L’esodo da Gaza e il “giorno della rabbia”

venerdì 13 ottobre 2023


Tantissime persone hanno lasciato – e stanno lasciando – le proprie case a Gaza City. E si stanno muovendo verso sud. Una decisione presa dopo l’avvertimento dell’esercito israeliano, secondo il quale il nord della Striscia si trasformerà nel teatro di operazioni militari. Famiglie intere in marcia: chi non ha mezzi di trasporto sta procedendo a piedi con i bagagli. A Gaza mancano acqua, luce, rifugi. Medici e pazienti, invece, restano nella zona di pericolo, poiché le ambulanze sono assenti, al pari delle soluzioni idonee per il ricovero dei malati più gravi. L’Onu, da par sua, chiede la revoca dell’ordine di evacuazione. Il “trasferimento forzato” della popolazione di Gaza “è un crimine” sostiene la Lega Araba. Due razzi degli ultimi lanciati da Hamas a Gaza cadono a Sderot, cittadina israeliana a ridosso della Striscia. Uno colpisce una casa: al momento non si hanno notizie di vittime. Hamas rivendica il lancio di almeno 150 razzi su Ashkelon. Bombardamenti israeliani raggiungono nella notte la Striscia di Gaza. Le forze israeliane avrebbero colpito la notte scorsa “750 obiettivi militari”.

I genitori israeliani, in lacrime, lanciano l’appello: “Liberate i nostri bambini”. Commoventi le testimonianze nei video che le famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas pubblicano su Internet. “Questa è Yahel”: così si legge in video che mostra una bimba di tre anni. “È stata rapita da casa sua. I suoi fratelli, i suoi genitori e tutti i suoi parenti sono stati presi in ostaggio con lei. È mia sorella, è mia nipote, è mia figlia. Riportate a casa i nostri bambini”. Tredici ostaggi, tra cui alcuni stranieri, sarebbero rimasti uccisi negli attacchi israeliani a Gaza, secondo fonti di Hamas. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, mostra ad Antony Blinken, segretario di Stato americano, le immagini di quanto accaduto sabato scorso. Tre le foto rese pubbliche: in una c’è un bimbo, con intorno alla testa una pozza di sangue. Nelle altre due dei piccoli corpi carbonizzati.

La situazione è in continuo divenire. Hamas chiede una “giornata della rabbia”, chiamando a raccolta il mondo arabo a una grande mobilitazione per sostenere i palestinesi: “Invitiamo i popoli arabi e musulmani e i palestinesi da ogni luogo a marciare verso i confini della Palestina occupata in solidarietà con la Palestina, Gerusalemme e la Moschea di Al-Aqsa”. Così Khaled Meshaal, ex capo politico di Hamas: “È necessario andare nelle piazze del mondo arabo e islamico”. La “giornata della rabbia” è indetta da Hamas nel mondo musulmano nel primo venerdì di preghiera dopo l’attacco a Israele. E questo, di conseguenza, fa scattare l’allerta alta in molti Paesi. La paura è che ci possano essere disordini e possibili attentati. Il ministro degli Esteri israeliano si rivolge ai cittadini e invoca la massima attenzione. Rafforzata la sicurezza nelle ambasciate israeliane in tutto il mondo. Paura di possibili tensioni anche a Gerusalemme, nella Città Vecchia. Qui le autorità di limiteranno l’accesso alla Spianata delle Moschee per le preghiere del venerdì agli arabi che hanno più di 60 anni.

Il Viminale alza l’allerta sicurezza. Occhi aperti nelle stazioni e negli aeroporti. Così come nei luoghi turistici più frequentati, come il Vaticano o il Colosseo a Roma. Metal detector più sensibili negli scali aeroportuali di Fiumicino e Ciampino. E ancora: controlli più severi dei bagagli, attenzione nei presidi dei luoghi ebraici dal Ghetto alla Sinagoga, rimodulato l’ingresso a San Pietro, controlli anche alla Moschea. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, commenta: “Hamas è come l’Isis, come come le Ss, come la Gestapo: fanno le stesse cose. Sono terroristi, degli assassini e stanno utilizzando come scudo il popolo palestinese, cosa che non è giusta, bisogna evitare che ci siano altri morti innocenti. Siamo qui per dare la nostra solidarietà a Israele (in visita nel sud del Paese), sperando che si possa avere la pace e che la reazione di Israele sia una reazione che non provochi troppi drammi tra la popolazione civile. Ma Israele ha il diritto di difendersi e sono convinto che avrà una reazione proporzionata e farà di tutto per colpire solo Hamas”. Intanto, Il giovane Nir Forti, l’italo-israeliano disperso dopo l’attacco di Hamas al rave sul confine della striscia di Gaza, sarebbe stato colpito al torace prima di non essere più rintracciabile. Come raccontano dai genitori del giovane al Tg3. “Ci ha detto è che erano stati bloccati dalla polizia, ma abbiamo capito che era una cosa strana, poi che non era polizia, si vede che lui non ha immaginato che fossero terroristi”. E la madre rivela: “Sono riuscita a parlare solo con un suo amico, lui ha detto che ha visto che hanno sparato a Nir nella parte superiore del torace”.

In Francia un uomo, che avrebbe gridato “Allah Akbar”, armato di coltello ha provocato la morte di un insegnante e ferito gravemente altre due persone (un altro insegnante e un sorvegliante) in un liceo di Arras, nel nord della Francia. Questo quanto riferito fonti di polizia citate dalla stampa transalpina. Il sospettato dell’attacco sarebbe stato fermato dalle forze dell’ordine: è quanto sostiene Bfm-Tv. Informazione confermata su X dal ministro dell’Interno, Gérald Darmanin: “Un’operazione di polizia è in corso al liceo Gambetta di Arras. L’autore dei fatti è stato fermato dalla polizia”. Probabilmente è un ex allievo che era schedato “S”, che nel sistema francese significa “a rischio radicalizzazione”. Quindi sorvegliato dai servizi di sicurezza. Anche in Francia è alta l’allerta scuole, anche se quelle messe in guardia dalle autorità su possibili rischi di attentati sono quelle ebraiche.


di Alessandro Buchwald