giovedì 10 agosto 2023
Secondo quanto riferito, un aereo militare russo è volato a Teheran con 145 milioni di dollari in contanti, un missile anticarro Nlaw britannico, un missile anticarro Javelin statunitense e un missile antiaereo Stinger statunitense. Quelle munizioni erano originariamente destinate all’Ucraina, ma la Russia è riuscita a intercettarle. Meno di due settimane dopo, l’Iran ha fornito alla Russia 160 velivoli aerei senza pilota (Uav), che includevano 100 droni Shahed-136.
La Russia è stata accusata di utilizzare i droni per colpire le infrastrutture critiche elettriche e idriche in Ucraina, in particolare nella capitale Kyiv, utilizzando gli Uav come kamikaze contro gli obiettivi. Solo nell’ultima settimana il Cremlino è stato incolpato di aver danneggiato 40mila tonnellate di grano.
Steven Feldstein, scrivendo per il Carnegie Endowment for International Peace, afferma che il principale punto di forza per Mosca è il basso costo degli Uav iraniani. Si stima che lo Shahed-136 costi circa 29mila dollari, a differenza di un missile da crociera Kalibr, il cui costo si aggira attorno al milione di dollari. I droni iraniani, inoltre, sono immediatamente disponibili a differenza di diversi modelli avanzati sviluppati da produttori russi, che alla fine dovrebbero trasportare grandi carichi, ma sono ben lungi dall’essere prodotti. Gli Uav che la Russia sta attualmente producendo hanno una portata ridotta e piccole testate, il che li rende inferiori a opzioni simili provenienti dall’Iran.
“A breve termine – sottolinea Feldstein – i droni iraniani colmeranno un vuoto fino a quando il Cremlino non potrà potenziare la propria produzione di Uav”. Tuttavia, non è chiaro se Mosca sarà in grado di sviluppare la capacità manifatturiera necessaria per produrre i droni di cui ha bisogno, viste le sanzioni che le sono state imposte e la continua interruzione delle catene di approvvigionamento della Russia.
I sistemi dell’Iran vanno da quelli piccoli e leggeri a corto raggio, fino agli Uav medi e pesanti, che servono a scopi diversi, dall’intelligence ai ruoli di sorveglianza e ricognizione. Gli Shahed-136 sono droni kamikaze, il che significa che non sono progettati per tornare alla base dopo aver attaccato. Sono caricati con munizioni integrate e si tuffano verso un bersaglio per esplodere all’impatto. Lo Shahed-136 ha la capacità di eludere il rilevamento radar e può operare a una distanza fino a quasi 2.500 chilometri. Lo svantaggio di questo drone è che si dirige verso una destinazione pre-programmata e non può essere pilotato mentre è in volo. Questi tipi di droni kamikaze differiscono dai missili da crociera, perché sono progettati per vagare per un tempo relativamente lungo nell’area presa di mira.
Ad aprile, Conflict Armament Research (Car), un’organizzazione con sede nel Regno Unito che indaga sui componenti delle armi, ha esaminato i componenti di 20 droni e munizioni iraniani utilizzati contro l’Ucraina. La metà erano Shahed-136. Car ha confermato che il motore del drone kamikaze è stato sottoposto a reverse engineering da una società iraniana che era stata sanzionata da Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea. L’intelligence statunitense ha confermato che l’Iran sta fornendo alla Russia materiali per costruire un impianto di produzione di droni, mentre il Cremlino cerca di garantire una fornitura costante di armi per la sua continua invasione dell’Ucraina.
Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, ha rivelato che i funzionari dell’intelligence statunitense ritengono che un impianto di produzione di droni potrebbe essere operativo all’inizio del prossimo anno nella Zona economica speciale russa “Alabuga”. La Casa Bianca ha anche rilasciato immagini satellitari scattate del sito industriale, che si trova a circa 900 chilometri da Mosca, dove ritiene che l’impianto “sarà probabilmente costruito”.
L’Amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato pubblicamente a dicembre di ritenere che Teheran e Mosca stessero prendendo in considerazione la creazione di una catena di montaggio di droni in Russia per la guerra in Ucraina. L’intelligence suggerisce che il progetto, nella regione di Yelabuga in Tatarstan, è andato oltre la fase di concepimento.
Cosa sta facendo l’Ucraina per combattere gli Shahed? A Kyiv, alla fine del mese scorso, lontano da occhi indiscreti, centinaia di ingegneri e innovatori hanno incontrato alti funzionari militari per fare brainstorming sui modi migliori per neutralizzare i droni utilizzati dalla Russia. A margine del raduno, il vice primo ministro ucraino e ministro per le Trasformazioni digitali, Mykhailo Fedorov, ha detto: “La guerra oggi è tecnologica, con cambiamenti nella tecnologia e sul campo di battaglia che avvengono ogni giorno”.
Sono sotto l’occhio di tutti le immagini che ci mostrano le devastazioni provocate in Ucraina anche dall’utilizzo degli Uav iraniani. La cooperazione in ambito militare russo-iraniana prosegue e rappresenta una evidente violazione della Risoluzione 2231 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che vieta i trasferimenti iraniani di alcune tecnologie militari.
(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza
di Renato Caputo (*)