L’acqua di Fukushima, un problema inesistente

mercoledì 30 agosto 2023


In Cina si stanno consumando atti di protesta per lo smaltimento, iniziato il 24 agosto, delle acque utilizzate per raffreddare i reattori nucleari di Fukushima dopo l’incidente del 2011. Manifestazioni in piazza, proteste e veri e propri episodi di violenza stanno avendo luogo in questi giorni, tanto che il ministro degli Esteri del Giappone Yoshimasa Hayashi ha nuovamente denunciato questi atti “anti-nipponici” a danno dei suoi cittadini. Tra i gesti più “deplorevoli e preoccupanti” per utilizzare le parole del politico, è avvenuto ieri il lancio di un mattone verso l’ambasciata cinese a Pechino. Ma il portavoce degli Esteri cinese Wang Wenbin, è di tutt’altro avviso. Se, da una parte, l’uomo ha assicurato che “la Cina protegge sempre la sicurezza degli stranieri in conformità con la legge”, dall’altra ha nuovamente chiesto a gran voce di “fermare immediatamente lo scarico di acqua contaminata dal nucleare in mare”.

Ciò che sfugge agli allarmisti è un piccolo (si fa per dire) particolare: l’acqua “contaminata” giapponese è, per semplificare, solo una goccia nel mare. Poi, questa viene filtrata attraverso la metodologia Alps, che trattiene tutti gli elementi radioattivi tranne il trizio. E perfino i livelli di quest’ultimo sono certificati essere entro i limiti di sicurezza, e comunque inferiori a quelli rilasciati in mare dalle centrali nucleari attive di (guarda un po’) Cina e Corea del Sud. Lo ha confermato un esperto della Tokyo Electric Power Company (Tepco). D’altronde, questo piano messo a punto nell’arco di diversi anni, prima entrare nel vivo ha dovuto ottenere il benvolere dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che ha autorizzato il piano di smaltimento giapponese.

A chiarire le idee su questa manovra può aiutare il team di Luca Romano, il fisico teorico che fa divulgazione scientifica noto sul web come l’avvocato dell’Atomo. Secondo l’esperto, dei 1,17 milioni di acqua contenuti nei reattori di Fukushima, solo 20 grammi – ovvero “due tazzine di caffè” – sono realmente radioattivi. Se poi si considera che l’oceano Pacifico contiene 720 milioni di chilometri cubi d’acqua, vorrà dire che i 20 grammi iniziali (già diluiti nell’acqua dei reattori) subirebbero un’altra diluizione “di un fattore 720 miliardi”. Inoltre, tra le considerazioni dell’avvocato, si legge che l’oceano che scorre tra Asia e America è molto più radioattivo – se si considera solo il “potassio 40” presente nelle sue acque – di tutta l’acqua utilizzata per affrettare Fukushima. In conclusione, quest’allarmismo sconsiderato nutre (e viene nutrito da) l’isteria di una certa opinione pubblica, visto che il rilascio autorizzato dall’Aiea “non può alterare in alcun modo gli equilibri naturali, essendo che la sua radioattività è meno di un decimilionesimo di quella già presente nell’oceano”, chiosa l’avvocato dell’Atomo.


di Redazione