Mosca impone i passaporti russi nei territori occupati

mercoledì 9 agosto 2023


La Russia ha avviato uno sforzo sistematico per costringere i residenti delle aree occupate dell’Ucraina ad accettare la cittadinanza russa come parte del suo programma di consolidamento dell’autorità. I residenti delle Regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhya sono soggetti a minacce, intimidazioni, restrizioni agli aiuti umanitari e ai beni di prima necessità, e alla possibile detenzione o deportazione. Il tutto per costringerli a diventare cittadini russi. Questi sforzi sono paralleli alla campagna di passaportizzazione che la Russia ha eseguito in Crimea e nelle aree di Donetsk e Luhansk dal 2014.

Sulla base di un’analisi completa del materiale open source, il Laboratorio di ricerca Hrl della Yale School of Public Health ha identificato le leggi e le tattiche utilizzate dagli occupanti russi e dai loro fiancheggiatori, per rendere impossibile per i residenti sopravvivere nelle proprie case, a meno che non accettino la cittadinanza russa. Queste leggi e tattiche violano il diritto internazionale, incluso il divieto di discriminare le persone che vivono sotto occupazione in base alla nazionalità e di costringere le persone a dichiarare fedeltà a una potenza occupante, entrambe illegali ai sensi della Convenzione dell’Aia e delle Convenzioni di Ginevra.

Gli sforzi per costringere tutti i residenti delle aree occupate dell’Ucraina ad accettare la cittadinanza russa sono duplici. In primo luogo, il Governo federale russo ha promulgato leggi che de jure semplificano la richiesta di un passaporto russo, minacciando contemporaneamente coloro che si rifiutano di fare domanda di poterli sottoporre a detenzione o espulsione. In secondo luogo, i funzionari dell’occupazione russa hanno imposto restrizioni de facto a coloro che non hanno la cittadinanza russa che rendono impossibile vivere nelle aree occupate dalla Russia senza accettare un passaporto russo. Le restrizioni progressivamente imposte ai residenti senza cittadinanza russa rendono sempre più difficile per loro soddisfare i bisogni primari, tra cui: alloggio, cibo, lavoro e medicine.

Sia la componente de jure che quella de facto del programma di imposizione dei passaporti della Russia costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale. In base ai regolamenti annessi alla Convenzione dell’Aia del 1907, “è vietato obbligare gli abitanti del territorio occupato a giurare fedeltà alla Potenza ostile”. Le norme che richiedono ai dipendenti pubblici di accettare la cittadinanza russa violano tale divieto, costringendoli di fatto a giurare fedeltà alla forza di occupazione. Anche il diritto internazionale consuetudinario proibisce chiaramente l’imposizione forzata della cittadinanza.

La passaportizzazione ha rappresentato un elemento chiave della strategia della Russia di espandere la sua influenza extraterritoriale negli Stati post-sovietici. Ad esempio, prima della guerra russo-georgiana del 2008, la Russia ha utilizzato una tattica simile. Quando nell’agosto 2008 la Russia ha invaso la Georgia, il Governo russo ha descritto la protezione di quei nuovi cittadini russi come la sua principale giustificazione. In un discorso che avallava l’invasione della Georgia da parte del suo Paese, l’allora presidente russo Dmitry Medvedev descrisse il “dovere di proteggere la vita e la dignità dei cittadini russi ovunque si trovino” come la ragione per infliggere “punizioni” alla Georgia.

La passaportizzazione ha fornito alla Russia una importante leva nei conflitti passati. In primo luogo, garantisce un comodo casus belli per conflitti futuri o in corso. In secondo luogo, la concessione della cittadinanza a individui nelle regioni di conflitto serve a legare il benessere economico dei beneficiari alla Russia. Con la cittadinanza arriva – per esempio – l’accesso al sostegno sociale come le pensioni.

La cittadinanza russa è stata concessa automaticamente ai residenti della Crimea a partire dall’annessione illegale della Penisola da parte della Russia nel 2014. Dopo nove mesi dall’annessione, la Russia aveva rilasciato più di 1,5 milioni di passaporti ai residenti della Crimea (la cui popolazione permanente era stimata in 2,28 milioni). Secondo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, coloro che non avevano passaporti russi in Crimea hanno dovuto affrontare restrizioni sull’occupazione, l’accesso ai mutui, l’iscrizione scolastica e l’assistenza sanitaria. I residenti con lavori governativi o municipali sono stati inoltre tenuti a rinunciare alla cittadinanza ucraina nel 2014 o a perdere il lavoro.

Le forze di occupazione russe in Ucraina hanno subordinato l’accesso a determinate medicine e cure mediche all’accettazione della cittadinanza russa. Queste restrizioni costringono le persone vulnerabili (compresi i residenti che sono anziani, hanno problemi medici cronici, hanno disabilità o hanno un reddito basso) a decidere tra accettare la cittadinanza russa e rinunciare alle cure mediche, soprattutto quando non sono in grado di lasciare le aree occupate. Per i residenti gravemente malati o feriti, la negazione delle cure mediche potrebbe causare la morte. Prima dell’invasione su vasta scala della Russia, l’Ufficio dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) ha documentato il caso di una donna a cui, in Crimea, erano state negate le cure da un ospedale pubblico per mancanza di assicurazione (non avendo la cittadinanza russa) ed era deceduta.

Nel maggio 2023 il vice primo ministro russo, Tatyana Golikova, ha annunciato che tutti i residenti delle aree illegalmente annesse dell’Ucraina devono ottenere polizze sanitarie obbligatorie entro la fine del 2023. Le regole pubblicate per ottenere una polizza di assicurazione sanitaria obbligatoria impongono ai richiedenti di fornire un passaporto russo per qualificarsi. Questo regolamento si applica anche ai bambini: i minori di 14 anni possono stipulare una polizza solo se i genitori presentano un passaporto russo, mentre i ragazzi tra i 14 e i 18 anni devono avere la propria polizza e passaporto.

I residenti delle aree occupate dell’Ucraina sono anche stati minacciati di confisca della loro terra, se non dovessero accettare la cittadinanza russa. Un agricoltore di Melitopol ha dichiarato alla Cnn – nel giugno 2023 – che la terra della sua famiglia era stata confiscata a causa del suo rifiuto di accettare la cittadinanza russa. Nei territori occupati le Amministrazioni locali hanno creato elenchi di “beni senza proprietario” da nazionalizzare e, successivamente, mettere all’asta. Tutti coloro che rifiutano di accettare la cittadinanza russa possono essere detenuti o deportati. E la Russia potrà vendere le loro proprietà a investitori o residenti più arrendevoli.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza


di Renato Caputo (*)