Gabon: il fascino del golpe

giovedì 31 agosto 2023


L’Africa dei colpi di Stato ha posto una nuova nazione all’attenzione internazionale, il Gabon. Questo Stato è posizionato a sud dell’Ecowas, Unione economica degli Stati dell’Africa occidentale, ed ha “caratteristiche socio-politiche” identiche alla maggior parte dei Paesi del Continente africano. Anche in questo caso, come l’ultimo golpe in Niger, la deposizione del presidente Ali Bongo Ondimba, colpito da un ictus nell’ottobre 2018 che lo ha lasciato indebolito, è avvenuta tramite l’intervento dei militari, quelli più vicini al suo “trono”.

Tuttavia la differenza principale con il Niger è che il golpe è avvenuto subito dopo l’annuncio della vittoria alle elezioni presidenziali del leader uscente Ali Bongo. Così durante la notte tra martedì e mercoledì i militari dalla capitale Libreville, tramite il canale televisivo Gabon 24, hanno dichiarato che il regime di Bongo Ondimba era terminato e che le elezioni erano state annullate. Nel comunicato i militari affermano che lo scrutinio non è stato trasparente, tantomeno inclusivo come richiesto dai gabonesi; inoltre hanno lamentato l’irresponsabilità del governo e la sua imprevedibilità operativa che ha causato un continuo deterioramento della coesione sociale, percorso ideale per portare il Paese nel caos.

Il tripudio del popolo è stato quasi immediato. Il colpo di Stato, che era preparato da tempo, è scaturito dopo alcuni minuti dalla proclamazione dell’esito dello scrutinio delle schede elettorali, il quale dava, come previsto, la rielezione di Ali Bongo per il terzo mandato consecutivo. I dati ufficiali comunicati nella notte da Michel Stéphane Bonda presidente del Cge, Centro elettorale gabonese, hanno informato che Ali Bongo Ondimba, aveva ottenuto il 64,27 per cento dei voti, ed il suo principale avversario, Albert Ondo Ossa, quasi il 31 per cento.

I dodici militari provenienti da diversi corpi dell’esercito gabonese, schierati come di prassi di fronte alle telecamere, hanno dichiarato anche che tutte le istituzioni della Repubblica erano sciolte. La fine del regime ha scaturito la nascita del solito Ctri, Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni, che sarà l’organo adibito alla riorganizzazione della struttura del Paese, demolendo le deteriorate istituzioni e operando al fine di sollevare la grave situazione economica e sociale, ma soprattutto sanare la politica, considerata corrotta ed inefficiente.

La capitale è ancora in fibrillazione, e in alcuni quartieri sono state placate proteste ed atti vandalici, inoltre la Guardia repubblicana, e la Guardia pretoriana oggi al potere, hanno anche annunciato la chiusura delle frontiere.

Proprio il Generale Brice Oligui Nguema, capo della Guardia repubblicana del Gabon, sembra che abbia le caratteristiche ed il consenso per essere il nuovo leader del Paese. Infatti è stato subito riconosciuto dai militari come il nuovo uomo forte del Gabon. In una intervista pubblicata ieri ha dichiarato che la decisione di scegliere il nuovo capo dello Stato sarà presa dalla collettività dei generali e che l’ex presidente non in buona salute sarà pensionato e godrà, come tutti i gabonesi, di tutti i suoi diritti.

Ora le comunità internazionali minacceranno guerra ai golpisti gabonesi se non reintegreranno il vecchio Bongo? Ma visto il previsto flop sul Niger dove sia la Francia che gli Stati Uniti, hanno spinto l’Ecowas verso l’azione armata, mai applicata e inapplicabile, il buon senso consiglierebbe di considerare, come sostengo da tempo, il colpo di Stato in Africa un avvicendamento politico consuetudinario e collaudato, non un incidente socio-politico, ma una necessità socio-politica, che in realtà garantisce una notevole stabilità governativa; fino al prossimo golpe.


di Fabio Marco Fabbri