Cisgiordania e Gaza, due Palestine sempre più lontane

giovedì 12 ottobre 2023


Il ruolo dell’Italia e dei carabinieri

La posizione moderata tenuta dalla Cisgiordania a seguito dei sanguinosi attacchi di Hamas a Israele conferma ancora una volta come il popolo palestinese sia sempre più scisso.

Ormai da anni l’Autorità Palestinese, entità governativa che dirige la Cisgiordania ed espressione del partito laico Al-Fatah, ha abbandonato la lotta armata e sta cercando di presentarsi come unico interlocutore sia con Israele che con la comunità internazionale. Anche se nella capitale Ramallah e nelle principali città della Cisgiordania si sono visti cortei spontanei inneggianti all’attacco di Hamas, nessuno è stato organizzato o promosso dall’Autorità Palestinese, che in taluni casi li ha pure vietati. D’altronde sostenere l’azione di Hamas significherebbe legittimare lo storico avversario con cui Fatah è in lotta dalla battaglia di Gaza del 2007, data dalla quale il movimento terrorista governa la Striscia.

Se da un lato, quello di Gaza, negli anni ha preso sempre più potere l’ala militarista di Hamas collocando il movimento quale interlocutore impossibile, dall’altro, quello della Cisgiordania, si è rinforzato un progetto di costruzione dello Stato post-2007 sotto l’Autorità nazionale palestinese anche tramite l’assistenza di organismi internazionali tipo Eupol Copps (European Union Coordinating Office for Palestinian police support), volta a reinventare le forze di sicurezza palestinesi attraverso l’addestramento e l’invio di equipaggiamenti.

Il disegno di sicurezza fallito nella striscia di Gaza, di fatto creando una totale autonomia rispetto all’autorità centrale di Ramallah, ha visto invece un processo di professionalizzazione e modernizzazione dell’apparato in Cisgiordania, ove la migliorata efficienza delle forze di sicurezza palestinesi è sotto gli occhi di tutti.

È in questo contesto che il Ministero dell’Interno palestinese nel 2012 chiese all’Italia di ricevere il supporto dell’Arma dei Carabinieri per addestrare le proprie forze di sicurezza (qui un video di presentazione).

A seguito di accordi con il governo israeliano – essenziale per le autorizzazioni al passaggio delle armi nell’aeroporto di Tel Aviv e da subito favorevole all’iniziativa – il nostro governo attivò la missione di addestramento da svolgersi da parte di specialisti dei Carabinieri presso la base di Gerico in due cicli annuali di 12 settimane ciascuno.

Si è ora giunti alla sedicesima Missione Addestrativa Italiana (Miadit 16), con programmi che prevedono l’impiego di istruttori appartenenti a reparti speciali dell’Arma ma anche a comandi della linea territoriale che ha un prevalente impiego nell’attività quotidiana di controllo del territorio. I frequentatori acquisiscono le competenze per pianificare e realizzare attività di polizia in particolari contesti con tecniche e procedure operative avanzate. Vengono approfondite tematiche quali topografia, addestramento al tiro, tecniche di perquisizione, guida di sicurezza, controllo della circolazione stradale, pianificazione e gestione di attività antidroga e contro la criminalità organizzata.

Nei programmi sono inseriti altresì moduli specialistici per la tutela dei beni culturali, il rispetto dei diritti umani e per le problematiche di genere. Sono previsti anche corsi per la formazione di istruttori, molti dei quali terminano il percorso in Italia presso il Center of Excellence for Stability Policing Units (Coespu) di Vicenza.

Fino ad ora sono stati addestrati circa cinquemila appartenenti alle Forze di Sicurezza palestinesi e l’impegno dei Carabinieri è sempre oggetto di apprezzato ringraziamento da parte del presidente Mahmoud Abbas in occasione di incontri bilaterali con il nostro Paese.

Il risultato è che l’omologazione della polizia palestinese su standard occidentali ha consentito il dialogo con la polizia israeliana e il contrasto alle forze estremiste. I recenti scontri si sono svolti tra la Gaza di Hamas e Israele e solo episodici focolai si sono registrati in Cisgiordania, a testimonianza che forse gran parte del popolo palestinese anela alla pace come la maggioranza di quello israeliano. Al netto delle forze estremiste di entrambe le parti.


di Ferdinando Fedi