Guerra russo-ucraina: qual è il minore dei mali

venerdì 6 ottobre 2023


Ho la netta impressione che la guerra in Ucraina sia sfuggita di mano sia alla Casa Bianca che alle cancellerie europee. La decisione del Congresso statunitense di non autorizzare nuovi aiuti per sei miliardi di dollari all’Ucraina è un indizio su quello che potrà accadere nei prossimi mesi. La vittoria elettorale in Slovacchia del socialdemocratico Robert Fico, considerato filo-russo, è un altro indizio dello sfaldamento della coalizione internazionale che sostiene l’Ucraina dopo l’invasione dell’esercito della Federazione Russa. Lo stesso ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affermato che “c’è poco spazio per altre armi”. La dichiarazione di Crosetto è stata così edulcorata: “Quando si parla di forniture all’Ucraina ci sono due aspetti. Uno politico e poi quello tecnico, per vedere cosa si è in grado di dare senza mettere in pericolo la necessità di preservare la difesa italiana sempre. C’è una continua richiesta da parte dell’Ucraina di aiuti. Bisogna verificare ciò che noi siamo in grado di dare rispetto a ciò che a loro servirebbe. La disponibilità dell’ottavo pacchetto c’è”. Più indizi fanno una prova.

La controffensiva dell’esercito ucraino non sta sortendo gli effetti sperati sul campo di battaglia nonostante la fornitura di armi sempre più sofisticate da parte della coalizione capitanata dagli Stati Uniti. È crescente l’insofferenza da parte dell’opinione pubblica occidentale per i costi che sta sostenendo per una guerra che sentono sempre più lontana. Il sentiment dei cittadini americani ed europei addebita al conflitto i problemi economici che stanno affrontando. Sostegni economici e finanziari che stanno impoverendo i contribuenti dei Paesi donatori. Gli effetti politici del mutato consenso a favore del sostegno sine die all’Ucraina possono comportare problemi elettorali nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti che si terranno martedì 5 novembre del prossimo anno e alle elezioni europee per il rinnovo del Parlamento nel giugno del 2024. Lo sfaldamento della coalizione potrebbe determinare problemi sul campo di battaglia a favore della Russia. Il presidente Vladimir Putin ha fiutato l’aria che tira in Occidente.

Da stratega sa che il tempo gioca a suo favore, anche perché le sanzioni economiche irrogate contro la Federazione Russa pare abbiano avuto fino a ora effetti limitati e non abbiano scalfito la sua popolarità. L’Occidente non ha fatto i conti con una Federazione Russa dove il sentimento nazionalista è ancora molto forte. Patriottismo che ho direttamente potuto constatare, quando di recente ho fatto una visita specialistica. Il medico era una professionista russa perfettamente integrata in Italia e che sosteneva senza alcuna riserva il presidente Putin. Nelle condizioni date, è giunto il momento di riattivare i canali diplomatici per cercare di trovare un compromesso tra i belligeranti. Nessuno dei contendenti può permettersi, per ragioni interne, il lusso di perdere la guerra. Gli stessi leader occidentali devono poter dimostrare alla propria opinione pubblica che le ingenti risorse pagate dai contribuenti abbiano raggiunto l’obiettivo di salvaguardare la giovane democrazia Ucraina. Lo stesso zar russo dovrà essere messo in condizione di poter rivendicare un parziale successo della sua “operazione militare speciale”. È indispensabile: siamo ancora in tempo. È necessaria una forte iniziativa diplomatica dell’Europa finalizzata a fermare una guerra che ormai si è cristallizzata da mesi sulle stesse posizioni. Un ragionevole compromesso senza sconfitti e vincitori è il minore dei mali!


di Antonio Giuseppe Di Natale