Evgenij Prigozhin: una morte troppo annunciata

lunedì 28 agosto 2023


Tutto troppo facile e troppo banale. L’oligarca Evgenij Prigozhin, capo dei Wagner e di una moltitudine di aziende che spaziano dal commercio d’oro a quello dell’uranio, come a quello delle armi e della birra, è stato ucciso, secondo l’agenzia di stampa russa Tass e alcuni canali Telegram come Gray Zone, legato al gruppo Wagner, nello schianto del suo jet privato Embraer, abbattuto dalla contraerea del Ministero della Difesa russo mentre volava da Mosca a San Pietroburgo. L’altra ipotesi in campo è quella di una esplosione a bordo del velivolo.

Certamente, un aereo “legato” a Prigozhin si è schiantato nella regione di Tver a nord di Mosca, e molto probabilmente il suo vice Dmitry Utkin era a bordo insieme ad altre persone, pare sette passeggeri vicini al capo dei Wagner e tre membri dell’equipaggio. Come accade spesso, non solo in Russia, l’eliminazione di personaggi famosi e scomodi avviene teatralmente, con accurate coreografie, ma in realtà è solo un esercizio di illusionismo per la massa.

Senza affondare in analisi più complesse, semplicemente due fattori sollevano dubbi sulla presenza di Prigozhin nell’aereo abbattuto in Russia il 24 agosto: il primo è che l’oligarca almeno fino al 22 agosto era quasi certamente in Africa, dove cura le sue aziende e i suoi rapporti diplomatici con i capi di Stato che usufruiscono dei “favori” dei Wagner. Infatti, il giorno 21 il canale Telegram del gruppo Wagner ha trasmesso un video dove Prigozhin ha dichiarato di essere in Africa, non dettagliando ovviamente il luogo, e affermando di lavorare con una temperatura di 50 gradi e che i Wagner rendono la Russia ancora più grande in tutti i continenti e l’Africa più libera. Quindi, non è da ritenere impossibile che il 24 agosto fosse a Mosca. Certamente, siamo davanti a una tempistica e una congiuntura che serbano delle riflessioni.

L’altro elemento di valutazione è che Prigozhin è un uomo che ha impostato la sua sopravvivenza sulla maniacale accortezza di evitare ogni situazione rischiosa per la sua vita. In altri articoli pubblicati su questo quotidiano e scritti dopo il tentativo della marcia su Mosca dei Wagner dello scorso 23-24 giugno, ho descritto Prigozhin come uno zombi, un morto vivente, una persona che in un modo o nell’altro non poteva restare sul palcoscenico russo dove recita anche Vladimir Putin, tanta era l’onta commessa verso il suo Zar. Quindi, l’opzione era una sola: il capo dei Wagner ufficialmente doveva essere eliminato, ma questa possibilità ufficiosamente può anche non prevedere la sua reale morte.

La scelta di far precipitare platealmente l’aereo su cui ufficialmente viaggiava Prigozhin, visto che il suo potere era rimasto pressoché inalterato data la sua imponente parcellizzazione e l’importante business collegato, poteva essere la soluzione che salvava l’immagine sbiadita del potere di Putin e allo stesso tempo tutelava quella piovra di affari internazionali facenti capo al leader dei Wagner, ma che direttamente giovano a Putin. Il jet ha volato per circa mezzora. Il canale Gray Zone ha rivelato che gli abitanti della zona dell’abbattimento hanno sentito due esplosioni prima della caduta del velivolo e l’agenzia Tass ha sottolineato che sono stati trovati quattro corpi.

I canali Telegram, tuttavia, affermano che l’aereo abbattuto fosse un Embraer Legacy con numero di serie RA-02795, ma i dati di tracciamento di FlightRadar24, un noto sito web di tracciamento voli, non indicano l’origine di partenza del velivolo. Inoltre, che la “questione” non sia così chiara è mostrata anche da altri canali Telegram russi, che ipotizzano come Prigozhin potrebbe essersi trovato su un aereo diverso da quello precipitato il 24 agosto. Infatti, risulta che un altro aereo Embraer 600, con il numero di registrazione RA-02748, sia partito poco dopo quello abbattuto. Ma forse Prigozhin non era nemmeno in quel volo. E forse nemmeno in Russia.

Insomma, come è da prassi, quello che viene “somministrato alla massa raramente è quello che accade in realtà. E anche se Putin è un adoratore del motto che “la vendetta è un piatto che va servito freddo”, è anche vero che “Prigozhin l’africano”, un uomo che metterebbe in imbarazzo qualsiasi trasformista, vista la capacità di utilizzare il trucco per confondersi e celare la sua identità, è un super oligarca che forse, secondo Putin, ha meritato un oblio misterioso piuttosto che l’annichilimento.

Ma questo è un dubbio che la cronaca e la Storia contemporanea, come altri particolari eventi, non potranno rivelare non prima di alcuni decenni. Tuttavia, non mi stupirebbe – in un prossimo futuro – di vedere un uomo dalla pelle magari nera con caratteristiche somatiche caucasiche che tratta la fornitura di mercenari Wagner con capi di Stato golpisti dell’Africa subsahariana. Prigozhin fa molto più comodo a Putin “ufficialmente morto” che sicuramente morto.


di Fabio Marco Fabbri