Come la “propaganda” passa anche dalle cartine geografiche

venerdì 1 settembre 2023


Per il terzo anno consecutivo l’Ucraina ha ospitato la cosiddetta “Piattaforma di Crimea” in cui funzionari e diplomatici di vari Paesi hanno ribadito che l’Occidente non riconosce l’occupazione russa della Crimea. Tuttavia, non sempre è necessario salire su un podio per prendere una posizione sul futuro di questa penisola ucraina. A volte, basta un piccolo trattino e un cambio di colore su una cartina geografica ed il “gioco” è fatto. L’eco che provoca una simile operazione di “mistificazione” è sicuramente inferiore a quello che susciterebbe una dichiarazione fatta in modo plateale da un qualsiasi uomo di governo o diplomatico.

Il 24 febbraio 2022, il giorno in cui i missili russi sono volati sulle città ucraine, il colosso di fama mondiale National Geographic ha diffuso, con riferimento alla cosiddetta “operazione speciale”, una pubblicazione che ha intitolato “Le foto mostrano il caos quando la Russia invade l’Ucraina”. La cosa che ha lasciato subito interdetti i lettori più attenti è che, al suo interno, sia presente – come illustrazione – una mappa in cui la Crimea è già contrassegnata come parte della Russia. Non solo; l’est dell’Ucraina, occupato dai militanti russi nel 2014, viene contrassegnato come “regione contesa”.

La rete diplomatica ucraina si è immediatamente attivata per indagare sulla comparsa di immagini cartografiche propagandistiche, sulla disinformazione e sulla promozione dell’idea dello smembramento dell’Ucraina nei prodotti educativi dell’Unione Europea, Gran Bretagna e Stati Uniti per diversi mesi. In particolare, questa attività di monitoraggio presta particolare attenzione al modo in cui l’Ucraina viene rappresentata e descritta nei materiali didattici. Dopotutto, questo è ciò che modella la percezione dell’Ucraina tra gli utenti europei e statunitensi.

L’Ucraina ha iniziato – da tempo – a contrastare la diffusione di queste mappe distorte. La Società geografica ucraina ha invitato i propri omologhi all’estero a non supportare la legittimazione dell’annessione russa. In questa direzione ha iniziato a lavorare anche il Ministero degli Affari esteri, che ha dialogato con case editrici e mass media, inducendoli a correggere ogni anno decine di immagini cartografiche disinformative.

Nonostante tutto ciò, la mappa che mostra la Crimea come parte della Federazione Russa è tuttora distribuita sul sito web del National Geographic. L’unico accenno alla posizione ufficiale assunta su questo tema sia da Kyiv che dalla maggioranza assoluta della comunità mondiale è una freccia rossa, “solitaria e perduta”, con il commento: “Confine rivendicato dall’Ucraina”. Questa mappa si trova, peraltro, nella sezione delle mappe di riferimento che National Geographic propone ad altri professionisti. In effetti, molte aziende di mappatura si rifanno a questa sezione di cartografia.

Questa, purtroppo, è solo la punta dell’iceberg. Ora, ad esempio, in Germania, Austria e Svizzera sta diventando un compito difficile acquistare materiale didattico con un’immagine corretta dei confini dell’Ucraina. I materiali realizzati da più di 30 aziende internazionali che, orientate da National Geographic, sviluppano, stampano e distribuiscono prodotti educativi, servizi di mappe elettroniche e altre risorse educative dell’Ue, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti sono risultati, per via di questi falsi, strumento di disinformazione sull’Ucraina.

Nel gennaio 2023, il capo del Dipartimento di Cooperazione internazionale del Geocadastre statale dell’Ucraina, Alina Sushchyk, ha fatto appello al National Geographic per correggere le sue mappe. Quasi tre mesi dopo ha ricevuto la risposta dell’istituto in cui si legge: “Le mappe del National Geographic aderiscono alla nostra politica di rappresentazione delle situazioni geografiche de facto a nostro giudizio. Per de facto intendiamo uno stato di cose che esiste di fatto o nella realtà, anche se potrebbe non essere ufficiale, legale o accettato. Questa politica è coerente con il nostro scopo, fondato dal 1888 come organizzazione scientifica ed educativa senza scopo di lucro. I confini internazionali e i controlli territoriali mostrati sulle nostre mappe riflettono lo stato effettivo al momento della pubblicazione. (…) National Geographic si impegna a essere apolitico, a consultare più fonti autorevoli e adottare decisioni indipendenti basate su ricerche approfondite”.

Il 14 giugno 2023 si è tenuta a Kyiv una tavola rotonda “Integrità territoriale vs propaganda cartografica”, organizzata dal Centro per le comunicazioni strategiche e la sicurezza dell’informazione e dalla Società geografica Ucraina. La direttrice del Dipartimento di Diplomazia pubblica e comunicazione del Ministero degli Affari esteri, Iryna Borovets, ha affermato: “Solo in sei mesi nel 2023 ci sono stati 20 casi di questo tipo che sono stati corretti dal Ministero degli Affari esteri, l’anno scorso 25 casi. Tuttavia, è come combattere la testa di un drago, quando ne crescono diversi nuovi al posto di quello mozzato. Ci sono stati anche casi di successo in cui, dopo l’intervento delle nostre ambasciate, sono stati rimossi prodotti già stampati. Ad esempio, in Gran Bretagna la Oxford University Press ha ritirato l’atlante socio-economico del mondo per il 2016 ed in Francia l’atlante socio-economico del mondo per il 2017 è stato ritirato”.

Il Ministero degli Affari Esteri ucraino, in questa campagna di sensibilizzazione, comunica non con i governi che, ovviamente, rispettano il diritto internazionale e riconoscono i confini legittimi dell’Ucraina, ma con le case editrici, sulle quali i governi dei Paesi democratici non hanno un’influenza diretta. Solo per citare due esempi: nell’atlante di punta del National Geographic, “Atlante del mondo 11esima edizione”, alla fine dell’indice si afferma chiaramente che la Crimea fa parte della Federazione Russa. La stessa cosa è stata scritta anche nell’atlante mondiale per i bambini.

Occorre rendersi conto che la disinformazione, a volte, passa anche attraverso le immagini delle mappe.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e Normative sulla Sicurezza


di Renato Caputo (*)