Teheran-nucleare: la cacciata degli ispettori Aiea

sabato 23 settembre 2023


L’Iran è una nazione che, nonostante le smentite, da anni ambisce a diventare una potenza nucleare dotandosi di una “atomica”. Tale “status”, secondo gli strateghi di Teheran, consentirebbe al Governo degli Ayatollah di presentarsi sui tavoli internazionali con i “gradi” adeguati per imporre condizionamenti, in modo tale da ottenere una improbabile credibilità politica.

Tuttavia, in questi ultimi anni l’AieaAgenzia internazionale per l’energia atomica – sta fronteggiando con scarsi successi la lotta per controllare il programma nucleare iraniano che – per quanto risulta da articolate informazioni della Cia e del Mossad, più che da quanto viene rivelato dagli ispettori Aiea – continua a crescere, avvicinandosi a quella fatidica percentuale di sviluppo che collocherebbe la Repubblica Islamica sull’uscio dell’atomica. Ma nonostante relazioni, accuse, palesi strategie e ordinarie volontà politiche, ovviamente Teheran continua a negare di voler ottenere l’ordigno atomico, affermando che le sue attività in questo comparto sono dedicate all’ambito “civile”.

Comunque, gli atteggiamenti del Governo iraniano hanno superato nuovamente il limite quando il 16 settembre numerosi ispettori dell’Aiea, delegati al monitoraggio del programma nucleare di Teheran, hanno ricevuto la comunicazione che i loro accreditamenti per effettuare le ispezioni nei siti nucleari iraniani erano stati revocati. Il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, ha denunciato tale azione come un gesto che non ha precedenti (anche se casi simili si erano già verificati).

Ma la realtà è che tale “licenziamento” ha decretato una impotenza da parte dell’Onu, che esercita l’egida sull’Aiea. Inoltre, ritengo che non sia casuale la collocazione temporale della decisione iraniana, che anche in questo caso ha sottolineato un altro aspetto delle fallimentari politiche occidentali, soprattutto se si osserva il consolidamento e il fascino che il Brics – l’unione strategica tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – esercita anche sull’Iran. Questo gruppo, che sta delineando la sagoma di un Nuovo semi-Ordine mondiale, vede bussare alle sue porte Stati determinanti per l’economia globale. Ricordo che al vertice del Brics, tenutosi il 24 agosto a Johannesburg, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha annunciato che, dal primo gennaio 2024, saranno accolti nel “blocco” sei nuovi Paesi: Egitto, Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Tutto ciò in opposizione allo pseudo-dominio occidentale. In pratica, sono passati venti giorni dalla garanzia che l’Iran entrerà nel Brics e buona parte della “truppa” dell’Aiea in Iran è stata “licenziata”. Al di là di considerazioni “dogmatiche”, il Governo degli Ayatollah è stato coerente.

Questo licenziamento di massa che quasi libera l’Oeai – l’Organizzazione dell’energia atomica dell’Iran, che inoltre fa parte dell’Aiea – da “irritanti” ispezioni, arriva dopo che Teheran aveva già rimosso un terzo degli ispettori del cosiddetto “gruppo centrale”. La realtà è che ora l’influenza, già debole, sul controllo dello sviluppo del nucleare iraniano, nel suo complesso, va lentamente a spegnersi, non potendo più verificare il “carattere pacifico” delle attività nucleari di Teheran, che trova una robusta sponda nei Paesi del Brics e in quelli aspiranti.

Così, il Governo iraniano ha motivato la sua unilaterale scelta come reazione a quanto comunicato, o meglio minacciato, a inizio settimana da Francia, Germania e Regno Unito, unificati nel gruppo E3, e dagli Stati Uniti, durante il consiglio dei governatori riunito a Vienna, che è sede dell’Aiea. Durante il vertice, i “quattro Stati”, a seguito della cacciata degli ispettori dell’Agenzia, hanno minacciato le ennesime, inutili e inefficaci sanzioni all’Iran, che ricordo è sotto queste “pressioni economiche” dalla Rivoluzione islamica del 1978-79. Ma, nonostante questo, il Governo degli Ayatollah è ancora in sella.

Attualmente, circa sessanta nazioni hanno appoggiato le potenze occidentali su questa linea politica verso l’Iran, tramite la classica e vacua “dichiarazione congiunta”. La richiesta diretta a Teheran è un invito a ripristinare immediatamente il ruolo ispettivo e a risolvere le relative controversie. Ma tali richieste sono state totalmente rifiutate dal Governo iraniano.

Faccio presente che Teheran si è svincolata gradualmente dagli accordi Jcpoa, Joint Comprehensive Plan of Action, sottoscritti da Francia, Regno Unito, Cina, Russia e Stati Uniti (P5) nel 2015, dopo il ritiro degli “americani” voluto dall’allora presidente Donald Trump (2018). Questi trattati dovevano frenare i progetti atomici iraniani in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Nel 2022 gli accordi Jcpoa hanno trovato la loro tomba a Vienna.

Tuttavia, Nasser Kanaani, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, ha sicuramente centrato il vero obiettivo di Washington e del gruppo E3, che è stato quello di sfruttare il palcoscenico di Vienna esclusivamente per fini politici. Kanaani ha affermato che l’Aiea deve avere una neutralità nel suo operare verso i progetti nucleari iraniani.

A oggi, scorrendo le passate cronache della “questione nucleare iraniana”, senza sminuire il ruolo degli ispettori Aiea, l’unico “freno” (sabotaggi) allo sviluppo della bomba atomica iraniana è stato dato dal Mossad e, in subordine, dalla Cia.


di Fabio Marco Fabbri