La diabolica guerra del patriarca russo-ortodosso Kirill contro l’Ucraina

lunedì 7 agosto 2023


Da quando è iniziata l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio del 2022, il Cremlino sta cercando di eliminare l’identità ucraina, la vita della Chiesa e il diritto stesso degli ucraini di esistere. Come è avvenuto durante l’era zarista e sovietica, la Chiesa ortodossa russa sta svolgendo un ruolo di primo piano a supporto di questi sforzi.

La Chiesa ortodossa russa è stata tradizionalmente una forte sostenitrice delle autorità secolari in Russia. Questo è stato vero per secoli durante l’era dell’Impero russo. Allo stesso modo, in tempi più recenti la Chiesa è stata determinante nel promuovere il sogno di Vladimir Putin di restaurare l’Impero russo. Nel 2012, il patriarca Kirill si è rivolto personalmente a Putin, definendolo il salvatore della Russia moderna e ha paragonato il suo Governo a un “miracolo di Dio”.

Il sostegno della Chiesa ortodossa russa è cresciuto con l’inizio dell’invasione dell’Ucraina su larga scala. Il patriarca Kirill, che è diventato uno dei più importanti promotori della guerra, nei suoi sermoni ha accusato le “forze straniere” di tentare di dividere Russia e Ucraina, che spesso descrive come “un solo popolo”. Questi velati tentativi di incolpare il mondo occidentale della guerra, negando il diritto dell’Ucraina a un’identità nazionale indipendente, fanno da eco ai progetti imperialistici del Cremlino.

Il patriarca Kirill ha continuato a difendere l’invasione nonostante le crescenti prove dei crimini di guerra russi commessi in Ucraina. È rimasto indifferente alle atrocità scoperte nelle città liberate come Bucha e ai numerosi resoconti di uccisioni di massa, violenze sessuali, camere di tortura, rapimenti di bambini e deportazioni forzate in tutta l’Ucraina occupata dai russi.

Non solo. Nei suoi sermoni non parla mai degli attacchi russi, con missili e droni, contro obiettivi civili, tra cui: case, condomini, centri commerciali, chiese, ospedali, scuole e depositi di grano. Invece, il patriarca Kirill – nel settembre del 2022 – ha dichiarato: “La Chiesa si rende conto che se qualcuno, spinto dal senso del dovere e dalla necessità di onorare il proprio giuramento, rimane fedele alla sua vocazione e muore mentre compie il suo dovere militare, allora sta senza dubbio compiendo un atto che equivale al sacrificio. Si sacrifica per gli altri. E quindi, crediamo che questo sacrificio mondi tutti i peccati che una persona ha commesso”.

Mentre gli sforzi del patriarca Kirill per giustificare l’invasione dell’Ucraina hanno raccolto una notevole attenzione internazionale, la sua posizione è tutt’altro che eccezionale e sembra essere ampiamente rappresentativa dello stato d’animo della Russia di oggi. In effetti, il patriarca Kirill non è l’unica figura dell’establishment a sostenere pubblicamente l’invasione. Al contrario, i livelli di sostegno, o almeno di acquiescenza, tra la Chiesa ortodossa russa e la società russa nel suo insieme rimangono scandalosamente alti. Nessuno dei circa 400 vescovi della Chiesa ortodossa in Russia si è espresso contro la guerra. Il clero della Chiesa ortodossa russa è un corpo enorme che comprende più di 40mila chierici, sacerdoti e diaconi a tempo pieno a livello internazionale. Solo 300 membri del clero hanno firmato una dichiarazione pubblica congiunta, che criticava la guerra e molti dei firmatari vivono stabilmente fuori della Russia. Anche nella società civile le cose non vanno meglio. Persino, 700 rettori universitari hanno firmato una dichiarazione pubblica a sostegno della guerra.

Sebbene i sondaggi di opinione nelle società totalitarie debbano essere trattati con un alto grado di scetticismo, i dati disponibili indicano che il sostegno pubblico russo all’invasione dell’Ucraina è rimasto costantemente superiore al 70 per cento negli ultimi diciotto mesi, secondo l’unico sondaggista indipendente russo rispettato a livello internazionale, il Centro Levada. Il contributo della Chiesa ortodossa russa a questo consenso a favore della guerra è stato considerevole ed è schiacciante.

Il teologo russo Sergej Chapnin, che in passato è stato vicedirettore capo della casa editrice del Patriarcato di Mosca e ora lavora presso il Centro studi cristiani ortodossi della Fordham University, è stato molto critico nei confronti di quella che considera l’ipocrisia degli ortodossi russi. In un sermone del gennaio 2023, il patriarca Kirill ha predetto che l’invasione russa avrebbe lasciato la Chiesa ortodossa russa trionfante in Ucraina e ha avvertito: “Non ci sarà più traccia degli scismatici perché stanno adempiendo al malvagio ordine del diavolo di erodere l’Ortodossia sulla terra di Kiev”.

È improbabile che questa agghiacciante profezia si avveri. Mentre Kirill tenta di giustificare l’aggressione imperiale, gli ucraini stanno dimostrando i propri valori spirituali attraverso la solidarietà. Nonostante gli orrori dell’invasione russa, gli ucraini di ogni fede e ceto sociale rimangono uniti. Sono guidati dall’impegno per la libertà, che è l’opposto dell’intolleranza predicata da Kirill.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza


di Renato Caputo (*)