avere degli interlocutori. E in questo momento con Hamas non si riesce a parlare”.
Dopo gli scontri a fuoco registrati negli ultimi giorni, il Ministero della Difesa israeliano avrebbe maturato una decisione: evacuare la popolazione che risiede a ridosso del confine con il Libano a una distanza inferiore a due chilometri. Il Ministero, in una nota, ha indicato che si tratterebbero di 28 località, tra le quali la cittadina di Metulla. “Non ci sono abbastanza sacchi per i morti a Gaza” ha detto l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel suo ultimo report sulla situazione a Gaza e in Cisgiordania. “Gaza è rimasta senza elettricità, portando sull’orlo del collasso i servizi vitali, compresi quelli sanitari, idrici e igienici, e aggravando l’insicurezza alimentare”. L’Onu ha ricordato che la popolazione di Gaza ha “un accesso fortemente limitato all’acqua potabile”. Tra le persone che hanno dovuto lasciare la propria abitazione, “600mila si trovano nell’area centrale, a Khan Yunis e Rafah”. Di questi “quasi 400mila si trovano in strutture dell’Unrwa”. È un numero, ha evidenziato l’agenzia, “molto al di sopra della nostra capacità di assistere in modo significativo, anche con spazio nei nostri rifugi, cibo, acqua o supporto psicologico”. L’esercito israeliano, intanto, ha sottolineato di aver condotto nelle ultime ore diversi attacchi sulla Striscia. Tra gli obiettivi raggiunti ci sono i quartier generali di Hamas, siti di lancio di mortai e una serie di compound militari. In più, ha spiegato il portavoce militare, il centro di comando di Alì Qadi, ritenuto il responsabile del massacro nei kibbutz israeliani di frontiera dello scorso 7 ottobre. Qadi è rimasto ucciso due giorni fa in un raid. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, si è augurato che ci sia la possibilità a stretto giro di far uscire dalla Striscia di Gaza “i 10-12 italiani che vivevano qui”. Queste le sue parole a Isoradio Rai. E ha continuato: “Attraverso i Paesi arabi stiamo facendo di tutto affinché ad Hamas arrivi un messaggio a favore della liberazione degli ostaggi. Sono tre gli italiani che dovrebbero essere ostaggi di Hamas o di altre organizzazioni parallele, una coppia marito e moglie e un ragazzo che partecipava al rave, ma naturalmente noi lavoriamo alla liberazione di tutti gli ostaggi attraverso la nostra diplomazia. Noi dobbiamo innanzitutto impedire che ci siano italiani coinvolti in questa guerra, ecco perché abbiamo rimpatriato il maggior numero possibile di pellegrini e turisti che erano in Israele, siamo oltre i mille”.
di Alessandro Buchwald