Le risorse russe congelate possono aiutare l’Ucraina già oggi

giovedì 31 agosto 2023


Secondo gli ultimi calcoli della Kyiv School of Economics (Kse), l’aggressione russa ha causato all’Ucraina perdite per oltre 150 miliardi di dollari, stimate in perdite fisiche, distruzione e danneggiamento di infrastrutture e imprese. Inoltre, l’Ucraina è costretta a chiedere al mondo civile miliardi di dollari per compensare le perdite di entrate fiscali e le spese record per la difesa e il sostegno sociale.

Per il secondo anno consecutivo si discute della necessità di utilizzare per la ricostruzione del Paese i beni congelati alla Russia e agli oligarchi russi sanzionati. Tuttavia, mentre questo dibattito prosegue, gli asset citati continuano a generare profitti per centinaia di milioni di dollari. Le autorità ucraine potrebbero utilizzare subito almeno una parte di queste risorse finanziarie, mentre si attende la decisione finale sulla confisca.

Nei primi giorni dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala, i Paesi occidentali hanno congelato miliardi di dollari di beni russi che si trovavano sul loro territorio. Stiamo parlando sia dei fondi della Banca centrale russa sia dei beni degli oligarchi vicini al dittatore russo, che in ragione di ciò sono sottoposti a restrizioni. L’importo totale dei beni bloccati è stimato in 300 miliardi di dollari. Tuttavia, questo importo è indicativo, perché alcuni oligarchi russi sanzionati stanno cercando di ottenere lo svincolo dei beni attraverso il pronunciamento di tribunali.

Dall’analisi delle dichiarazioni pubbliche rese da varie autorità governative, è noto che i beni russi congelati in Svizzera hanno raggiunto un ammontare complessivo di 7,5 miliardi di euro, mentre quelli bloccati dalla Gran Bretagna totalizzano un importo di circa 20 miliardi di euro. Tuttavia, la maggior parte dei beni congelati della Russia si trova nel territorio dell’Unione europea.

Sebbene l’Ue abbia ripetutamente espresso la propria disponibilità a recuperare i beni russi a beneficio dell’Ucraina, durante questo anno e mezzo di guerra non sono stati compiuti passi concreti in questa direzione. Considerando tutti i rischi legati alla confisca dei beni russi, i partner stanno cercando di trovare modi alternativi per utilizzare i fondi congelati, a beneficio dell’Ucraina.

Lo scorso 29 agosto il portavoce della Commissione europea, Christian Wiegand, ha annunciato che “la Commissione europea è pronta a fornire proposte su come i beni russi congelati possano essere utilizzati nell’interesse dell’Ucraina”. Aggiungendo: “Siamo pronti a presentare una proposta legale tenendo conto delle attuali discussioni su questo tema”.

Il funzionario ha ricordato che la questione è stata discussa dai leader dei Paesi e dei governi dell’Unione europea nell’ultima riunione del Consiglio europeo di fine giugno. “Stiamo lavorando con la presidenza spagnola su un approccio graduale e sosteniamo queste discussioni. Alla fine di luglio abbiamo anche inviato un documento pertinente alla presidenza spagnola”, ha affermato Wiegand.

È inoltre in corso un intenso lavoro di coordinamento con i partner del G7. “Per noi è molto importante coordinare tutto ciò a livello internazionale”, ha proseguito il funzionario. In particolare, queste entrate dovrebbero alimentare lo strumento speciale per sostenere la ripresa dell’Ucraina per 50 miliardi di euro, annunciato dalla Commissione europea alla vigilia della Conferenza di Londra per la ricostruzione dell’Ucraina. Il Governo ucraino ritiene che, in questo momento, il recupero di almeno una parte delle entrate provenienti dagli asset russi sia il modo più realistico per utilizzare questi fondi a beneficio del Paese.

Di tutti gli Stati occidentali, il maggior volume di beni russi congelati è concentrato in Belgio. L’importo in questione raggiunge i 196,6 miliardi di euro, più di quanto sia stato bloccato in Svizzera e Gran Bretagna assieme. Com’è possibile? Il fatto è che la sede di uno dei due depositari internazionali di titoli – Euroclear – si trova in Belgio. Euroclear è uno dei più importanti componenti dell’infrastruttura finanziaria globale. Il suo ruolo è quello di ricevere, emettere e distribuire in modo rapido ed efficace i titoli dei propri clienti, per garantire la comunicazione interna e internazionale con particolare attenzione alla sicurezza dei clienti e degli investitori.

I conti Euroclear detengono gli “attivi” di circa 2 milioni di clienti per un valore di 37,6 trilioni di euro. Ogni anno il depositario effettua 295 milioni di transazioni. Considerando tale portata, non sorprende che la quota maggiore delle attività russe ruoti qui. Dei quasi 200 miliardi di euro di asset russi nei conti Euroclear, 180 miliardi sono asset della Banca centrale russa e il resto appartiene a oligarchi russi sanzionati. Secondo Bloomberg, la maggior parte dei beni congelati nei conti di Euroclear sono contanti e depositi, mentre una “parte significativa” sono titoli, comprese obbligazioni e azioni.

L’altro depositario di titoli europeo è Clearstream. La società è registrata in Lussemburgo e sui suoi conti sono congelati anche i beni russi. Tuttavia, non ci sono informazioni sul volume totale di tali risorse o sulla loro struttura nelle “fonti aperte”.

Scoprire dove si trovano i beni congelati della Russia è solo il primo passo per poterli utilizzare per l’Ucraina. Tuttavia, è stato proprio questo passo che alla fine ha permesso all’Ue di trovare la possibile soluzione, che potrebbe essere adottata in modo relativamente semplice. Il fatto è che le “attività” nei conti Euroclear continuano a generare entrate. Tuttavia, come i beni stessi, questi ricavi sono di proprietà della Russia. Pertanto, il loro recupero a favore dell’Ucraina nel prossimo futuro è altrettanto problematico quanto la confisca dei beni stessi.

A ogni modo, in conformità con le procedure Euroclear e i regolamenti Ue, il depositario deve reinvestire tale reddito, ovvero reinvestirlo in strumenti che generano anch’essi reddito. Allo stesso tempo, il reddito derivante dai reinvestimenti non sarà più considerato un reddito della Russia, ma sarà incluso nel reddito di Euroclear.

A differenza della decisione di confiscare i beni russi, il trasferimento di tali proventi da reinvestimento non richiede il consenso di tutti i membri dell’Ue. “Questa potrebbe essere davvero una soluzione. Si scopre che nell’Ue sono stati trovati soldi, che in questo processo non sono soldi russi”, ha osservato il capo dell’Istituto Kse, Nataliia Shapoval.

Potenzialmente, in questo modo si potrebbero raccogliere miliardi di euro dalla Russia. Se alla fine del 2022 Euroclear ha registrato entrate per 822 milioni di euro dai fondi russi congelati, solo nella prima metà del 2023 l’importo di tali entrate ha raggiunto 1,74 miliardi di euro. Tali importi sono considerati profitti in eccesso per gli strumenti conservativi in cui investe il depositario.

Entro la fine dell’anno i proventi di Euroclear derivanti dal reinvestimento degli asset russi continueranno a crescere e raggiungeranno i 3 miliardi di euro. Se trasferiti in Ucraina, questi fondi saranno in grado di coprire circa la metà dell’intero fabbisogno di quest’anno. Dopotutto, l’attuazione del principio “l’aggressore deve pagare” è considerato un obbligo morale e legale nell’intero mondo civilizzato.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza


di Renato Caputo (*)